Giacomo Noya – La Dérive des Nation
La mostra è un work in progress che si sviluppa su due piani: quello della ricerca politica, suggerita da un’attenzione a ciò che accade attraverso il sentire di un artista, e quello della ricerca estetica.
Comunicato stampa
SAN MARCO D’ALUNZIO (ME) - Sarà inaugurata presso la GADAM (Galleria d’Arte Antonino Meli, in via Aluntina) domenica 12 Luglio 2015 alle ore 18:30 “La Dérive des Nation”, mostra personale di GIACOMO NOYA, a cura di Irene Oliveri, Rosario Motta e Davide Monastra.
La mostra è un work in progress che si sviluppa su due piani: quello della ricerca politica, suggerita da un’attenzione a ciò che accade attraverso il sentire di un artista, e quello della ricerca estetica. Giacomo Noya, con il suo lavoro, intende porre una riflessione sul destino politico, economico e ambientale del pianeta e dell’umanità, per non rimanere fuori dal tempo, ma per provare a rappresentarlo e ad introdurre un interrogativo sul mondo.
L’esposizione è anche il pretesto per una ricerca estetica che nasce dal fascino per le forme dei Paesi ed è tesa ad indagare e sperimentare il rapporto tra pittura e scultura.
Noyà è uno scultore che utilizza il marmo per realizzare dei quadri-scultura, mescolando materie organiche ed elementi di riciclo e rivisitando così la nobiltà della pietra in chiave contemporanea. I lavori esposti nascono da un’esigenza di leggerezza e da circostanze pratiche che hanno portato l’artista a fare di un
appartamento in Belgio il suo luogo di lavoro. Nasce dall’interesse per la metamorfosi della scultura nel corso del Novecento volta ad esplorare le potenzialità dello spazio proiettando il piano bidimensionale nella terza dimensione e ad abbattere così le barriere tra pittura e scultura.
Cogliendo tali stimoli e idee, Noyà integra oggetti nella tela, adopera la tecnica dell’assemblaggio, del frottage e del collage utilizzando antichi giornali, gioca tra interno ed esterno e sperimenta l’uso di tecniche e accostamenti di materiali differenti.
Tra icone dal gusto pop, scritte di giornali, giochi di trasparenze e chiaroscuri, campeggiano gli Stati in un’atmosfera tra sogno e realtà. Le opere raccontano di un destino comune degli Stati nell’epoca della globalizzazione ponendo una domanda fondamentale: quale futuro? Intanto la messinscena di un appassionato bisogno di libertà.