Georges Vantongerloo – Dalla scultura alla fotografia
Le fotografie delle opere di Vantongerloo esposte in collaborazione con la Galleria Massimo Minini, indagano il rapporto tra la bidimensionalità della fotografia e i modi della scultura.
Comunicato stampa
Il 12 gennaio 2017, alle ore 18 lo Studio Museo Francesco Messina presenta la mostra dal titolo “Georges Vantongerloo – Dalla scultura alla fotografia”, un appuntamento che si inserisce all’interno del ciclo di esposizioni “Il lato della scultura” inaugurato dal Museo nel biennio 2015 – 2016.
Le fotografie delle opere di Vantongerloo esposte in collaborazione con la Galleria Massimo Minini, indagano il rapporto tra la bidimensionalità della fotografia e i modi della scultura. Si tratta di 29 fotografie tra studi, servizi da tavola, maquettes di architetture di interni, esterni, dipinti, disegni e sculture: le prime realizzate nel 1917 -“Construction de l’ovoide”, in tre versioni e “Construction dans la boule”- rappresentano punti di vista diversi della stessa scultura; seguono diversi scatti di “Construction des rapports des volumes” del 1919 e “Rapports des volumes”. Del 1920 sono “Theière ou cafetière” e “Service à thé”, opere realizzate in ceramica dallo stesso artista. Alcune fotografie propongono delle maquettes di architetture di interni come “Bureau” e “Bureau et fauteuil” del 1920 e “Table basse” del 1919: tutte immagini in cui l’artista ha voluto dare una lettura architettonica a forme che partono dalla scultura. Infine uno degli scatti più significativi è il progetto per la costruzione di un ponte sulla Schelda di Anversa: l’immagine è stata rielaborata da Vantongerloo fotografando dei modelli frontalmente e creando un fotomontaggio tramite l’utilizzo del collage.
Tutte le fotografie sono scattate con modalità, luci e punti di vista diversi. Come sottolinea Angela Madesani nel catalogo della mostra: “Il punto di osservazione della scultura di Vantongerloo si trova in uno spazio nero e indefinito, una forma di rappresentazione simile a quella di El Lissitzki, di Malevič.”
Georges Vantongerloo, artista belga nato nel 1886, studiò all’Accademia di Anversa; durante la prima guerra mondiale, internato in Olanda, conobbe Piet Mondrian e Theo van Doesburg, con i quali fondò il movimento De Stijl, il Neoplasticismo. Fu uno dei firmatari del primo manifesto e collaboratore della rivista d’arte ed architettura che accompagnò la nascita del movimento.
Vantongerloo produsse una serie di pitture e sculture secondo i principi neoplastici che, pur con l’introduzione dell’intero spettro cromatico e dell’utilizzo di proporzioni elastiche, continueranno a segnare le sue opere. La sua ricerca, basata sul rapporto tra matematica e scultura, influenzata dalla concezione razionale del mondo di Spinoza, ha come fine quello di approfondire il tema della spazialità, creando una sintesi tra architettura e scultura, con l’intento di superare i limiti delle tre dimensioni.
Stabilitosi a Parigi nel 1927, figurò nel 1930 alla Mostra “Cercle et Carré” e nel 1932 partecipò alla fondazione del gruppo Abstraction – Création. Si dedicò, oltre alla scultura, anche alla ricerca e alla produzione fotografica come mezzo di riflessione. Attraverso questa ricerca Vantongerloo ha compreso quanto fosse fondamentale la fotografia per il processo creativo di un artista moderno.