Gianluigi Colin – Vediamoci nella mischia
Il festival del Giornalismo Culturale è lieto di presentare all’interno della programmazione dell’edizione 2024 la mostra di Gianluigi Colin “Vediamoci nella mischia”, a cura di Marco Bazzini e ospitata negli spazi di Palazzo Ducale di Urbino
Comunicato stampa
Il festival del Giornalismo Culturale è lieto di presentare all’interno della programmazione dell’edizione 2024 la mostra di Gianluigi Colin “Vediamoci nella mischia”, a cura di Marco Bazzini. La mostra, in collaborazione con Building Gallery e Galleria De Ambrogi, è sostenuta da Diatech Pharmacogenetics.
Nei prestigiosi spazi di Palazzo Ducale di Urbino più esattamente nella sala della Biblioteca del Duca e nella Grande Cucina, Gianluigi Colin presenta il suo ultimo ciclo di lavori arricchiti da alcuni pezzi storici, allestiti in modo del tutto innovativo e che restituiscono la natura complessa della sua ricerca.
I ritratti di Federico e Battista Sforza dei primi anni Duemila sono una rielaborazione da Piero della Francesca e sono presentati in quella che secondo Baldassarre Castiglione fu la “suprema excellenzia del suo magno palazzo”, la biblioteca, mentre una numerosa rappresentanza di opere astratte sono raggruppate e accostate alle pareti della Grande Cucina.
Alcune inedite e realizzate appositamente per questa mostra, le grandi tele sono cariche di sedimentazioni di colori, di striature ripetute, di campiture dilatate nello spazio quasi fosse lo trascinamento meditato di materie pittoriche. Ma la particolarità di queste opere risiede nelle origini e nella tecnica dei lavori che mettono in luce, nella coerenza di tutto il lavoro dell’autore, la radice concettuale e pittorica della sua ricerca. Gianluigi Colin, infatti, non dipinge secondo tradizione, ma si appropria di grandi tessuti normalmente utilizzati per pulire le rotative di diversi quotidiani. I Sudari di Colin sono dunque dei tessuti in poliestere usati per “rimuovere” simbolicamente le notizie del mondo. Materiali portatori della memoria di giorni, mesi, anni di notizie, intrisi di inchiostri tipografici ed energie collettive. Autentici “stracci di parole”: il “grado zero” di ogni forma di scrittura.
“In un festival - dichiara Lella Mazzoli direttrice del Festival con Giorgio Zanchini - che celebra la cultura in tutte le sue sfaccettature, che celebra il giornalismo e si pone l'obiettivo di mettere in luce il fatto che nessuna forma di giornalismo può esserci senza conoscenza, esperienza e competenza non poteva mancare una mostra che celebra l'informazione nel suo ultimo stadio.”
“In questi object trouvé - afferma Colin che per molti anni è stato nella redazione del più importante quotidiano nazionale - ho trovato la simbolica rimozione di infinite storie, la stessa che coinvolge ognuno di noi, e che rischia di condurci alla dimenticanza, all’oblio. È la traccia di un tempo dissolto, inattesa testimonianza del dialogo con la complessità dell’esistenza. Tele prelevate nel cuore del mondo dell’informazione che si manifestano come sudari laici del nostro tempo”.
Vediamoci nella mischia - scrive Marco Bazzini - fa “riferimento alla moltitudine di notizie che proprio nel loro accavallarsi si zittiscono, quel rumore di fondo che oggi contraddistingue la semiosfera (...) ma anche a una più inusuale definizione del termine “mischia” che nell’industria tessile definisce un tipo di tessuto realizzato con fibre di diversa natura o di diverso colore.”