Genova senza parole
Le immagini di Genova, nel lavoro a quattro mani di Stefano Fioresi e Nicolò Paoli, sottoscritte dalla sigla Stefanik sono come imbarcazioni sospese tra una deriva e un approdo.
Comunicato stampa
Le immagini di Genova, nel lavoro a quattro mani di Stefano Fioresi e Nicolò Paoli, sottoscritte dalla sigla Stefanik sono come imbarcazioni sospese tra una deriva e un approdo. Città di emigranti e immigrati, Genova non cessa di raccontare la storia di protagonisti e di anonimi, di sassi, spiagge, mareggiate, di grandi navigatori e di corsari: una storia intessuta di avventura e di paura, di conquiste e di canti. Paoli e Fioresi ne hanno fatto la base della loro poetica per il progetto Dogana.Giovani idee in transito. Insieme, decidono di proporla al pubblico, mettendo in scena, da una parte, l’esito di un processo compositivo duale, agile e complesso al tempo stesso, ma integrato attraverso le fasi dell’elaborazione digitale della fotografia, dell’intervento pittorico diretto, del collage di elementi oggettuali e cartacei, del bianco e nero e del colore, e dall’altra il work in progress del pubblico, invitato a rifarlo in diretta, assecondando le proprie pulsioni creative (o decostruttive?) su grandi riproduzioni cartacee della città. Il soggetto è Genova, ripresa nei suoi pubblici segreti, come campo di riflessione, rivisitazione, affioramento e rimessa in distanza della memoria. Dimenticare per riconoscere, per riconoscersi tra la gente, o in disparte a guardare, a ripensare, a collocare imprese e microstorie, mondanità e intimità, nella prospettiva del ricordo. Nei due momenti, espositivo e performativo, vengono riportate alla visibilità, in un acceso arcobaleno cromatico, al limite di un Kitsch visitato da oggetti e soggetti di sapore NeoPop, sensazioni nascoste, stratificate dal tempo, pronte però a risvegliarsi davanti allo sguardo di chi le ha vissute o le vive quotidianamente.
È un autentico cortocircuito quello che Fioresi e Paoli mettono in atto, scaturito dalla volontà di confronto di due diverse visioni del mondo, dei loro rispettivi immaginari, improntato a una cultura metropolitana di massa il primo, a una terra di mezzo tra l’agreste e il postnucleare il secondo. Tra artisti e visitatori di Sala Dogana nasce la storia di un diario segreto scritto in pubblico, la proiezione di un pensiero, la trascrizione di un impulso che affiora dal profondo, la liberazione di un gesto represso, forse, meditato a lungo e attuato al momento. Attraverso la sequenza dei rituali quotidiani, i due artisti raccontano i luoghi, le persone, le tradizioni e le trasgressioni di questa affascinante città portuale del Mediterraneo, che non cessa di essere protagonista.
Stefano Fioresi nasce a Modena il 28 luglio 1965. Diplomato come Maestro d’Arte presso l’Istituto d’Arte Venturi di Modena con specializzazione per la comunicazione pubblicitaria. Dotato di particolare sensibilità artistica, e spiccate doti tecniche compie differenziate esperienze a livello artistico e professionale, anche di carattere internazionale. Dalla fine degli anni Novanta la sua ricerca creativa è tesa verso un’espressione artistica nuova nelle tecniche e nelle tematiche. Passando attraverso un’innovativa rilettura di elementi della Pop Art degli anni Settanta e Ottanta, ha sviluppato un percorso di rilettura degli elementi sintattici e visivi della comunicazione di massa, attivando un approccio creativo alla raffigurazione artistica nella direzione di una “Nuova Pop Art Italiana”. Dal 2000 ad oggi ha esposto in diversi spazi con personali e mostre collettive, tra le principali: la collettiva “012 PROFETICA-PROETICA- POETICA” Stazione di Porta Nuova, Torino (2011); “OPEN 13”, Lido di Venezia (2010); la personale “NIGHT ‘N’ NUIT”, Galleria San Lorenzo, Milano (2008); “52 BIENNALE DI VENEZIA” - “CAOS project”- (evento collaterale) Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, Venezia (2007); “LA NUOVA FIGURAZIONE ITALIANA - TO BE CONTINUED...”, Fabbrica Borroni - Bollate (MI) (2007); la personale “MUSEUM”, Chiesa di Sant’Onofrio “il Fuligno”, Firenze (2007); “NYC - NEW YORK CITY”, Galleria Factory, Modena (2003).
Nicolò Paoli, nasce a Mirandola (Mo) il 25/11/1980. Vive e lavora a Genova, dove si trova la sua casa–studio–atelier, rifugio creativo dove prendono forma le sue opere. Di formazione accademica ma di natura eclettica e trasformista, nel suo profilo in rete si protesta provocatoriamente e autoironicamente merdallaro. Un possibile atteggiamento punk si accosta a impennate da super-eroe (o da anti-eroe?). Le sue tecniche miste i suoi acrilici sono disseminati di mosche, zecche, scarafaggi e farfalle. Una vegetazione livida, spinosa, brulicante di inquietanti insetti, non cessa di richiamare atmosfere vagamente sulfuree: fanno da contraltare le sue candide mucche, santificate e circonfuse da luminose aureole. Dopo la sua prima personale, “Pretesti” nel 2003 al Palazzo dei Congressi di Capri ha partecipato a vari eventi artistici tra cui la Fiera internazionale d’arte contemporanea e moderna Kunstart di Bolzano (2007), la rassegna d’arte itinerante Carosello Italiano (2007) e la Rassegna Giovanni Segantini a Milano (2008). Recentemente ha preso parte alla Fiera Affordable Art Fair di Milano (2011) e a Bestiario, mitologia del contemporaneo presso il Museo di Sant’Agostino di Genova.
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