Gianluigi Colin – Post Scriptum 

Informazioni Evento

Luogo
BUILDING
via Monte di Pietà, 23, 20121 , Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
08/02/2024
Artisti
Gianluigi Colin
Curatori
Bruno Corà
Uffici stampa
DDL STUDIO
Generi
arte contemporanea, personale

Post Scriptum, una mostra personale di Gianluigi Colin, a cura di Bruno Corà, che ospita una selezione di circa 40 opere inedite.

Comunicato stampa

“Tutto il bene nascosto. Tutto il nascosto male”

Qoélet

“Quelli che avete vinto siamo noi”

Bertolt Brecht, L’Abicí della guerra, 1955

 

 

BUILDING presenta, dall’8 febbraio al 23 marzo 2024, Post Scriptum, una mostra personale di Gianluigi Colin, a cura di Bruno Corà, che ospita una selezione di circa 40 opere inedite, realizzate appositamente per l’occasione, fra cui dipinti di grandi dimensioni, video e installazioni, che mettono in luce la potenza espressiva e la poliedricità dell’autore.

 

I lavori di Gianluigi Colin esposti in BUILDING e realizzati negli ultimi tre anni, sono il frutto di una ricerca concettuale iniziata nel 2011 e già confluita in alcuni progetti espositivi presentati a Milano, Roma e in altre città italiane. Da molti anni l’artista si concentra sul dialogo tra immagini e parole: in particolare, il centro del suo lavoro è il sistema dei media, la dimensione del tempo e il valore della Memoria.

Con Post Scriptum, Colin presenta una nuova sequenza di opere astratte, cariche di sedimentazioni cromatiche, di striature ripetute, di campiture dilatate nello spazio. La particolarità di questi lavori risiede nella loro stessa tecnica d’origine: l’artista, infatti, si appropria di grandi tessuti utilizzati per pulire le rotative di quotidiani e di stabilimenti di arti tipografiche – un’operazione che mette in luce l’autenticità di questa ricerca concettuale, che si fonda e dialoga con la storia personale dell’artista.

Come afferma Bruno Corà: “Quella di Gianluigi Colin è oggi una delle proposizioni visive linguisticamente più originali della scena artistica contemporanea, poiché essa si manifesta formalmente e si confronta con una realtà del quotidiano, del transitorio, dell'instabile, cioè con quanto della vita e dei fatti che in essa avvengono, tradotti in comunicazione mediatica, si eclissa scomparendo dalla memoria con una rapidità inaudita, mai percepita prima d'ora.

Con un'azione di recupero, scelta e qualificazione dei tessuti residuali impiegati nell'operazione di pulitura delle rotative dagli inchiostri, Colin consegna alla nostra epoca, quali sirene policrome attraenti, le sorprendenti icone della sua precipitosa impermanenza e del suo drammatico dissolvimento.

Il repertorio delle opere in mostra presso BUILDING svela le diverse anime di Colin. Questi lavori nascono tra la materia della realtà tipografica, portatrice della memoria di giorni, mesi, anni di notizie, intrisa di inchiostri tipografici ed energie collettive. Simbolici “stracci di parole”: il grado zero di ogni forma di scrittura. Dipinti che interpretano emblematicamente lo zeitgeist, lo spirito di un tempo contemporaneo, incline a rimuovere più che a memorizzare tanto le parole quanto le immagini – elementi che invece, nelle opere dell’artista, appaiono dissolte e trasformate in un seducente insieme di colori, di segni, di venature azzeranti lo spazio e il tempo. Dimensioni in cui è contenuto, come ricordano le parole del Qoélet: “Tutto il bene nascosto. Tutto il nascosto male”.

 

Ho sempre pensato alla responsabilità dell’artista di fronte alla Storia – dichiara Colin –.  L’insieme dei miei lavori, volutamente scelti per questa mostra dai toni drammatici, con rossi intensi, sfumature di nero, striature nere su fondi bianchi o azzurri, si presentano come simbolo di un oblio incombente, inquietante e minaccioso. Un senso di costante indifferenza e dimenticanza che purtroppo appartiene al momento storico che viviamo. Le mie opere si confrontano con uno spazio interiore, ma parlano di una dimensione collettiva”.

