Gerald Bruneau – La Paolina in vetrina

Informazioni Evento

Luogo
OPERA UNICA
Via Della Reginella 26, Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

24 ore su 24

Vernissage
06/06/2013

ore 18,30

Artisti
Gerald Bruneau
Generi
fotografia, personale

Si chiude con l’esposizione di Gerald Bruneau dal titolo La Paolina in vetrina, singola fotografia di un maestro del ritratto, scatto recente “rubato” durante una giornata di lavoro presso la Galleria Borghese.

Comunicato stampa

Ultimo appuntamento per la Galleria Opera Unica, che a partire da metà mese cambierà destinazione. In oltre tre anni si sono alternati nella gestione dello spazio sia Salvatore Savoca (ideatore del progetto) che Stefano Esposito della Takeawaygallery (che spiegano: lasciamo Opera Unica per altre locations e altri eventi, sicuramente più impegnativi), offrendo una programmazione aperta ed eterogenea, che ha visto succedersi, tra le altre, mostre come 24x24, passando per Paturnio, Monolito,Tagliola, Stringhe, Sottocosto, Pentamorfosi e Waiting. Si chiude con l’esposizione di Gerald Bruneau dal titolo La Paolina in vetrina, dal 6 al 15 giugno, singola fotografia di un maestro del ritratto, scatto recente “rubato” durante una giornata di lavoro presso la Galleria Borghese.
Rapidità e rapina, le due doti del Fotografo, riprendendo un articolo di Carlo Pizzati (da Sguardi 82 – maggio 2012) che lo stesso artista ha suggerito. Rapidità nell’individuare quel taglio e quella luce caratterizzanti; rapina nel senso di cogliere al volo l'immagine, l'emozione, il momento. Bruneau si appropria del luogo deserto e ci restituisce la refurtiva nelle vesti di nuova creazione. Sottrae un’icona dal proprio status di capolavoro da conservare ed ammirare, per dare vita, attraverso di essa, ad una nuova visione. Nasce così la personale rivisitazione di quella che è stata definita una delle statue più sexy di tutti i tempi: Paolina Borghese agghindata non più solo di un diafano peplo ma avvolta da un velo rosso fiammante, che ne incornicia volto corpo e seni.
Sebbene la raffigurazione a grandezza naturale della principessa Bonaparte/Borghese nei panni della Venere Vincitrice abbia negli stessi anni della sua realizzazione destato ripetute volte scandalo (soprattutto per la spregiudicatezza nel posare nuda di fronte a Canova: Ma la stanza era ben riscaldata! la risposta provocatoria), l’idealizzazione attraverso cui lo scultore neoclassico ne trasfigura i tratti, la grazia, la morbidezza delle carni, rendono ai nostri occhi l’effigie ottocentesca ritratto distante ed affatto terreno. Cingerla di rosso, sottolineandone il carattere anticonformista e libertino, che le hanno valso l’appellativo di "Messalina dell'Impero", getta un ponte tra storia ed attualità, passato e presente, dando all’immagine sostanza ed umanità e riattualizzando riflessioni sull’eterno femminino; metterla in vetrina, poi, e sottolinearlo nel titolo, come in un quartiere a luci rosse, apre ad una molteplicità di interrogativi ed osservazioni che richiamano attriti ed emergenze del più attuale contemporaneo.
Gerald Bruneau, francese, viaggiatore instancabile ed irrequieto, che ha trovato da alcuni anni in Roma la sua città adottiva, e conosciuto nel mondo per servizi e ritratti pubblicati sulle più importanti testate italiane e straniere (dal “Washington Post” a “Time”, “Newsweek”, “Le Figaro”, “Le Monde”, “Vanity Fair”, e “Magazine” del “Corriere della Sera”), crea con la Paolina un nuovo archetipo di bellezza, algida e volgare allo stesso tempo, comune e quotidiana nelle forme ed abbondanza, ma anche fastosa e decadente, specchio di una città in bilico costante tra colorata semplicità e ridondante autocompiacimento. Approcciando al marmo nudo come fosse carne vivente, instaura con la scultura una relazione ambivalente, alla ricerca del racconto e dell’”espressione” pregnante, contaminando, come sempre nei suoi lavori, i codici del ritratto a quelli del reportage: ritratto come viaggio verso l’altro, affrontato con l’occhio del fotoreporter; servizi di attualità dove al centro è sempre la persona; riuscire a tirar fuori la spontaneità, senza tentare un’interpretazione.