Gian Antonio Garlaschi – Piani di fuga
Un viaggio immaginario che ha inizio su carte geografiche e mappe, scomposte e ricostruite su sfere di legno e altri materiali, in una nuova, personale geografia che tende a un mondo immaginifico, intimista, ma condivisibile.
Comunicato stampa
PIANI DI FUGA è un viaggio immaginario che ha inizio su carte geografiche e mappe, scomposte e ricostruite su sfere di legno e altri materiali, in una nuova, personale geografia che tende a un mondo immaginifico, intimista, ma condivisibile.
PIANI DI FUGA confonde le norme, suggerendone nuove, uno sguardo dal crinale di un orizzonte mobile, per modificare i personali confini.
PIANI DI FUGA sono mappe di migrazione da tenersi vicino, da interrogare, rigirandole tra le mani. Nuovi pianeti progettati, da cui ricominciare il presente, nei quali non mancano antichi punti di riferimento come i confini tra terra e acqua, strade maestre, tracce di cartografia, anche stellare.
IL PERCORSO
Circa 30 anni fa, prima di diventare restauratore di libri antichi, Gian Antonio Garlaschi lavora come custode nei musei milanesi, trascorrendo molte ore in piedi e in silenzio davanti alle opere dei maggiori artisti dell’arte moderna e contemporanea. In quegli anni Fontana, Boetti, Novelli, Spagnulo, silenziosi maestri, si occupano della sua educazione artistica, imprimendogli intuizioni e informazioni, ogni giorno.
Da quell’imprinting Garlaschi inizia un suo percorso espressivo, che con estremo pudore inizialmente intreccia con la pratica antica del restauro di libri, artistico mestiere che prevede lunghe pause, necessarie al compimento di fasi del restauro. In queste fasi lo sguardo indugia sulle parole che i testi antichi, e quelli nuovi di giornali, utilizzati per ricoprire il tavolo di lavoro, rimandano, suggerendo immagini, percorsi e coincidenze.
E’ dalla necessità di rompere l’inerzia di quelle pause di forzata contemplazione, da quei silenzi, che nasce il suo primo lavoro. La parola irrompe, in frasi che, decontestualizzate, assumono significati primari e vengono ripetute, infinite volte sulla forma dell’infinito: la sfera.
Da qui muove i primi passi il progetto BALLS, nel 2006 la prima mostra personale alla galleria Derbylius di Milano,( Balls 1/23). In mostra sfere di legno pieno, dipinte, trattate con collage e inscritte infinite volte. Presa tra le mani ognuna di loro manifesta un suo mantra, diventando ipnotica come la danza di un derviscio. Al posto della danza le parole, musica in frasi, che si rincorrono, si confondono liberatorie, e suggeriscono ciò che il loro autore desidera esprimere: la potenza primaria del verbo. Non parole logore e abusate che hanno perso il loro significato primario, ma strumento per liberare la mente da significati superficiali, alla ricerca di quella sintesi che Klee così descriveva: “Nei tempi antichissimi, quando scrittura e disegno coincidevano, la linea era l’elemento primo”.
Negli anni seguenti il lavoro sulla parola migra su grandi e piccole tele a olio (nel 2010 allo Spazio Rutilia 23, la sua personale), mentre la sfera ispira altri percorsi espressivi, fino a PIANI DI FUGA.