 

In questo senso, il titolo della mostra, Post Scriptum lascia spazio a un’evocazione che coinvolge la stessa identità dell’artista.  Da una parte l’autenticità della ricerca che proviene dal mondo delle parole, della stampa, dell’informazione, degli inchiostri, dunque dalle scritture. Dall’altra una nota di aggiunta alla lunga e ricca storia artistica dell’autore.

L'artista

 

Gianluigi Colin (Pordenone, 1956) vive e lavora a Milano. Da molti anni conduce una ricerca artistica intorno al dialogo tra le immagini e le parole. Il suo lavoro nasce come investigazione sul passato, sul senso della rappresentazione, sulla stratificazione dello sguardo. Si tratta di una poetica densa di richiami alla storia dell’arte e alla cronaca, che tende a porre sul medesimo piano memoria e attualità, facendo sfumare i confini tra le epoche. Una poetica dal forte impegno civile ed etico, che vuole restituire all’esperienza artistica forti valenze militanti.

Sue mostre personali si sono tenute in numerose istituzioni italiane e straniere, tra le quali: Arengario di Milano, 1998; Centro Cultural Recoleta di Buenos Aires, 2002; Museo Manege di San Pietroburgo, 2003; Bienal del Fin del Mundo a Ushuaia, 2007; Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina – Museo MADRE di Napoli, 2011; Museo Istituto d’Arte Moderna - IVAM di Valencia, 2011; Fondazione Marconi di Milano, 2012; Galleria d’ Arte Moderna e Contemporanea a Pordenone, 2014; MARCA – Museo delle Arti di Catanzaro, 2016-2017; Triennale Milano, 2018; Visionarea Art Space di Roma, 2019; Palazzo del Governatore a Parma, 2020, in occasione delle manifestazioni di Parma Capitale della Cultura. Protagonista di performance (organizzate in varie parti del mondo), è stato invitato a “Valencia09” (presso l’IVAM di Valencia, nel 2009) e selezionato per il Padiglione Italia della 54a Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia nel 2011.

Alcune sue opere sono presenti in collezioni private, musei e istituzioni pubbliche in Italia e all’estero. Colin per molti anni è stato art director del “Corriere della Sera”; attualmente è cover editor de “la Lettura” e de “la Lectura” de “El Mundo”, di Madrid. Tiene conferenze, seminari e corsi universitari. Ha scritto numerosi saggi e articoli sulla fotografia, sulla comunicazione visiva e attualmente scrive di arte sulle pagine culturali del “Corriere della Sera”.

Il curatore 

 

Bruno Corà (Roma 1942) storico dell’arte, critico e giornalista, è attualmente Presidente della Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri a Città di Castello.

È stato docente presso l’Accademia di Belle Arti di Perugia (1979-1999), l’Università di Cassino (1999-2005) e di Firenze (2005-2008). Accademico d’onore dell’Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci (Perugia, 1981), e dell’Accademia del Disegno di Firenze; professore emerito della Athens School of Fine Arts (2013), ha ricoperto ruoli di spicco in numerose realtà istituzionali: è stato infatti direttore del Museo Pecci di Prato (1995-2002), di Palazzo Fabroni di Pistoia (1993-2001), del CAMeC de La Spezia (2003-2007), del Museo d’Arte e del Polo culturale di Lugano (2008-2010) e del CAMUSAC di Cassino (dal 2013).

Curatore delle Biennali di Gubbio (1996-97, 2016), di Carrara (2006), di La Spezia (2002, 2004 e 2006) e Commissario per l’Italia alla Biennale di Dakar (2002). È stato fondatore e direttore delle riviste “Anoir, Eblanc, Irouge, Uvert, Obleu:” (1980-1987) e “Mozart” (2012-2016). È autore di numerose pubblicazioni sui principali artisti contemporanei internazionali. Promotore e curatore di convegni scientifico-artistici, tra cui Who is afraid of Red, Yellow and Blue? al CNR di Roma (1986) sul colore, e delle due edizioni di Au Rendez-vous des Amis (Museo Pecci, 1998 e Fondazione Burri, 2015). Ha viaggiato e curato mostre in varie città degli Stati Uniti, Canada, Giappone, Russia, Europa, Cina e di altri Paesi. Membro dei Comitati Scientifici degli Archivi Kounellis, Isgrò, Spagnulo, Calzolari, Agnetti, Bertrand, Bassiri.