I tre artisti, diversi per background, generazione e sensibilità, trovano un punto d’incontro nel concetto di gioco, o meglio nel gioco d’azzardo, il gambling, con i suoi molteplici significati.
Comunicato stampa
Dal 3 ottobre al 3 novembre 2014 la Galleria Bianconi inaugura la nuova stagione espositiva con Gambling, mostra collettiva che unisce il lavoro di Andrea Contin, Dejan Kaludjerović e Cheryl Pope nella complessa idea del gioco.
I tre artisti, diversi per background, generazione e sensibilità, trovano un punto d’incontro nel concetto di gioco, o meglio nel gioco d’azzardo, il gambling, con i suoi molteplici significati. Gambling è infatti un termine ambiguo: nella lingua inglese definisce appunto il gioco d’azzardo, mentre il suo calco linguistico è usato in italiano per indicarne, principalmente, la degenerazione patologica. L’orizzonte che si apre da questa visione del gioco, tra il ludico e il drammatico, abbraccia quindi il lavoro e la ricerca di questi tre artisti, includendoli entro un unico sguardo.
Il gioco è un’attività che si colloca all’incrocio di discipline diverse e possiede una polisemia intrinseca che lo accomuna al presente dell’arte. Non a caso la dimensione ludica è stata indagata più volte, dalle avanguardie a oggi, sia con intenti irriverenti e talvolta eversivi, sia come poetica privilegiata in un’ottica di disimpegno, ponendosi non di rado come logica alternativa innestata all’interno del gioco dell’arte e della vita. Andrea Contin, Dejan Kaludjerović e Cheryl Pope più volte hanno incrociato, nella loro ricerca, i territori del gioco, in senso metalinguistico e intertestuale.
Le origini del gioco d’azzardo, probabilmente divinatorie, risalgono alla notte dei tempi, già all’antichità classica con le prime prescrizioni legate al suo abuso e al medioevo con la sua demonizzazione. Ma nonostante i tentativi di estirpazione e condanna, il gioco è rimasto nel corso dei secoli una pratica diffusa, inserita nell’immaginario collettivo e nella quotidianità degli individui, ieri ma soprattutto oggi, favorito dalla rapidità, dall’immediatezza e dalla dislocazione che appartengono alla società globalizzata. È tuttavia necessario distinguere il gioco d’azzardo patologico dal gioco – perché no, anch’esso d’azzardo – come forma di attività sociale e ludica che da sempre accompagna l’essere umano, stimolandone lo sviluppo dell’intelligenza e della creatività, l’innocua distensione diversa dal morboso accanimento compulsivo, il cui subdolo meccanismo ha forte attinenza con altre forme di dipendenza patologica.
La pratica eclettica di Andrea Contin, artista da sempre interessato alla relazione tra arte e disagio psichico, converge in un immaginario visionario, abitato da oggetti apparentemente innocui che a uno sguardo più attento rivelano un contraltare inquietante, che combina un vocabolario plastico ispirato al mondo dell’infanzia ma piegato a un’interpretazione da adulto.
Da analoghe urgenze espressive muove il lavoro di Dejan Kaludjerović, le sue pitture languide e le sue installazioni stranianti ricercano spesso la forma rassicurante di un immaginario che intercetta la dimensione favolistica dell’infanzia e la sua supposta innocenza, per smascherare l’attitudine manipolatoria che appartiene al contesto culturale ed educativo della società dei consumi.
Cheryl Pope, attraverso l’uso privilegiato del corpo, soggetto/oggetto dell’azione, sperimenta il gioco come metafora per illustrare la ricerca di una forma, di uno spazio mentale di relazione dialettico tra individuo e società, mettendo in atto una poetica del doppio, della maschera e del suo progressivo disvelamento, sospeso tra sentimenti contrastanti, attivati dall’interazione del pubblico.
Tre artisti diversi ma affini, che indagano attraverso le rispettive sensibilità e poetiche l’essenza del gioco per rivelarne la natura, creando un mondo irreale in cui azioni fittizie simulano azioni reali. Un procedimento di astrazione che lega, ancora una volta, l’attività ludica a quella artistica.
Venerdì 3 ottobre, in occasione dell’opening, Cheryl Pope eseguirà la performance dal titolo TBD, pensata appositamente per gli spazi della galleria.
Per la mostra sarà realizzato un catalogo edito da Blisterzine, terzo volume della collana Bianconi, con approfondimenti sul lavoro di Andrea Contin, Dejan Kaludjerović e Cheryl Pope, a cura di Eugenio Viola.
