Gianluca Capozzi – Panic rooms
PANIC ROOMS è una selezione di opere già esposte il marzo scorso, presso il MUSEO IRPINO-COMPLESSO MONUMENTALE CARCERE BORBONICO, mostra a cura di Adriana Rispoli e con la direzione artistica di Ernesto Esposito.
Comunicato stampa
Inaugurerà giovedì 21_09_23 dalle ore 19,00 la mostra personale di GIANLUCA CAPOZZI.
PANIC ROOMS è una selezione di opere già esposte il marzo scorso, presso il MUSEO IRPINO-COMPLESSO MONUMENTALE CARCERE BORBONICO, mostra a cura di Adriana Rispoli e con la direzione artistica di Ernesto Esposito.
Dice la curatrice Adriana Rispoli: “La pittura di Gianluca Capozzi, medium vitale di introspezione dell’animo, veloce, tagliente e sempre rasente il non finito, è un dispositivo di ricerca che cela un’intrinseca dimensione esistenziale.
Nella recente serie Panic Rooms, insieme realistica e onirica, attrattiva e conturbante, trasporta l’osservatore in un contesto apparentemente rassicurante di interni borghesi anni ‘70 per poi abbandonarlo ad un senso di voyerismo verso un flusso paranoico di flash e di figure fantasmatiche che aleggiano indistintamente sui piani della rappresentazione. Pur ammiccando alla lezione coloristica dell’impressionismo, le cui vibrazioni di luce contribuiscono a creare il dinamismo della rappresentazione e a produrre un certo rumore di fondo, l’artista ribalta l’assioma della pittura en plein air attraverso il morboso ripetersi di interni le cui soglie - porte, vetrate, finestre – volutamente eludono qualsiasi riferimento al paesaggio esterno. ( Testo critico completo di Adriana Rispoli allegato)
Gianluca Capozzi, nasce ad Avellino, Italia nel 1973. Studia pittura all’accademia di belle arti di Firenze. Tra i finalisti del Premio Videoinsight®, Premio Eneganart a Palazzo Strozzi, del Premio Cairo, Premio Termoli, Premio Lissone, Premio Celeste alla Brodbeck Foundation, Premio Banca Profilo alla Permanente, Premio Miche@ e due edizioni del premio Seat Pagine Bianche. Tra le mostre "THE SEVERED GARDEN” personale a cura di Andris Brinkmanis, "BAM, BIENNALE ARCIPELAGO MEDITERRANEO”, “WAITING FOR THE PRINCE” alla Fondazione Videoinsight®, “OCEAN PROJECT” personale a cura di Viktor Misiano al Palazzo Delle Arti, Napoli. Nelle collezioni di Museo Laboratorio, Ci,à S.Angelo, The Artrooms Foundation, Londra, The Bank Contemporary Art Collection, Luciano Benetton Collection, Frank Cohen Collection, London, Videoinsight® Collection.
DINO MORRA_GALLERY v.Alabardieri 1_ 80121 Napoli [email protected]
Fragile impasto di sordidi vizi,
colpevoli debolezze, splendide virtù,
l’uomo reca in sè la propria condanna e la propria salvezza
L.Bunuel
La pittura di Gianluca Capozzi, medium vitale di introspezione dell’animo, veloce, tagliente e sempre rasente al non finito, è un dispositivo di ricerca che cela un’intrinseca dimensione esistenziale.
Nella recente serie Panic Room, insieme realistica e onirica, attrattiva e conturbante, trasporta l’osservatore in un contesto apparentemente rassicurante di interni borghesi anni ‘70 per poi abbandonarlo ad un senso di voyerismo verso un flusso paranoico di flash e di figure fantasmatiche che aleggiano indistintamente sui piani della rappresentazione.
Pur ammiccando alla lezione coloristica dell’impressionismo, le cui vibrazioni di luce contribuiscono a creare il dinamismo della rappresentazione e a produrre un certo rumore di fondo, l’artista ribalta l’assioma della pittura en plein air attraverso il morboso ripetersi di interni le cui soglie - porte, vetrate, finestre – volutamente eludono qualsiasi riferimento al paesaggio esterno.
Per definizione stanza di sicurezza, ambiente “teoricamente” protetto, la Panic Room di Capozzi è all’opposto un luogo di allucinazione: dapprima deserta, in cui l’assenza umana è soppiantata da una sovrabbondanza di dettagli decorativi che esplodono in un caleidoscopio di colori, per poi affollarsi di personaggi inafferrabili, sagome di donne, uomini o bambini che, relegati in quattro mura, volteggiano in un’atmosfera psichedelica e in assenza di gravità. In questa dimensione ultraterrena e claustrofobica, il chiuso di un appartamento diventa la scenografia per rappresentare l’invisibile, ma anche per denunciare l’indicibile.
Tuttavia la frenesia della città e l’armonia della natura sfondano nell’immaginario di Capozzi nei due video, offrendo una via di fuga. Inarrestabile flusso onirico composto da migliaia di fotografie e condito da improvvisi segni pittorici, il video fa da contraltare alla nevrotica serialità delle tele.
La lezione di Bunuel - Il fascino discreto della borghesia e ancor di più L’Angelo sterminatore - si legge nella trama della sequenza di dipinti in mostra assimilabili a frame cinematografici le cui piccole varianti trasportano lo spettatore in un loop visivo e, come i video, in una dilatazione di uno stato aumentato di coscienza.
Proprio in questa serialità troviamo la chiave di lettura, il sottotesto di una pittura/partitura che si muove sulla polarità del binomio di un’estetica accattivante e un contenuto angosciante: la necessità di una fuga fisica o psicologica, sia essa scaturita nei drammatici mesi di lockdown che hanno visto l’esponenziale aumento di violenza domestica, o dalle prigionie mentali e sociali dovute all’ipocrisia di contesti borghesi in cui lo scintillio di un arredamento à la page tenta di coprire le frustrazioni più intime ed inconfessabili.
Ad ognuno la propria visione...
Adriana Rispoli