Gaia Bernasconi – Cenere Sabbia e Ossa

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA NEBBAM
Via de' Castagnoli 5 b , Bologna, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

10h-13h / 16h-19h30

Vernissage
07/02/2025

ore 17

Artisti
Gaia Bernasconi
Generi
arte contemporanea, personale

“Cenere Sabbia e Ossa” dell’artista GAIA BERNASCONI.

Comunicato stampa

Gaia Bernasconi nasce a Bologna nel 1991, dopo il liceo si trasferisce a Milano dove studia all’Istituto Europeo di Design conseguendo il diploma in Illustrazione. L’anno successivo frequenta e si diploma al MiMaster con una tesi sul rapporto corpo-tatuaggio.
Già dai suoi primi lavori allo IED emerge una vena intimista e malinconica che segnerà tutto il suo lavoro futuro.
Nasce, dopo le esperienze formative, Isoì, il nome che l’artista sceglie di darsi (dal greco η ζωή che significa vita), ma la carta le sta stretta, ed il suo talento, curioso ed irrequieto, insieme ad una capacità straordinaria delle mani, la portano presto ad esplorare materiali e modalità espressive diverse dall’illustrazione, dai legni dipinti (raccolti su isole greche con cui ha un personale rapporto di crescita) agli ‘hand embroidery’ su fotografie novecentesche di donne, dall’incisione alla fotografia, dai contatti con e per il mondo del fashion milanese alle sculture in cartapesta, dal fumetto ai video che autoproduce filmando sé stessa in una giostra di fumi colorati e danze, spesso ambientati in una natura selvatica o appena in contatto con scheletri industriali o opere dell’uomo abbandonate all’incuria.
Le creature di Isoì sbucano dai boschi, dalle caverne, dalle tane, da nascondigli segretamente custoditi nella mente, inacessibili ai più. Nascono da un disagio profondo, da una sofferenza intima e una fragilità selvatica. Il disagio è quello di mostrarsi in un mondo in cui tutto e tutti sono esposti, mercificati, una vetrina permanente di vizi e virtù, ma solo apparenti, la profondità azzerata in un altrove che forse è inesistente, il nulla che avanza e circonda, il linguaggio che non comunica, la forma che si trasforma in sostanza.
Ecco allora che il bestiario fantastico di Isoì erompe e trova la sua forma di maschera, il suo corpo di donna, il suo linguaggio nei disegni del corpo, nella danza la sua espressione, nel pianto la commozione e comprensione dell’umano.
Il suo è un mondo ancestrale e silenzioso, un universo perduto dove i suoni sono quelli della natura, lo scorrere delle acque, il canto degli uccelli, la voce selvaggia degli animali, la colonna sonora una musica elettronica dei nostri tempi chiusi in una camera a sintetizzare suoni ed emozioni, un mondo sofferente a contatto con una natura “snaturata” dall’uomo col quale condivide i paesaggi ancora integri, ma anche quelli fortemente antropizzati da una civiltà in declino, che sceglie per sé l’estinzione volontaria.