Giacomo Quarenghi (1744-1817)
Nell’ambito del programma internazionale delle celebrazioni per il bicentenario della morte di Giacomo Quarenghi, la mostra, curata da Nicola Navone, intende presentare al pubblico questi disegni, parte dei quali inediti.
Comunicato stampa
LA MOSTRA – Architetto e disegnatore eccezionalmente fecondo, protagonista del rinnovamento dell’architettura russa durante il regno di Caterina II, il bergamasco Giacomo Quarenghi fu di sovente affiancato, nei cantieri delle sue numerose opere, da architetti e capomastri provenienti dall’attuale Cantone Ticino, che avevano eletto la terra degli zar a meta delle loro migrazioni di mestiere.
Se nei confronti di questa schiera di costruttori Quarenghi nutrì un sentimento ambivalente, alternando frequenti manifestazioni di scontrosa diffidenza a schiette attestazioni di stima, egli fu viceversa oggetto di una diffusa ammirazione, alimentata dalla sua fama di architetto e dal suo talento di disegnatore.
Questa ammirazione riverbera nei disegni di mano, ambito o soggetto quarenghiano conservati nelle raccolte grafiche di architetti quali Luigi Rusca, Domenico Gilardi, Tomaso e Domenico Adamini, Domenico Quadri, Agostino Camuzzi, attivi in Russia contemporaneamente o successivamente a Quarenghi.
Promossa dalla Pinacoteca cantonale Giovanni Züst e dall’Archivio del Moderno, Accademia di architettura – Università della Svizzera italiana, nell’ambito del programma internazionale delle celebrazioni per il bicentenario della morte di Giacomo Quarenghi, la mostra, curata da Nicola Navone, intende presentare al pubblico questi disegni, parte dei quali inediti.
Accanto ai fogli provenienti dai fondi dell’Archivio del Moderno, l’esposizione include quattro disegni conservati nell’Archivio Camuzzi del Comune di Collina d’Oro e una rara incisione raffigurante la Borsa di Pietroburgo, commissionata da Quarenghi all’incisore ticinese Giacomo Mercoli, che oggi è parte delle raccolte del Museo Civico Villa dei Cedri, a Bellinzona.
Prima esposizione organizzata congiuntamente dalle due istituzioni, essa s’inscrive da un lato nel filone di ricerche e studi dedicati alla diffusione della cultura architettonica italiana in Russia e all’opera ivi compiuta dagli architetti e dagli artefici ticinesi, che caratterizza l’Archivio del Moderno sin dalla sua fondazione, e dall’altro nel lavoro d’indagine sulle collezioni presenti sul territorio perseguito dalla Pinacoteca cantonale Giovanni Züst.
Quale anticipazione moscovita dell’esposizione, si desidera infine ricordare la conferenza Un architetto per Caterina la Grande. Giacomo Quarenghi e le sue radici italiane, che Letizia Tedeschi, direttore dell’Archivio del Moderno, terrà all’Istituto di Cultura Italiana di Mosca giovedì 2 marzo 2017.
GIACOMO QUARENGHI – Giacomo Quarenghi (Rota d’Imagna 1744 – San Pietroburgo 1817), architetto e disegnatore, fu una figura tra le maggiori del panorama neoclassico europeo.
La sua formazione avvenne nel fervido clima cosmopolita della Roma del secondo Settecento, crocevia di artisti di ogni nazione in cui andavano maturando le nuove istanze estetiche che marcarono l’orizzonte artistico dell’intera Europa.
Chiamato nel 1779 in Russia da Caterina II come architetto di corte, vi rimase sino alla morte: un quarantennio di attività straordinariamente intensa in cui ebbe occasione di affermarsi come uno dei massimi protagonisti del rinnovamento neoclassico di quella capitale e dell’intera cultura architettonica di quel paese.
Nei decenni trascorsi in Russia non mancò, pur sommerso dall’attività di progettista, di coltivare il proprio estro realizzando centinaia di fogli con vedute e capricci di paesaggio caratterizzati dal personalissimo segno grafico.
Accanto alla rigorosa preparazione in ambito professionale ed artistico, la cultura di Quarenghi si mostra assai ricca e aperta a svariati interessi, che spaziano dalla letteratura alla conoscenza antiquaria, dalla storia alla musica.
PRINCIPALI OPERE IN MOSTRA – Si segnala anzitutto il cosiddetto “Album Rusca Grimani”, donato nel 1795 dall’architetto ticinese Luigi Rusca all’ambasciatore uscente della Repubblica di Venezia, Zampiero Grimani, e oggi confluito nei fondi dell’Archivio del Moderno. Fra i venti disegni di architettura di vari autori, ivi raccolti, spicca il prospetto dell’edificio progettato da Quarenghi per accogliere, nel complesso dell’Ermitage, la copia delle decorazioni delle Logge di Raffaello al Vaticano commissionata da Caterina II. Oltre a manifestare la qualità del segno grafico quarenghiano, il disegno costituisce infatti la sola testimonianza autografa del prospetto originario, poi modificato durante la costruzione del “Nuovo Ermitage”, sorto nel corso dell’Ottocento secondo il disegno dell’architetto tedesco Leo von Klenze.
Tra i numerosi altri autografi quarenghiani si vogliono menzionare un esempio di veduta (genere assiduamente coltivato dal grande architetto italiano, in virtù della sua iniziale formazione pittorica) dal Fondo Domenico Quadri, e il particolare del prospetto dell’Istituto Smol’nyj conservato nel Fondo Adamini, in ambedue i casi all’Archivio del Moderno.
Oltre alla qualità grafica dei disegni esposti, va rilevata la loro importanza documentaria, costituendo talora testimonianze uniche, che non trovano riscontro negli archivi russi e occidentali, come nel caso del prospetto della sede del Consiglio di Tutela e del Monte di Pietà, a San Pietroburgo, disegnato da Quarenghi e oggi conservato nel Fondo Domenico Quadri dell’Archivio del Moderno, che costituisce il progetto recante l’approvazione autografa dell’imperatrice madre Marija Fedorovna.
L’esposizione, tuttavia, non è circoscritta agli autografi quarenghiani, ma include fogli ascrivibili ai suoi collaboratori o a un ambito più ampio. Due fogli di Tomaso Adamini (1764-1828) e Domenico Gilardi (1785-1845), e due altri dubitativamente attribuiti a Domenico Quadri (1772-1833) attestano ad esempio l’interesse rivolto dagli architetti ticinesi all’opera del grande architetto italiano; mentre i tre disegni raffiguranti i Bagni freddi di Carskoe Selo, uno dei quali certamente di mano dell’architetto russo Vasilij Kokorev (1795-1868), oggi conservati nell’Archivio Camuzzi presso il Comune di Collina d’Oro, documentano il reale aspetto dell’edificio ideato da Quarenghi, che fu realizzato discostandosi dal suo progetto e che oggi è andato perduto.
Una piccola sezione, dedicata alla traduzione a stampa delle opere di Quarenghi, raccoglie una rara incisione della Borsa di Pietroburgo, commissionata nel 1785 al calcografo ticinese Giacomo Mercoli (oggi al Museo Civico Villa dei Cedri, a Bellinzona) e i due volumi pubblicati postumi da Giulio Quarenghi, figlio dell’architetto, presso gli editori Negretti di Mantova (1843-1844), in cui è raccolta un’ampia selezione delle opere quarenghiane.