Gaspare Sicula – Arlecchino
Il passaggio dalla pittura alla scultura è stato naturale e necessario. Arlecchino è plastico nella voce, nella mimica, nella cromia dei suoi diseguali rombi, nei movimenti del corpo in progressivo sviluppo e crescendo di direzioni dinamiche.
Comunicato stampa
ARLECCHINO, la scultura
Il passaggio dalla pittura alla scultura è stato naturale e necessario. Arlecchino è plastico nella voce, nella mimica, nella cromia dei suoi diseguali rombi, nei movimenti del corpo in progressivo sviluppo e crescendo di direzioni dinamiche. Ecco perché il cavalletto saltellante, gli imprevedibili cambiamenti di forme (all’interno di quelle a lui riconducibili) e di colori (pochi per scelta, bianco, rosso nelle varie gradazioni e nero). Ho cercato di dare all’apparente simmetria e alla ballerina staticità delle sculture il movimento a scatti di atletici salti, il volo convulso di parole in libertà, di urticanti aggettivi, di imprecazioni girovaghe e superlative risate; tutto condito con la salsa pepata di stranissimi equilibri e improvviso sgomento, coordinato, però, da schemi costruttivi per nulla improvvisati, anzi a lungo pensati e rigorosamente calcolati. Espongo adesso, nella 11DREAMS Art Gallery, e con piacere, come già avevo annunciato in occasione della mostra Feliscatus V, Tessiture di ombre, Monumento a Napoleone (le forme di quest’ultimo debbono ad Arlecchino più di tanto), 12 sculture alle quali ho lavorato dall’estate all’autunno dell’anno passato. Poi lascerò che Arlecchino si accheti, mollerò i fili, lo porterò ad adagiarsi per terra e farò in modo che rimanga tranquillo per un po’.
G.S.