geografiE – Festival Attraversamenti

La mostra geografiE si inserisce nella sezione arte del Festival Attraversamenti. Giunta alla sua seconda edizione la manifestazione si propone di promuovere attraverso la cultura il dialogo tra l’Italia e la regione balcanica.

Comunicato stampa

La mostra geografiE si inserisce nella sezione arte del Festival Attraversamenti che avrà luogo ad Ostuni dal 5 al 7 settembre 2014. Giunta alla sua seconda edizione la manifestazione si propone di promuovere attraverso la cultura il dialogo tra l’Italia e la regione balcanica.
La mostra si struttura come un evento diffuso sull’intero centro storico della città bianca, un percorso dinamico che attraversa palazzi storici, chiostri e piazze. In occasione della mostra saranno inoltre riaperti, dopo decenni di chiusura al pubblico, due suggestivi siti legati alla storia della città: il Convento seicentesco della Madonna del Carmine e la ex Fabbrica del Tabacco. In questa seconda location verrà presentato il video inedito di Raffele Fiorella, Respiro, girato nella città di Ostuni.
All’interno del circuito Arte del Festival Attraversamenti si inserisce anche la mostra Itaca curata dal Museo Pino Pascali e ospitata nel Museo delle Civiltà Preclassiche della Murgia meridionale.

Quando da bambini a scuola si comincia a studiare la geografia si parte sempre dai confini, dalla necessità di delimitare e separare il mondo, dal bisogno di tracciare limiti e frontiere per costruire un quadro di riferimento comune ed unitario.
La mostra intende indagare la possibilità di pensare la geografia come un territorio della soggettività, uno spazio disegnato e costruito seguendo traiettorie individuali ed emotive. Partendo da questa prospettiva il mondo si presenta come un territorio da esplorare e indagare, andando oltre i parametri fissati e stabiliti dalle convenzioni e dalle contingenze politiche ed economiche.
Il titolo della mostra con la sua declinazione al plurale allude a un moltiplicarsi di visioni e punti di vista convergenti intorno ad un nucleo centrale forte, l’idea dello spazio come luogo vissuto e sperimentato. Se lo spazio si configura come un orizzonte vergine da scoprire, dall’altro lato l’uomo ci appare nella veste di esploratore intento a costruire percorsi nuovi e inattesi.
geografiE vuole raccontare questo processo di ri-scoperta con i molteplici e conflittuali stati d’animo che l’accompagnano: la curiosità, il desiderio e la libertà della scoperta, ma anche la paura dell’ignoto, l’instabilità e la mancanza di punti di riferimento.
Le opere in mostra presentano un panorama caleidoscopico in cui si affiancano poetiche e modalità narrative diverse e a volte divergenti; grazie a questa voluta differenza di approcci l’idea di “geografiE” si potenzia in una molteplicità di interpretazioni e declinazioni.

Il passaggio da una visione del mondo unica e rigida ad un moltiplicarsi di nuove e possibili geografie è mirabilmente rappresentato nel video di Pleurad Xhafa, Mind goes blank eye is gazing into the future. L’opera dell’artista albanese evoca in un’immagine sintetica e poetica il momento in cui il suo popolo, dopo anni di regime ed indottrinamento politico, ha potuto guardare con i propri occhi il mondo e finalmente sviluppare un’interpretazione autonoma e personale della realtà. Nel video i libri del dittatore Enver Hoxha trasformati in sculture di carta galleggianti vagano nel mare in balia delle onde, privati ormai di ogni potere ed autorità. Lo spiaggiarsi delle fragili “barche” costruite dalla Xhafa testimonia l’uscita dagli schemi sclerotizzati dell’ortodossia comunista e l’aprirsi di nuove “geografie”, alternative alla visione ideologica costruita sull’identificazione dell’altro come nemico.
Nelle opere di Gea Casolaro (Régards croisées) ed Alice Schivardi (Le chiavi di casa) le relazioni umane diventano il catalizzatore di nuove possibili visioni del mondo. Declinata come collaborazione tra persone di nazionalità diversa nella realizzazione di una casa, o come incontro fugace di sguardi nel flusso confusionario di una folla cittadina, la relazione con l’altro si presenta come un momento carico di tensione e possibilità.
La testimonianza di legami inattesi tra mondi apparentemente distanti e lontani accomuna invece le opere di Rä di Martino e Timea Anita Oravecz. Mentre il video Interference dell’artista ungherese riporta alla luce la storia dimenticata delle comunità tedesche perseguitate in Russia durante il regime stalinista, l’opera della videomaker italiana, Petite histoire des plateaux abandonés, racconta la strana convivenza delle popolazioni del deserto marocchino con i set cinematografici abbandonati in quei luoghi incontaminati dalle grandi produzioni occidentali.
I lavori video di Maria Adela Diaz e Marta Roberti offrono una declinazione dell’idea di geografia centrata sulla relazione tra l’uomo e lo spazio, un’interazione presentata come progressiva scomparsa-dissoluzione del soggetto nell’ambiente. Tuttavia il processo di fusione con lo spazio assume nei lavori due connotazioni diverse, quasi antinomiche. Nella video performance dell’artista guatemalteca, Territorio invisibile, la scomparsa del corpo dell’artista, progressivamente coperto di vernice bianca, è un grido di denuncia contro la condizione di invisibilità da lei stessa vissuta in quanto donna e immigrata. Il video di Marta Roberti, Divenire ambiente, In che punto sono ferma, realizzato montando in stop-motion duecento calchi su carta grafite della stessa foto di una donna nel bosco, è al contrario il tentativo di tradurre in immagini l’idea di “attesa” sviluppata dallo psichiatra francese, Eugene Minkowsky.
Nella video installazione di Giovanni Ozzola, Garage sometimes you can see much more, la perdita e dissoluzione del soggetto nello spazio è sperimentata dallo spettatore stesso, la cui percezione si acuisce ed intensifica nel passaggio dal buio assoluto ad una luce che lo sovrasta e cattura. Lo spettatore, con il progressivo sollevarsi di una gigantesca saracinesca, è catapultato da uno spazio noto e familiare, un qualunque garage, verso un orizzonte marino infinito; immagine che evoca il desiderio della scoperta, ma anche la perdita di punti di riferimento e coordinate sicure.
Anche l’installazione sonora di Andrea Galvani A Cube, a Sphere, and a Pyramid #1 è una riflessione/esperimento sulla percezione, o meglio su una forma inedita di percezione dello spazio che si nega alla vista, materializzandosi come suono. Questo cortocircuito sensoriale è generato dalla riproduzione dei suoni emessi da un gruppo di pipistrelli a contatto con le tre sculture citate nel titolo dell’opera, e distrutte al termine del progetto.
Il video Saluti da Castel Romano fa parte del lavoro di Giuseppe Stampone realizzato presso il campo Rom di Castel Romano: emblema della mancanza di appartenenza territoriale e della difficile convivenza sociale tra popoli, la delicata situazione dei Rom viene ritratta attraverso i bambini che sono nati e vivono nel campo, mentre pronunciano la frase “I AM HERE”, io sono qui. La differenza culturale e sociale tra i Rom e il resto della società, sempre in rapida evoluzione, pone continue domande su come costruire un dialogo per la gestione delle relazioni sociali in una prospettiva comune che possa prevedere un futuro diverso per i minori.

Un ringraziamento speciale a The Gallery Apart Roma e Galleria Continua San Gimignano

Info su www.attraversamentifest.it