Giacomo Costa – Traces
Nel progetto Traces, Costa mette in relazione l’amore per la natura e quello per la tecnologia applicata al campo della ricerca fotografica, dando vita a enigmatici ed “inquietanti” paesaggi surreali, che si collocano al confine tra fotografia, architettura e science fiction.
Comunicato stampa
Dal 16 gennaio 2014 CUBO, lo spazio multimediale nella corte interna della nuova sede amministrativa del gruppo Unipol a Bologna, ospiterà Traces, mostra personale di Giacomo Costa. Location ideale per un artista come Giacomo Costa (Firenze, 1970), che da sempre, attraverso le sue opere, coniuga le nuove tecnologie con il grande patrimonio della tradizione artistica italiana, rappresentando un felice ed emblematico esempio del superamento dei canoni della fotografia tradizionale. La tecnica che contraddistingue la sua opera può essere infatti paragonata ad una sorta di personalissima pittura digitale e le sue immagini visionarie e ipertecnologiche incorporano effetti speciali che richiamano la tecnica cinematografica.
Nel progetto Traces, Costa mette in relazione l’amore per la natura e quello per la tecnologia applicata al campo della ricerca fotografica, dando vita a enigmatici ed “inquietanti” paesaggi surreali, che si collocano al confine tra fotografia, architettura e science fiction. In questi scenari il passaggio dell’uomo è testimoniato unicamente da interventi architettonici che a prima vista possono sembrare barriere artificiali o forse resti delle fondamenta di una qualche costruzione ormai distrutta. Osservando le immagini con obiettivo macro, però, si scopre che questi elementi, lasciati dall’uomo come segni per raccontare la propria eredità intellettuale, sono in realtà lettere dell’alfabeto il cui insieme costruisce una frase dal senso compiuto. Quasi impossibile, però, per chi non conosca già la frase, riuscire a leggerla e capirne il significato, poiché si tratta di successioni di lettere destinate ad essere lette da chi potrà averne una visione dall’alto.
Giacomo Costa, “Trilogia della rivoluzione”, Trace_3, 2013, cm 180x300
Le ambientazioni che sembrano il risultato di un processo di distruzione che ha portato alla dissoluzione di qualunque segno dell’esistenza del genere umano, svelano la volontà degli ultimi sopravvissuti di raccontare l’evoluzione raggiunta dal pensiero dell’uomo lasciando, come ultimo gesto, delle “Tracce” della complessità e della bellezza della nostra civiltà, prima della propria autodistruzione. Le frasi scelte dall’artista sono infatti citazioni di celebri pensieri filosofici, politici o morali, selezionate per la loro importanza storica ed etica, proprio come se l’uomo, quasi già consapevole della sua scomparsa, avesse cercato di lasciare a ipotetici visitatori futuri una sorta di “testamento concettuale dell’umanità”. Un monito nostalgico, forse un rimpianto, per quello che avrebbe potuto essere: cosa sarebbe accaduto se realmente il mondo fosse stato governato da tali principi e tanta saggezza? Come sarebbe andata a finire la storia se l’uomo avesse raggiunto gli obiettivi etici e morali a cui aveva aspirato?
Ideato appositamente per lo Spazio Arte di CUBO, La trilogia della rivoluzione è un intervento site specific, un trittico che parte dalle tre parole simbolo della rivoluzione francese e poi motto della repubblica: liberté, égalité, fraternité, e le traduce in tutte le lingue del mondo, sottolineandone il loro valore fondamentale.
La mostra aperta dal 16 gennaio, inaugurerà “ufficialmente” però solo il 25 gennaio, in occasione di ArteFiera 2014 e della sua ART CITY White Night, l’evento sarà celebrato con uno speciale party in collaborazione con lo studio FUSE*ARCHITECTURE - che presenterà una versione inedita dell’installazione multimediale del giardino - e il magazine Artribune.