Gaetano Fracassio – …Scuciture dell’Anima
Eroica ecletticità di discipline e materiali! Gaetano Fracassio è filosofo oltre che eclettico metteur en scène di se stesso. Il suo essere ad un tempo pittore, scultore, fotografo, regista; il suo donarsi a vari materiali…tele, legni, bronzi, stoffe pregiate, pigmenti naturali, corde, cordini..
Comunicato stampa
DELLA GRAZIA DEL COSTRUIRSI
Silvia Agliotti
Come quando davanti a macchie su muri imbrattati immaginiamo paesi, valli, montagne, fiumi, sassi, battaglie e figure…è Leonardo da Vinci a suggerircelo. Anche dalle rovine e dai detriti del tempo l’immaginario artistico riesce a far rivivere ciò che in nuce giace dentro come fondamento e giudizio.
Come Leonardo, anche Gaetano Fracassio è filosofo oltre che eclettico metteur en scène di se stesso. Concedeteci il paragone, perché conoscendolo ed entrando pian piano nel suo universo comunicativo e nella sua poetica, si finisce per azzardare tal pensiero. A suggerirlo, diverse sue attitudini.
Il suo essere ad un tempo pittore, scultore, fotografo, regista*;
Il suo donarsi a vari materiali…tele, legni, bronzi, stoffe pregiate, pigmenti naturali, corde cordini e fili, carte consunte dal tempo, sigilli (a blindare percorsi nel divenire delle cose);
Il suo ingegno nel costruire installazioni, mobili-sculture, abiti, rivestimenti, oggetti utili e inutili, pensati e realizzati con passione ingegneristica.
Eroica ecletticità di discipline e materiali!
Attitudine intellettuale di cui si percepisce il percorso filosofico. Per sua stessa ammissione, il pensiero, il logos, è all’origine di tutto. Solo che rispetto al concepire solo arte concettuale, Fracassio si prende cura dell’atto creativo: come homo faber lui l’oggetto d’arte lo crea in tutto e per tutto.
Che sia una valigia ammaccata, metafora del viaggio della vita, o una casetta sospesa, intimo rifugio per l’anima, a respirare l’aura di una incontaminata dimora, o una tela dove l’ombra è più “autentica” di tutto il resto (come nel mito della caverna di Platone), oppure che sia una installazione dai molteplici significati, la poliedricità del “farsi” autonomamente si manifesta con lo stile preciso che gli appartiene.
Artista versatile e ironico, o meglio “seriamente ironico”, l’ossimoro ne palesa bene il senso. Un cantastorie affabulatore, eccentrico taumaturgo, e pure Re burlone. Fracassio dalle diverse facce, come possono testimoniare i pochi ad avere visto i suoi Autoritratti fotografici, che solo per pudore non ha mostrato in pubblico. Tante piccole falene…come farfalle notturne sono un segreto non ancora svelato.
*Al bisogno falegname e nascostamente crediamo che si intenda anche di idraulica.
Resta il fatto che davanti ai suoi lavori ci sentiamo sospesi. Tra il lirismo di antichi ricordi di giovinezza, voli pindarici e armonie, luoghi rincorsi di pace e ombre sottili, sfumature di arcane memorie. Qualcosa sedimentato nell’inconscio ha forse preso forma diventando l’ombra del cespuglio dove da bambini andavamo a nasconderci. La scala traballante e sbilenca che nessuno oserebbe utilizzare riesce in vero a trasportare l’anima da qualche parte. Chissà dove. Surreale Fracassio, con una grazia insolita e desueta.
Un tempo è passato e ne arriva un altro. Siamo sempre tutti in viaggio. La vita si vive e si consuma. Come le stoffe che egli utilizza e come le sue tasche…sempre bucate!
Un erotico godimento è la sensazione che prova l’artista quando lavora, buchi nelle tasche al seguito (che ci fanno così umani, con i nostri vuoti), diretti sempre altrove, in preda ad un eroico furore di bruniana memoria.
La poesia è una pittura cieca, la pittura una poesia muta. Come pensava Leonardo, la pittura è universalmente comunicabile, parla un linguaggio che non ha bisogno di traduzioni. Come nelle ultime opere di Fracassio, le tracce dei ritratti degli Antenati, gli Avi che sono stati rimossi, lasciano poeticamente un segno della loro presenza. Nell’assenza – nel muro ancora velato di un altro colore o nella tessitura di un rivestimento che non si è consumato – confermano il loro passaggio, diventando memoria.
Ci lasciano una lirica senza parole.