Gian Butturini – People and Borders
Importante retrospettiva per riscoprire anche in Italia
l’opera di Gian Butturini, fotografo sensibile e autentico.
Un lungo viaggio alla ricerca del senso dell’uomo e dell’umanità.
Comunicato stampa
La Fondazione Stelline presenta una importante retrospettiva per riscoprire l’opera di Gian Butturini (Brescia, 1935 – 2006), fotografo sensibile e autentico, sempre sul campo nei conflitti più importanti degli anni ‘70 e ‘80, in Italia e all’estero. Dopo la riscoperta internazionale da parte di Martin Parr, che lo ha incluso nella sua mostra londinese “Strange and Familiar” (2016) - unico italiano presente insieme a Henry Cartier-Bresson, Paul Strand, Robert Franck e Garry Winogrand -, la mostra “Gian Butturini. People and Borders” ripercorre il suo lungo viaggio fotografico alla ricerca del senso dell’uomo e della sua umanità, ai confini del mondo; un confine geografico, ma anche e soprattutto culturale e mentale, che Butturini sente suo immedesimandosi nella condizione degli “ultimi”.
«La Fondazione Stelline mantiene sempre alta l’attenzione per la grande fotografia internazionale», così il presidente PierCarla Delpiano commenta il lancio della retrospettiva Gian Butturini. People and Borders, organizzata dalla Fondazione. «Abbiamo deciso di rendere omaggio a questo artista nel momento in cui la nostra città si prepara al Milano Photofestival e poi alla prima edizione di PhotoWeek per rispondere così all’ampia domanda culturale che vede la fotografia in tutte le sue possibili espressioni protagonista del palinsesto cittadino».
“Appunti fotografici di un uomo della strada che fotografa uomini della strada” sono le parole con cui Butturini apre il suo primo lavoro fotografico, “London by” (1969) libro cult e ormai introvabile, che descrivono perfettamente tutta la sua produzione. L’uomo e il senso dell’umanità attraversano tutte le sue immagini, rendendoci partecipi dello sguardo candido e curioso, vero e vivo, coerente e incoerente, dell’uomo Butturini, prima che del fotografo. Questo sguardo prende corpo in inquadrature magistrali di una purezza e suggestione rara. Fotogrammi a tratti pieni di dolore, polemici, ma anche ironici e sarcastici, sempre soffusi di poesia, toccati dalla grazia di un gesto, dalla dolcezza di un’espressione.
Oltre sessanta le opere in mostra, tra cui diciotto rarissime vintage print firmate dall’autore e mai esposte prima: dalle immagini del progetto “London” (1969), al
conflitto in Irlanda del Nord (1971), fino al viaggio a Cuba con Fidel Castro (1971), al
Cile di Allende (1973) e Pinochet (1987), al Portogallo dopo la rivoluzione dei Garofani (1975), al Fronte Polisario nel Sahara occidentale (1982), insieme all’importante capitolo dedicato all’antipsichiatria di Basaglia (1975) e ai movimenti operai con gli scioperi dei metalmeccanici (1973).
Le sue immagini sono come occhi attenti su ciò che, apparentemente minore, rivela l’essenza e le pieghe inedite del reale, con una fede e fiducia incrollabili nelle persone e nell’umanità che ha incontrato attraverso il suo obiettivo.
La sua passione per la fotografia si rivela improvvisa durante un viaggio di lavoro a Londra nel 1969. Butturini viene affascinato dalle dinamiche della ormai decaduta “Swinging London”, che rivela nei suo scatti come la capitale di un Impero disfatto, un circo Barnum abitato da un’umanità offesa dalla droga ed emarginata dalla povertà. “La mia Londra è vera, è spoglia” scrive Gian Butturini nell’introduzione del libro “London by” dove sembra di ritrovare lo sguardo curioso e tagliente dell’introvabile “Milano, Italia” del 1959 di Mario Carrieri. Anche le immagini, a volte sgranate e contrastate, rivelano le contraddizioni profonde che caratterizzano ogni cambiamento sociale, economico e politico.
Butturini è catturato dall’immediatezza del mezzo fotografico, ma rimane importantissimo il lavoro di postproduzione, rigorosamente manuale, insieme al segno grafico, con cui costruisce quaranta fotolibri, vere e proprie opere d’arte in sé, molti dei quali oggi introvabili e diventati cult.
La mostra è a cura di Alessandra Klimciuk ed è realizzata dalla Fondazione Stelline con la collaborazione dell’Associazione Gian Butturini e il prezioso contributo di Heillandi Gallery di Lugano e con il patrocinio della Regione Lombardia e del Comune di Milano. Una mostra che vuole segnare solo l’inizio di una nuova ricerca approfondita sulla sua sconfinata produzione.
Gian Butturini (Brescia, 1935 – 2006) è stato fotografo, cronista, autore di importanti reportage, regista di numerosi documentari di impegno sociale e del film “Il mondo degli Ultimi”, ma anche grafico pubblicitario. Quaranta i libri fotografici pubblicati da Butturini, tra i quali ricordiamo “London by Gian Butturini” (1970), da anni introvabile, sarà ripubblicato nel 2017 da Damiani editore a cura di Martin Parr; nel 1971 pubblica “Cuba, 26 luglio” (Bareggi editore), reportage dell’isola caraibica dove incontra Fidel e il suo popolo; nel
1971-1972 è inviato speciale per la rivista “SKEMA” in Irlanda del Nord per documentare il
conflitto cattolici/protestanti e l’intervento militare britannico; nel 1972-1973 pubblica “Cile, Venceremos”, che racconta il viaggio in Cile attraverso il Brasile e il Perù, per recarsi alla miniera di rame di Chuquicamata, ed è testimone della fase iniziale che prepara il Golpe di Pinochet; nel 1974-1976 lavora con Franco Basaglia documentando le fasi più importante della rivoluzione dell’antipsichiatrica e realizza “Tu interni… io libero” (Bellomi editore); nel 1982 è invitato dalla Repubblica Democratica Saharawi a documentare la guerra di liberazione contro il Marocco che racconta nel libro pubblicato nel 1983 “Nel deserto una repubblica di Pace”. Nel 1987 ritorna in Cile, al seguito di Papa Giovanni Paolo II, e documenta la contestata visita nel paese del Presidente Pinochet. Tra il 1991 e 1993 compie diversi reportage sulla guerra nella ex Jugosvlavia. Nel 1991 pubblica “C’era una volta il muro” sulla caduta del muro di Berlino (Tranchida editore). Regista di numerosi documentari di impegno sociale, realizza nel 1980 il film “Il mondo degli Ultimi”, che racconta le lotte contadine del primo dopo guerra nella bassa padana, interpretato da Lino Capolicchio e Mietta Albertini. Tra le mostre segnaliamo la personale alla Fototeca Nazionale Cubana (Havana, 2000), la sua partecipazione a Palazzo Magnani alla grande mostra sulla nuova psichiatria con i fotografi Gianni Berengo Gardin, Uliano Lucas, Carla Cerati, Ferdinando Scianna e Depardom (Reggio Emilia, 2005); “Strange and Familiar: Britain as revealed by international photographers”, a cura di Martin Parr al Barbican Centre (Londra, 2016).
In occasione dei dieci anni dalla sua morte viene pubblicato nel 2016 il libro “Daiquiri 2.0 Racconti e Fotografie di Reportage” (Mimesis Edizioni).