Gian Carozzi revisited
Mostra antologica dell’opera di Gian Carozzi (La Spezia, 1920 – Sarzana, 2008) pensata e progettata da Luca Bertolo (Milano, 1968), artista che da tempo si dedica all’indagine e alla sperimentazione sulle possibilità linguistiche della pratica pittorica.
Comunicato stampa
"Tre anni fa vidi un paio di piccoli quadri che mi colpirono: erano astratti, o semi astratti, e non riuscivo a collocarli temporalmente. Mi piaceva la loro libertà, una sorta di svagatezza dietro cui però intuivo dei nodi irrisolti. Avrebbe potuto dipingerli l’anno prima un giovane pittore di Glasgow o di New York, pensai. In realtà, quelle tele risalivano alla metà degli anni '60: le aveva dipinte Gian Carozzi, un pittore spezzino che, dopo Milano e Parigi, trascorse gli ultimi trent’anni della sua vita a Sarzana."
La Cardelli & Fontana è lieta di presentare "Gian Carozzi revisited", antologica dell'opera di Gian Carozzi (La Spezia, 1920 - Sarzana, 2008) pensata e progettata da Luca Bertolo (Milano, 1968), artista che da tempo si dedica all'indagine e alla sperimentazione sulle possibilità linguistiche della pratica pittorica.
Nata dalla frequentazione per vari mesi di seguito della casa/studio/archivio di Carozzi da parte di Bertolo, la mostra non si prefigge di dar conto delle diverse fasi della produzione artistica di Carozzi, nè intende seguire un criterio cronologico ma, nel progetto del curatore, vuole indagare la tenacia di Carozzi nel percorrere strade laterali, la sua svolta anti-avanguardistica, il rapporto parzialmente irrisolto coi grandi maestri moderni, l’ossessione per l’autoritratto.
Bertolo si chiede: cos’ha da dirci un cosiddetto artista minore? Cosa lascia, se lascia qualcosa, in eredità? A me che guardo un disegno di uno sconosciuto - un bellissimo disegno - quanto me ne importa, in quell’istante, di conoscere il ruolo giocato da quel disegno e/o da quell’artista nella storia dell’arte?
Apprezzare opere e risistemare autori che non hanno trovato fin’ora un posto in quella Storia dell’arte, che appare più statica e oggettiva di quanto non sia, è difficile anche perché richiede fiducia nella propria capacità di giudizio; ma appunto per questo, in un momento come il nostro in cui il giudizio estetico è ai minimi storici di popolarità, un tale esercizio può risultare particolarmente interessante.