Andrea Contin è nato a Padova nel 1971. Vive e lavora a Milano.
Autore di video, installazioni, performance, oggetti e disegni, il suo immaginario aggira la percezione razionale per arrivare direttamente ed empaticamente al vissuto dello spettatore, che si aggiunge a quello dell’artista grazie alla forza della metafora e alla semplicità di un linguaggio potente ma elegante e diretto.
Dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti di Bologna ha esposto in numerose gallerie e istituzioni (tra cui la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo a Torino e Guarene d’Alba e l’Istituto Italiano di Cultura di Belgrado che ha acquisito una sua opera per la collezione di video arte italiana contemporanea). Ha partecipato a premi (IV Premio Querini Stampalia FURLA per l'Arte, Venezia, Premio Masaï Art Factory, Milano), partecipato a residenze (Vermont Studio Center, Johnson, Vermont, USA, Made in Filandia, Filanda di Pieve a Presciano, Arezzo), tenuto incontri e conferenze (MART, Rovereto; Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, Firenze; New York University, Venezia) e ha insegnato al Liceo Artistico e all’università (Boston University, Venezia). Laureato in Psicologia all’Università di Padova, partecipa a laboratori di arte contemporanea con artisti con disagio psichico (Fondazione Wurmkos, Sesto San Giovanni).
Dejan Kaludjerović è nato a Belgrado, ex Jugoslavia, nel 1972. Vive e lavora tra Belgrado e Vienna.
Dopo gli studi all’Accademia di Arti Applicate di Vienna con Erwin Wurm, ha conseguito un Master in Arti Visive all'Accademia di Belle Arti di Belgrado e attualmente è dottorando all’Accademia di Belle Arti di Vienna. Fin dall'inizio della sua carriera ha esplorato il rapporto tra consumismo e infanzia con dipinti, disegni, oggetti, video e installazioni che analizzano il processo di costruzione dell’identità e criticano i processi di omologazione insiti nella cultura popolare.
Ha esposto in mostre personali e collettive organizzate da importanti istituzioni in Europa, Stati Uniti, Australia e Asia (tra cui Künstlerhaus, Vienna; Museo d'Arte Contemporanea, Belgrado; CAC, Vilnius; Stadsschouwburg, Amsterdam; Museo d'Arte Moderna, Saint-Etienne) e partecipato a kermesse internazionali (tra cui Beijing International Art Biennale, Pechino; Biennale Internazionale di Arte Grafica, Lubiana; Quadriennale di Praga; Manifesta 4 – progetto archivio, Francoforte, Germania). Ha vinto numerose borse di studio e residenze (YARAT Residency, Baku, Azerbaijan; Atelier Tokyo; Artslink CEC con residenza al Santa Monica 18th Street Art Center; Unidee, Cittadellarte - Fondazione Pistoletto, Biella), e il suo lavoro fa parte di prestigiose collezioni pubbliche e private. Per i suoi meriti nel campo delle arti visive, gli è stata concessa la cittadinanza austriaca ad honorem.
Cheryl Pope è nata a Chicago, Stati Uniti, nel 1980. Vive e lavora a Chicago.
Fortemente influenzato dal fashion design e dalle istanze che ruotano intorno ai temi dell’identità e del corpo, il lavoro di Cheryl Pope cerca di "fare luce sui lati oscuri" di ognuno di noi. Passando dalla scultura alla performance, dall’installazione al video, adotta un approccio estetico elegante e attraente per sedurre gli spettatori e coinvolgerli su più livelli sensoriali, fino a portarli a scoprire contenuti scomodi e provocatori che creano disagio e distacco.
Dopo la laurea e un Master in Design: Fashion, Body, and Garment, allo School of the Art Institute di Chicago, è ora Adjunct Assistant Professor nei Dipartimenti di Fashion e Contemporary Practice nello stesso istituto. Ha esposto in numerose mostre a livello internazionale, in gallerie private e spazi pubblici (tra cui MAGA, Gallarate; Public Art Commission and Commonwealth Games 2014, Glasgow; Künstlerhaus Speckstrasse, Amburgo), i suoi video e le sue performance sono state incluse in rassegne all’interno di importanti musei (tra cui Museum of Contemporary Art, Chicago; Museum of Contemporary Art Kunsthalle, Detroit) e sono stati acquisiti da prestigiose collezioni.