Gaetano L’Abbate – Calpe e Abila
L’artista Gaetano L’Abbate esordisce al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino con una personale di dipinti di medie e grandi dimensioni.
Comunicato stampa
L’artista Gaetano L’Abbate esordisce al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino con una personale di dipinti di medie e grandi dimensioni.
Le opere, 36 in tutto, molte composte da più tele, rappresentano la produzione dal 2007 ad oggi dell’artista pugliese che vive a Torino da circa due anni, dopo un decennale soggiorno in Germania.
Curata da Elisabetta Tolosano, la personale è allestita all’interno dell’edificio che Giovanna Battista di Savoia Nemours, seconda Madama Reale, commissionò all'architetto Amedeo di Castellamonte.
La mostra s’intitolata “Calpe e Abila”, dal nome antico dei monti dello stretto di Gibilterra, più noti come Colonne d’Ercole. Calpe in Spagna e Abila sulla costa Africana. Eracle qui pose il limite del mondo e scolpì sui due monti l’epico monito “Nec plus ultra”, che l’Ulisse di Dante osò sfidare.
In contrapposizione all’iscrizione “Non plus ultra” scolpita sulla porta del mondo, l’artista ha dipinto le due colonne, simbolo dei monti, con al centro l’iscrizione “Plus Ultra” per indicare la volontà di andare oltre, varcare i confini, superare i propri limiti, oltrepassare gli ostacoli scoprire nuovi territori fisici e spirituali, guardare al futuro riscoprendo il passato.
Le opere di L’Abbate sono disposte nella Crociera superiore che confina con la Cappella dell’Ospedale San Giovanni, vero gioiello, poco conosciuto, dell’architettura barocca piemontese. I lavori sono ripartiti in sei diverse sezioni collegate tutte dal tema del Passaggio inteso come attraversamento, percorso, cambiamento.
La prima serie, le Porte, rappresenta, tra fotografia e pittura astratta, i segni di un passato che si sta perdendo con il trascorrere del tempo. Compaiono le immagini di vecchie porte rustiche, chiuse, bruciate dal sole o dall’aridità, abbandonate. E’ un'indagine visiva dedicata alla Puglia, terra natale di L’Abbate, aspetto di una più vasta ricerca sul territorio che ha portato anche alla pubblicazione di un suo romanzo.
Segue la serie dedicata alla musica di Johann Sebastian Bach. Le tele, in cui predominano ampie campiture nere su fondi bianchi, sono anch'esse legate al tema della porta rustica, segnata dal tempo. In questo caso i dipinti, sostanzialmente astratti, s'ispirano alle Porte della Val Susa durante l'inverno, con la neve alta e la luce accecante. "La musica di Bach - dice l'artista - mi spingeva ad immaginare il mondo oltre quelle porte di pesante legno antico. Ho riprodotto quelle immagini e aggiunto un lettore MP3 con la musica che in quei momenti mi faceva attraversare le porte “oscure” in un turbinio di sensazioni ancestrali".
Il terzo ciclo è ancora dedicato a elementi architettonici: le Vetrate gotiche. Affascinanti per il contrasto luce e tenebre le vetrate rappresentano gli enigmi, le paure e le speranze che assalivano i “fedeli” del medioevo durante le funzioni religiose.
Interamente affidate alle variazioni cromatiche sono le tele ispirate a Le stagioni. Come in un film proiettato ad altissima velocità, gli oggetti e le figure si percepiscono come macchie di colore indefinite. Il passaggio, in questo caso, è dato dall’accelerazione temporale: non si torna indietro, il tempo cancella ciclicamente ciò che è stato.
Con i Portici di Torino, spazi urbani esterni protetti da accoglienti arcate estese per lunghi perimetri, l'artista rilegge una dimensione architettonica collegata al passaggio. La serie è un omaggio alla città subalpina tanto cara all’artista. L'amore per Torino si focalizza nella sua ultima produzione, San Giovanni Vecchio, realizzata appositamente per l'edificio che ospita la sua personale. Gli elementi barocchi del MRSN, il portale d'ingresso, le colonne classicheggianti, le finestre con timpani e volute diventano moduli che caratterizzano le sue ultime tele, sovente unite in dittici, trittici e polittici.
La pittura di Gaetano L’Abbate procede per strati di colore che fanno emergere, come graffiti o incisioni, le forme nascoste sotto la superficie. A volte compaiono parole scritte, epigrafi, iscrizioni antiche che prendono vita in una nuova dimensione pittorica.
Nell'anno delle celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia, questa personale rende omaggio alla Città di Torino, ai suoi edifici, alla sua storia, alle sue vie e all’antico Ospedale costruito durante il secondo ampliamento della capitale sabauda per accogliere i malati bisognosi.