Gabriella Benedini – Transiti e incontri
La mostra, a cura di Paolo Biscottini, è un percorso in nove sale che conduce il visitatore in un viaggio alla scoperta della ricerca artistica di Gabriella Benedini, che da cinquant’anni lavora a Milano sotto il segno della riservatezza.
Comunicato stampa
Dal 25 giugno al 31 agosto 2014, il Museo Diocesano di Milano (corso di Porta Ticinese, 95) presenta la mostra “Transiti e incontri”, una retrospettiva sull’artista lombarda Gabriella Benedini dal 1984 al 2014.
La mostra, a cura di Paolo Biscottini, è un percorso in nove sale che conduce il visitatore in un viaggio alla scoperta della ricerca artistica di Gabriella Benedini, che da cinquant’anni lavora a Milano sotto il segno della riservatezza.
“Transiti e incontri” è un percorso cronologico ed emozionale, che conduce il visitatore in un vero e proprio viaggio attraverso i diversi momenti della ricerca dell'artista lombarda, segnato da 8 grandi installazioni che simboleggiano i temi conduttori del lavoro di Gabriella Benedini.
L'esposizione ha inizio con un grande lavoro che fa parte del ciclo I Teatri della Melanconia, indagine che all’inizio degli anni ottanta ha portato l’artista a interessarsi del significato profondo e mistico dell’alchimia. A questa segue l'interesse per il mondo del mito concretizzato nell'evocazione della storia di Psyche, ascesa nel mondo degli dei, ricongiungendosi con Amore. A favorire ulteriori spostamenti e metamorfosi il tema del Viaggio è sintetizzato dalle Vele o Memorie del vento: tre grandi sculture verticali dalla forma concava che possono accogliere il vento o memorie di viaggi lontani. Ad esse si affiancano una grande opera rotonda, che allude a un mappamondo, intitolata L’Eco del mondo, e dodici piccole mappe fatte con antiche scritture. Allo spazio si sostituisce la profondità del tempo, scandita da sette Metronomi, affiancati da un altro strumento di misurazione, Astrolabio, scultura di ferro e legno. L'apertura al mondo impalpabile della musica prende forma nella sala delle Arpe, sculture polimateriche di grandi dimensioni, cui si affiancano piccole bianche sculture a loro volta strumenti fantastici, ottenuti attraverso l'assemblaggio di materiali di recupero: la possibilità combinatoria è infinita e ogni risultato è una formula, sfuggita da un enorme ingranaggio. Tempo, musica, scrittura, evocazione, tutto si mescola e confluisce nel dialogo di una Meridiana con le sculture pensili Rimescolare il Tempo, con L’ Arpa del Pittore e con i Libri, posati su leggii come fossero spartiti.
Completa la rassegna la proiezione di due film di artista, Diutop (Il giorno di utopia) e Il deserto, realizzati in super 8 negli anni Settanta.
Gabriella Benedini Nata a Cremona nel 1932, frequenta l'Istituto d'Arte Paolo Toschi di Parma e poi l'Accademia di Brera. Dopo un soggiorno a Parigi tra il 1958 e il 1960, nuovamente a Milano si avvicina al Realismo Esistenziale e negli anni Settanta costituisce il Gruppo Metamorfosi. La sua ricerca si svolge attraverso le tendenze astratte e quelle figurative, attratta anche da linguaggi diversi, quali quello cinematografico: realizza, infatti, nel 1972 e nel 1975 due Super 8 Doprenoi e Diutop. Grande importanza, intanto, acquistano i lunghi viaggi compiuti in Asia in Africa e in America: esperienze che assumono anche una valenza metaforica e che ritornano e animano i suoi lavori. Attenta negli anni soprattutto all'uso dei materiali e alle evocazioni che da essi provengono, supera il vincolo della bidimensionalità grazie all'impiego di rottami di ferro, pezzi di legno, oggetti disparati che danno vita, o meglio "corpo", alle sue opere, fino a diventare vere e proprie sculture. Gli strumenti di misurazione dello spazio e del tempo uniti agli elementi del viaggio, appunto, e del mito diventano fulcro della sua costante ricerca, fatta di reiterati, instancabili approfondimenti che generano vere e proprie serie: i Pendoli (dal 1985), i Goniometri (dal 1989), le Arpe (dal 1991). le Costellazioni, i Sestanti (tutti a partire dal 1993). L'amore per la parola e per il suo segno, infine, la porta a concentrare nei raffinati volumi della Bibliotheca sensazioni visive e tattili in ricchi ed evocativi microcosmi.