Georges Mathieu 1951-1969
’esibizione, organizzata in collaborazione con il Comité Georges Mathieu, si focalizzerà sulla produzione degli anni ’50 e ’60 del padre dell’Astrazione Lirica, attraverso una selezione di opere – principalmente oli su tela di grandi dimensioni– scelte per importanza, qualità e valore riconosciuti.
Comunicato stampa
La galleria Dellupi inaugurerà il nuovo anno espositivo con una mostra personale dedicata a Georges Mathieu – Georges Mathieu. 1951 – 1969 – che si terrà dal 21 ottobre al 20 novembre, presso la sede di via A. Spinola 8, all’interno del complesso residenziale progettato da Daniel Libeskind a CityLife. CityLife è il progetto di riqualificazione dell’area dell’ex fiera di Milano che, con le sue architetture d’autore, sta cambiando il volto della città.
L’esibizione, organizzata in collaborazione con il Comité Georges Mathieu, si focalizzerà sulla produzione degli anni ’50 e ’60 del padre dell’Astrazione Lirica, attraverso una selezione di opere – principalmente oli su tela di grandi dimensioni– scelte per importanza, qualità e valore riconosciuti.
Georges Mathieu, nato a Boulogne-sur-Mer nel 1921, prima di intraprendere la carriera artistica dedica alcuni anni all’insegnamento e al lavoro di interprete, incominciando parallelamente, a partire dal 1942, ad appassionarsi alla pittura. Sarà il 1944 l’anno decisivo per l’evoluzione della sua poetica e del suo stile, quando inizia a dipingere quadri non figurativi, da autodidatta e “non attraverso strade formali, ma per la via spirituale”, come spiegherà egli stesso. Dal 1947, anno in cui si stabilisce a Parigi, prende parte al dibattito teorico, organizzando una serie di mostre e manifestazioni a favore di un'arte libera da tutti i vincoli e dagli schemi classici: l’Astrazione Lirica. Questa nuova espressività, gestuale, libera e informale, si porrà in netta contrapposizione con l’astrattismo geometrico, fino ad allora dominante, conferendo una totale priorità ai fenomeni puramente pittorici. Va riconosciuto a Mathieu il merito d’aver avuto, prima di molti altri, una visione limpida di quello verso cui tendeva una buona parte della pittura di quegli anni e di esserne divenuto il promotore attraverso conferenze e scritti di una chiarezza insolita in un pittore: “ebbi all’improvviso la rivelazione che la pittura, per esistere, non ha bisogno di rappresentare”.
Nei prolifici anni Cinquanta e Sessanta, ripercorsi e ampiamente rappresentati, quasi anno per anno, dalla mostra, Georges Mathieu presenta già tutte le caratteristiche peculiari della sua miglior produzione. Dal 1948-1949 l’artista si fa notare per la sua singolare applicazione del colore, direttamente dal tubetto: tecnicamente egli traccia le sue “scritture” spremendo direttamente il colore puro dal tubetto in maniera tale da poter dipingere e al tempo stesso disegnare, fissando rapidamente i suoi tracciati estemporanei sulla tela. Tale modo di stendere il colore, che viene ora affidato alla spatola, alle sgocciolature ed ai già citati tubetti, anticipa le soluzioni che di lì a poco avrebbe adottato Jackson Pollock. Nel 1950-51 concepisce le prime opere “tachiste” ed inizia ad associare ai suoi dipinti titoli ispirati alla storia della nazione francese.
Come afferma lo stesso Mathieu, i caratteri della sua pittura sono: “L’assenza di premeditazioni nelle forme e nei gesti, la necessità di un secondo livello di concentrazione e il primato accordato alla libertà di esecuzione”. L’artista, infatti, spesso crea i suoi quadri direttamente davanti ad un piccolo pubblico, cimentandosi sovente in vere e proprie esibizioni dal tono teatrale. Il pittore cura particolarmente i valori spettacolari di questi suoi interventi, offrendoci già delle vere e proprie performance nelle quali la pittura materica, veloce e concitata si fa grido, azione, corsa, gesto, parola primordiale e automatismo psichico. Mathieu sarà, inoltre, il primo artista ad essere consapevole delle affinità tra la pratica dell’Astrazione lirica e l’Espressionismo astratto e a mettersi in contatto con le gallerie americane.
Le opere di Georges Mathieu, ai suoi tempi incompreso ed in lotta con una società nella quale si sentiva estraneo, sono oggi ospitate in prestigiosi spazi pubblici e privati tra cui Il MoMA e il Guggenheim Museum di New York, il Centre Pompidou di Parigi, le Kunsthaus di Zurigo e Basilea, la Galleria di Arte Moderna di Roma e il National Museum of Modern Art di Tokyo.