Gennaro Vallifuoco – Matres Matutae
Presso gli spazi del Museo Provinciale Campano, fra il Palazzo Antignano e l’ex settecentesco Monastero della Concezione, nelle sale della Sezione archeologica, saranno in mostra novanta opere di Gennaro Vallifuoco dedicate alla Mater Matuta.
Comunicato stampa
MATRES MATUTAE di Gennaro Vallifuoco. Dal 7 dicembre 2023 al 7 gennaio 2024, a Capua, presso gli spazi del Museo Provinciale Campano, fra il Palazzo Antignano e l’ex settecentesco Monastero della Concezione, nelle sale della Sezione archeologica, saranno in mostra novanta opere di Gennaro Vallifuoco dedicate alla Mater Matuta. Negli spazi delle Madri di Capua, assieme alle oltre cento celebri statue ex-voto raffiguranti donne che assise sorreggono tra le braccia uno o più neonati, saranno collocati gli Studi per Mater Matuta, i lavori su cartoncino o tavola, le istallazioni dei grandi polittici del Sole e della Luna e le tele delle allegorie dei Mesi delle Stagioni e degli Elementi, prodotte dall’Artista tra il 2017 e il 2022. Le Matres, risalenti dal VI al I secolo a.C., identificate nell’antica Capua come offerte votive dedicate dai fedeli come auspicio per la concessione della fecondità, nel vortice della loro straordinaria stratificazione culturale ci conducono fino alle primigenie società mediterranee ed al culto della Grande Mandre. L’Artista sostenendo il confronto con il tema del Sacro e dell’Esistenza, sin dalla cura degli allestimenti, intervenendo nella non neutralità dello spazio museale, prova a ricercare l’equilibrio dell’antico santuario delle Madri.
MATRES MATUTAE di Gennaro Vallifuoco
Testo introduttivo di Generoso Bruno
Gennaro Vallifuoco con i lavori presentati in Matres Matutae, ritrova uno degli elementi di scena dell’allestimento progettato per l’opera di Roberto De Simone Il Re bello. Ripensandone la figurazione alla maniera della kourotrophos, Vallifuoco prova ad indagare il fulcro dell’idea materna mediterranea fin nel grado più ancestrale e terreno della sua essenza. La Mater Matuta ci rimanda ai misteri di una potente forza femminile generante e matrilineare dalla mitografia complessa, sotterranea e malleabile come la pietra tifatina delle sculture votive dell’antica Capua. La ricerca pittorica di Vallifuoco, pur collocandosi al di là del reperto, ne restituisce la sostanza del peso scultoreo, materico e rituale. La superfice del quadro, accogliendo nello spazio pittorico la rappresentazione dell’elemento plastico, arriva, in alcuni episodi, a trasmettere ordine prospettico e struttura architettonica fermando la Mater in una trasfigurata classicità metafisica dove, tra concretezza materica e rarefazione luminescente è il fondo dell’opera a divenire fonte di energia. La Mater Matuta di Vallifuoco è porta e sorgente di luce; nei toni del contrasto, appare come sospesa nell’evento. Per Vallifuoco il segno è lingua del sacro e materia per iniziati. Il gesto pittorico, invece, rende l’apparizione della Mater come un evento che sotto i nostri occhi, in quel momento, sta per compiersi. Rappresentare il non ancora compiuto, il senso di una immanenza precaria, è per Vallifuoco un primo assalto all’illustrazione sin qui concepita. Il ciclo della Mater Matuta sviluppandosi su moduli numerici e ricerche segniche, pone l’opera, nella disintegrazione degli apparati cronologici, all’interno del campo d’interferenza che si genera tra visione contemporanea ed oggetto archeologico. Vallifuoco, nella distorta e confusa stratificazione del tempo presente traduce la ciclicità dell’esistente nella sua metafora di rigenerazione. L’artista sembra voler potenzialmente ambire alla rifondazione stessa dell’elemento archeologico. Quasi a rivendicare la funzione insostituibile della pittura, assumendo su di sé il rischio della tenuta del proprio sistema elaborativo, si sente chiamato all’interpretazione dei propri valori estetici in dialogo con il locus ed il logos della sua tradizione. Tra densità e rarefazione, ogni cosa è tradotta e regolata nei termini della pittura. Luce, segno e materia determinano per Vallifuoco gli esiti e le possibilità espressive dell’opera. Di prova in prova, è dunque, per l’artista lo stesso procedimento pittorico a farsi evocazione della Mater Matuta come presenza sacra e irriducibile.
Generoso Bruno
Gennaro VALLIFUOCO – Nota Biografica
Gennaro Vallifuoco dal 1990, anno in cui si diploma in Scenografia all’ Accademia di Belle Arti di Firenze, svolge l’attività di Scenografo, Pittore e Illustratore.
Ha realizzato pubblicazioni editoriali per Roberto De Simone tra le quali: “Fiabe Campane”, “Lo Cunto de li cunti”, e “La Canzone Napolitana”, nella collana “I Millenni”, Einaudi editore.
Sempre con Roberto De Simone, firma le scene per l’opera lirica “Il Re Bello”, al teatro La Pergola di Firenze nel 2004.
Nel 2008 realizza il sipario dipinto del Teatro Comunale “Carlo Gesualdo” di Avellino. Dal 2010, scenografo all’ Auditorium Parco della Musica di Roma, per l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Espone in numerose mostre. Tra queste, le collettive al Giffoni Film Festival, la Mostra “Omaggio a De Chirico”, della Galleria d’Arte Cà d’Oro e della Fondazione Giorgio e Isa De Chirico di Roma, le personali: alla Galleria Camelù e al Teatro Olimpico di Roma, alla sede Centrale della Banca Carige di Roma, al Teatro Carlo Gesualdo di Avellino. Nel Maggio del 2017 allestisce due mostre personali: una al Castel dell’ Ovo e a Dicembre una retrospettiva al Museo Pan di Napoli. Per il Giffoni Film Festival, prima opera d’arte installata nel Parco Artistico della Multimedia Valley di Giffoni, realizza un Murale e per la facciata del Palazzetto dello Sport “Giacomo del Mauro” di Avellino un Pannello Maiolicato.
Nel 2018 espone con Mario Schifano nella Cappella del Pio Monte della Misericordia di Napoli e nel mese di Aprile espone con una personale per “Montoro Contemporanea” presso le sale del Convento di Santa Maria degli Angeli in Montoro. Tra il 2019 e il 2020 ha realizzato una mostra personale con circa 70 opere, sempre sul tema delle Matres Matutae, unitamente a 14 opere di Mario Schifano, presso la sala delle Cortigiane di Castel dell’ Ovo, a Napoli.
Nel mese di Aprile del 2021 realizza la Scenografia dello Spettacolo “Trianon Opera, tra Pupi Sceneggiata e Belcanto” di Roberto De Simone, in scena dal Teatro Trianon di Napoli per RAI Cultura su RAI 5.
Dal 25 Febbraio al 1 Maggio del 2022 sua opera è presente nella mostra dal titolo: “La Femminilità dipinta “Grazia carnale ed estasi mistica, esposizione di quadri e sculture della Fondazione De Chiara De Maio, a cura di Vincenzo De Luca, presso il Museo Campano di Capua.
Nel 2022 presso il Complesso Monumentale ex Carcere Borbonico di Avellino, nella mostra curata da Generoso Bruno e Augusto Ozzella, espone il ciclo “MEFITIS”.
Attualmente vive tra Avellino e Napoli dove insegna Scenografia alla Accademia di Belle Arti.