Gianluca Capozzi – Sequences of a Panorama
Sogno lucido è l’ossimoro che meglio descrive la dimensione che la pittura di Gianluca Capozzi dischiude. Le situazioni, gli ambienti e i personaggi ritratti nelle sue opere eludono il mondo fenomenico e raccontano la non linearità di tempi e spazi.
Comunicato stampa
Sequences of a panorama
“I confini della nostra mente si spostano di continuo e molte menti possono confluire l’una nell’altra, per così dire, e creare o rivelare un’unica mente, un’unica energia.” W. B. Yeats, Magia, Adelphi, Milano, 2019, p. 17.
Sogno lucido è l’ossimoro che meglio descrive la dimensione che la pittura di Gianluca Capozzi dischiude. Le situazioni, gli ambienti e i personaggi ritratti nelle sue opere eludono il mondo fenomenico e raccontano la non linearità di tempi e spazi.
Le opere che la mostra Sequences of a panorama presenta, sono delle sequenze che scandagliano lo sguardo mentre coglie frammenti di panorami che per analogia divengono paesaggi interiori.
I nuovi dipinti della serie Stanze, interni, realizzati per la mostra, presentano dei soggiorni di case borghesi dall’atmosfera vintage, che diventano per Capozzi metafore di uno stare dentro per guardarsi all’interno. Qui, cumuli di forme astratte, nebulizzate e sovrapposte a elementi figurativi, delineano scenari domestici che tuttavia non danno luogo a scene intime e accoglienti, al contrario, si declinano in contesti fantasmagorici, come le illusioni ottiche che si verificano durante uno stato alterato di coscienza.
Tutto è interconnesso, e tutto è animato da energie dalle diverse tonalità e vibrazioni che confluiscono tra loro. L’opera d’arte è dunque, come ebbe a dire Aby Warburg, un dinamogramma, ovvero uno strumento che registra il passaggio di una forza.
Per questo motivo, la pittura di Capozzi trascende la pura rappresentazione e la trasfigura stratificando l’immagine e sviandone il senso apparente. Nella sua operazione di congiunzione tra figura e astrazione, tra gestualità e minimalismo, tra disegno fatto di linee e disegno colorista, i quadri di Capozzi aprono a una dimensione alterata e psichedelica, dove i piani temporali si confondono, e gli interni, fatti di mobili modernisti di metallo, fòrmica e vetro, sofà in pelle, colori acidi alle pareti e, come in una mise-en-abyme, quadri appesi, costruiscono un setting, disertato e silenzioso, dove non compaiono figure umane, perché sono questi stessi interni a osservare la figura umana che siamo noi spettatori.
Capozzi ricrea luoghi di un altrove alterato, una dimensione parallela e onirica, che ritorna anche nella seconda serie in mostra, Senza titolo, che attinge invece a foto vintage di figure femminili. Pose inusuali e figure evanescenti, sono i fantasmi che hanno forse abitato quegli stessi salotti, e che rompono la linearità irrevocabile dello scorrere del tempo per un eterno presente impermanente, in un provvisorio equilibrio che travalica i confini delle menti.
Mattia Solari