Gaspare Sicula – Parigi
Mostra personale.
Comunicato stampa
La prima volta ci andai nel 1982, da allora ci sono ritornato due volte. All’inizio dello scorso anno, quasi per gioco, partendo dalla piccola Torre Eiffel del portachiavi della galleria, ho incominciato a dipingerne una di tratti tessuti, poi, man mano, l’interesse si è allargato ed è venuto fuori tutto il resto. Dal 4 febbraio, a distanza di un anno, la mostra dedicata a Parigi. Ho preferito non intelaiare le tele, lasciandole distese così come erano mentre ci lavoravo sopra, le dimensioni sono in gran parte 40 x 30 cm, alcune 40 x 35.
Ci sono i Pink Floyd di The Wall nel film di Alan Parker che vidi sottotitolato in francese, c’è la Gioconda con la faccia del serpente che Eva ha sulle spalle nel Peccato di von Stuck (che da ragazzo andavo a trovare a Palermo). C’è la Venere di Milo fatta dello stesso tessuto che per metà la copre, c’è La merlettaia di Vermeer, una giocatrice di de La Tour, l’orologio senza ore del Museo d’Orsay, l’Arco di Trionfo, il profumo Tabac, una ghigliottina che può al massimo fare il solletico, un autoritratto davanti alla Colazione sull’erba. C’è Belfagor, Louvre-Love, frammenti di Guernica, uno dei cavalli delle giostre, il triangolo-piramide di vetro, il caro Magritte, il treno che da Milano portava a Parigi, il Cadeau di Man Ray, la ruota di stoffa sullo sgabello di legno di Duchamp, la mia cara Canon FTb, Osiride nel Pendente di Osorkon. C’è Madame Pompadour di Modigliani, L’urlo di Munch (dove l’ambiente in cui tutto avviene è all’interno della tessitura – frange comprese – che delimita la figura), Topolino di Disneyland. Ancora: il manubrio-sella-toro di Picasso, la Ballerina di quattordici anni di Degas, i Giocatori di carte di Cézanne, Baldassarre Castiglione di Raffaello. Ed è tutto fatto di tessuto. La consistenza del tessuto attraverso la cui trama passano i ricordi, passa il tempo; e gli odori, la giovinezza. Come un molle vaglio che trattiene i residui detriti e lascia passare e correre via la forza e la bellezza.
Per l’immagine di copertina della mostra ho scelto il Cadeau-ferro da stiro chiodato fatto di quel tessuto che è chiamato a piegare e bucare. A Man Ray e ai surrealisti non sarebbe dispiaciuto.
G.S.