Gianluigi Colin – Quel che resta del presente

Informazioni Evento

Luogo
VOLUMNIA
Stradone Farnese 33, , Piacenza , Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
23/09/2022
Artisti
Gianluigi Colin
Curatori
Achille Bonito Oliva
Generi
arte contemporanea, personale

Una complessa e monumentale installazione site-specific dà vita alla mostra di Gianluigi Colin nella galleria Volumnia a Piacenza.

Comunicato stampa

Una complessa e monumentale installazione site-specific dà vita alla mostra di Gianluigi Colin nella galleria Volumnia a Piacenza.

Gianluigi Colin (Pordenone, 1956) da molti anni lavora sul dialogo tra immagini e parole. In particolare, il centro del suo lavoro è il sistema dei media, la dimensione del tempo e il valore della Memoria.

Questa mostra, curata da Achille Bonito Oliva, rappresenta per Gianluigi Colin una nuova
ed impegnativa sfida: lo spazio imponente della cinquecentesca Chiesa di Sant’Agostino, coraggiosamente fatto rinascere da Enrica De Micheli, ha spinto infatti Colin a confrontarsi in un corpo a corpo con gli impegnativi spazi densi di storia e avvolti da una naturale spiritualità.

La mostra è stata possibile anche grazie al coordinamento di Luigi De Ambrogi, il progetto allestitivo dello studio Baldessari e Baldessari e uno speciale progetto delle luci di Davide Groppi. La mostra si inserisce nel programma di XNL APERTO: progetto dedicato alle arti contemporanee nato dalla sinergia tra istituzioni pubbliche e soggetti privati del territorio piacentino.

Colin ha dato vita a una mostra interamente pensata ad hoc per gli spazi della chiesa, presentando due nuovi cicli di lavori molto diversi sul piano della rappresentazione, ma uniti dall’uso degli stessi materiali e dallo stesso linguaggio dell’astrazione.

Complessivamente si tratta di 60 tele, alcune anche di grandi dimensioni, più una monumentale installazione nella navata centrale della Chiesa.

Da una parte, infatti, Gianluigi Colin ha deciso di collocare le sue opere astratte (che ha chiamato “Impronte,” caratterizzate dal fatto di essere materiali di pulizia delle rotative di stampa di quotidiani o di libri) esattamente là dove prima c’erano le cinquecentesche pale d’altare: opere cariche di memorie di parole e di figure, qui dissolte in segni, striature dai colori tenui o accesi che suggeriscano un’idea di meditazione e riflessioni sulla fragilità dell’esistenza.