Giacinto Cerone – Santo e contrario
Scomparso prematuramente nel 2004 Giacinto Cerone è stato un artista difficilmente classificabile nelle dinamiche del sistema artistico italiano. La sua scultura è stata dominata da un’inquietudine profonda e dalla consapevolezza di muoversi sul fragile confine che esiste tra memoria e futuro, in quella zona friabile e spesso incomprensibile che è l’esistenza.
Comunicato stampa
La Fondazione Gruppo Credito Valtellinese inaugura, martedì 29 novembre presso la Galleria Gruppo Credito Valtellinese di Milano – Refettorio delle Stelline, la mostra personale di Giacinto Cerone (Melfi, 1957 – Roma, 2004) dal titolo SANTO E CONTRARIO per la cura di Raffaele Gavarro.
Dopo la grande mostra antologica che gli ha dedicato nel 2011 la Galleria nazionale d'Arte Moderna di Roma, e quella incentrata sui suoi disegni del 2014 al Museo Macro di Roma, la mostra milanese è il terzo grande appuntamento pubblico dedicato a uno degli scultori più complessi e interessanti del panorama nazionale italiano.
Scomparso prematuramente nel 2004 Giacinto Cerone è stato un artista difficilmente classificabile nelle dinamiche del sistema artistico italiano. La sua scultura è stata dominata da un'inquietudine profonda e dalla consapevolezza di muoversi sul fragile confine che esiste tra memoria e futuro, in quella zona friabile e spesso incomprensibile che è l'esistenza.
Il suo lavoro è stato in più di un'occasione superficialmente interpretato come una coda estrema, ancorché vitalissima, dell'informale e di un espressionismo ricondotto alle ragioni del proprio presente.
Ma Cerone è stato prima di tutto un grande intellettuale e un lucidissimo poeta, convinto che tutto il suo fare fosse la conseguenza di una condizione mentale, di una necessità concettuale che ha consentito la nascita delle forme e dei segni nelle sue opere. L'evidenza e la suggestione delle contraddizioni messe in campo dalle sue sculture e dai materiali sui quali ha lavorato, sono state la forza del suo lavoro e la causa di riflessioni critiche complesse.
La mostra allestita nella Galleria Gruppo Credito Valtellinese non traccia un percorso cronologico né un criterio di illustrazione della scultura di Cerone attraverso i differenti materiali utilizzati dall'artista, bensì segue la presenza costante, nelle sculture, del colore bianco quale filo conduttore. Per Giacinto Cerone il bianco era, infatti, un colore che serviva a celare la materia, privandola di quella dimensione naturalistica che qualsiasi materia porta inevitabilmente con sé quando si mostra per quello che è. Attraverso 30 opere di grande e medio formato, rigorosamente bianche, di materiali diversi che vanno dal gesso, al cemento, dalla ceramica alla plastica e al legno, si creano i presupposti visivi e critici per una comprensione del lavoro di Giacinto Cerone oltre i luoghi comuni e i fraintendimenti che l'hanno spesso connotato.
In voluto contrasto al colore bianco e quasi da contraltare sono, inoltre, esposti alcuni dei grandi disegni colorati che Giacinto Cerone realizzava, mai pensandoli come progetti per le sue sculture, ma come esercizio mentale e fisico orizzontale, quasi a voler rinnegare la presunzione della verticalità antica della scultura.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Manfredi Editore contenente un testo introduttivo a firma del curatore Raffaele Gavarro e un ricco repertorio di immagini.