Gianluca Quaglia – C’è sempre qualcosa che manca
“C’è sempre qualcosa che manca”, nuova mostra dell’artista milanese Gianluca Quaglia curata da Rossella Moratto.
Comunicato stampa
La Galleria di arte contemporanea #apis+ di Benevento, sabato 4 marzo alle 18:30 inaugura “C’è sempre qualcosa che manca”, nuova mostra dell’artista milanese Gianluca Quaglia curata da Rossella Moratto.
Con l’avvicinarsi della primavera, lo spazio outsider di Via Torre della Catena 64, fondato da Marco Victor Romano, invita a entrare nell’ “ipotetico giardino” creato dall’artista nella sua personale, aperta al pubblico con ingresso gratuito fino al 4 giugno 2023. Come in un teatro, per dirla con le parole della curatrice, Quaglia “mette in scena scorci di vita disseminando sculture in ceramica smaltata, animali in ceramica, porcellana e una volpe tassidermizzata, dei fiori raffigurati su tavole botaniche antiche incorniciate con un vetro stampato a nido d’ape, insetti in bronzo, mele in cartapesta” e non solo.
Partendo dalle tavole zoologiche di fine Ottocento, fulcro della mostra, si attiva un loop concettuale e visivo con il tentativo di raccontare il ciclo della vita, anche legato all’azione della “cancellazione” soltanto apparentemente distruttiva. La fibra di carta e il materiale d’inchiostro ricavati dalla cancellazione di un camaleonte, infatti, rinascono dalle mani dell’artista nelle piccole sculture di mosche di cui il rettile potrebbe nutrirsi e – come dice Moratto – si dà inizio “al gioco della rappresentazione e dove c’è sempre qualcosa che manca, appunto, e in questo mancare sta lo spazio della creazione”.
La relazione uomo-natura è da sempre alla base della riflessione artistica di Quaglia e l’attitudine alla profonda ricerca, nonché alla valorizzazione di materiali “eterni” nell’arte come il bronzo e la ceramica, sono tratti distintivi che condivide con l’identità della stessa galleria #apis+. Tutti coloro che lo vorranno potranno camminare tra le opere, parte attiva dell’esposizione, senza che gli venga indicato il sentiero e il sentire. Il pubblico potrà osservare l’ambiente circostante liberamente, incrociando o schivando lo sguardo della volpe che osserva incuriosita i fiori o del gufo, ma certamente andando oltre l’evidenza e guardando il paesaggio da una prospettiva diversa: la propria.