Giancarlo Limoni – Il giardiniere appassionato
L’opera di Limoni è da molti anni dedicata a un’indagine sul medium pittorico e sulle sue relazioni culturali e metaforiche con la letteratura e la filosofia, utilizzando la stessa natura come soggetto privilegiato per una possibile interpretazione e ricomposizione del reale attraverso l’occhio e il gesto dell’artista.
Comunicato stampa
L’ARATRO inaugura una nuova mostra personale di Giancarlo Limoni (Roma 1947, vive a Roma), che presenta un ciclo recentissimo di acquerelli su carta esposti per la prima volta in modo unitario.
Giancarlo Limoni è uno dei maggiori artisti italiani viventi, si è formato nel fecondo clima della Roma tra anni Sessanta e Settanta e ha un particolare legame con il Molise avendo vinto il Premio Termoli nel 1977.
Erede della grande linea artistica che ha trovato nella materia pittorica uno dei suoi elementi centrali, Limoni si è imposto nel fervido contesto della pittura, non solo romana, degli anni Ottanta con un lavoro che si è sviluppato con grande coerenza intorno al tema della natura. L’opera di Limoni è da molti anni dedicata infatti a un’indagine sul medium pittorico e sulle sue relazioni culturali e metaforiche con la letteratura e la filosofia, utilizzando la stessa natura come soggetto privilegiato per una possibile interpretazione e ricomposizione del reale attraverso l’occhio e il gesto dell’artista.
Le opere esposte evidenziano il suo parallelo interesse per l’arte e la cultura dell’Estremo Oriente, in particolare della Cina, grazie all’uso dell’acquerello nelle sue variazioni cromatiche e nelle sue sfumature di solida leggerezza, una tecnica che Limoni privilegia come forma di una privata meditazione attraverso la rapida e incerta esattezza della pittura.
Per la mostra di Campobasso, Limoni ha realizzato un vero e proprio viridarium composto da fogli in cui il colore si addensa per tracciare le forme sfuggenti di vegetazioni, di frutti e di fiori componendo un vero e proprio giardino che si distende sulle pareti dello spazio espositivo. Il titolo della mostra si ispira infatti al volume Il giardiniere appassionato di Rudolf Borchardt (pubblicato in Italia da Adelphi) e vuole alludere all’azione dell’artista che ricostruisce il suo giardino dipinto in modo affine al senso delineato dallo stesso Borchardt: “con la cacciata dal giardino e l’esodo verso un mondo che avrebbe significato fatica dei campi e dolori del parto, l’esistenza dell’umanità inizia una ininterrotta serie di sempre nuove cacciate da nuovi giardini a cui, secondo il caparbio ritmo del cuore umano, seguono i tentativi reiterati di usare ogni momento di respiro dalle fatiche dei campi e dei parti per ricostruire il paradiso (sia pure alla finestra di un sesto piano) in attesa della prossima cacciata”. Così, l’installazione composta dalle carte dipinte da Giancarlo Limoni intende probabilmente rappresentare la personale ricostruzione di un paradiso perduto e ritrovato per accogliere lo spettatore nella trama liquida delle sue fioriture di colore in cui potrà immergersi in attesa del prossimo esodo.
L’inaugurazione della mostra sarà preceduta da un seminario, aperto al pubblico, con l’artista, docenti e studenti dell’Università del Molise.
Giancarlo Limoni (Roma 1947) è tra i protagonisti della Nuova Scuola Romana degli anni ’80, che vede negli stessi anni all’opera autori quali Domenico Bianchi, Bruno Ceccobelli, Gianni Dessì, Giuseppe Gallo, Enrico Luzzi, Nunzio, Claudio Palmieri, Piero Pizzi Cannella, Sergio Ragalzi, Marco Tirelli, di cui alcuni avranno come riferimento la "Galleria l'Attico" di Fabio Sargentini.
Compie gli studi tecnici, per poi, a quindici anni, dopo aver visto un quadro di Matisse, decide di frequentare il liceo artistico. Vi rimane un anno per approdare poi all’Istituto d’Arte dove diviene allievo di Piero Sadun e conosce inoltre Leoncillo Leonardi, Achille Pace, Eliseo Mattiacci, Remo Remotti e Marisa Volpi che, in quell’anno di frequenza erano insegnanti nello stesso Istituto d’Arte di Roma. Inizia a frequentare subito l’ambiente artistico romano.
Conosce Ettore Sordini che lo invita a lavorare con lui per un anno a Milano, dove conosce Lucio Fontana, Enrico Castellani e Agostino Bonalumi. Diventa assistente di quest’ultimo e nel 1967 collabora con lui nella realizzazione della sala a lui dedicata, nella mostra di Foligno “Lo spazio dell’immagine”.
Assolve il servizio militare dal Novembre 1967 al Gennaio 1969. Appena congedato conosce Marisa Busanel con cui si lega sentimentalmente. Comincia a frequentare Giulio Turcato e Emilio Villa. Nel 1975 si apre la sua prima mostra personale alla “Galleria della Trinità” di Roma. Lavora parallelamente, come direttore, per due anni, nella galleria romana “Seconda scala”. Segue un periodo di sperimentazione. Nel 1977 è tra i vincitori del premio Termoli. Seguono quindi mostre collettive e personali.
Nel 1983-’84 ha per un breve periodo uno studio nel Pastificio Cerere, dove Fabio Sargentini vede il suo lavoro, lo invita alla mostra “Extemporanea” e, da questa occasione comincia il lungo sodalizio con lui. Dal 1984 espone in numerose mostre personali e collettive alla Galleria “L’Attico” di Fabio Sargentini. Partecipa inoltre ad alcune tra le più importanti collettive di quegli anni: "Nuove trame dell'Arte" a Genazzano, "Anni ‘80" a Bologna, "La nuova scuola romana" a Graz, "Trent'anni dell'Attico" a Spoleto, "Capodopera" a Fiesole e "Post-Astrazione" a Milano, “Un musée en voyage : la Collection de la Neue Galerie de Graz 1960-90” a MAC Musée d'Art Contemporain de Lyon, “1960-‘90 Trenta anni di avanguardie romane” a Palazzo dei Congressi, EUR, Roma, “Raccolta del Disegno Contemporaneo. nuove acquisizioni”, Galleria Civica di Modena, “Arte Contemporanea. Lavori in Corso” Galleria Comunale d'Arte Moderna e Contemporanea, Roma.
Dal 2000, avvia un più stretto rapporto sul piano personale, culturale e professionale con Francesco Moschini, che sfocia in alcune mostre appositamente pensate e progettate per lo spazio di “A.A.M. Architettura Arte Moderna”, Roma.
Tra le mostre collettive si segnalano: “doppio, triplo, quadruplo”, “D'ailleurs, c'est toujours les autres qui meurent”, “Falsi astratti”, “A perdita d'occhio”, all’Attico.
Nel 1991 si sposa con l’architetto Carla Salanitro. Fondamentali per lo sviluppo della sua poetica e del suo percorso artistico il viaggio in India, con Aldo Colutto, nel 1997 e quello in Cina, con Carlo Laurenti, nel 2003.
Nel 2013 viene invitato a parlare del proprio lavoro all’interno della rassegna ”Martedì Critici”, al Chiostro del Bramante di Roma. (Biografia per cortesia del FFMAAM- Fondo Francesco Moschini A.A.M. Architettura Arte Moderna, Roma).