Gianluigi Serravalli – Tracce di vita messe in scena
La mostra raccoglie un’ampia selezione di fotografie di Gianluigi Serravalli realizzate prevalentemente in bianco e nero dagli anni Settanta ad oggi.
Comunicato stampa
La mostra “Tracce di vita messe in scena”, ospitata a villa Borletti a Origgio (VA) dal 24 giugno al 2 luglio 2017, raccoglie un'ampia selezione di fotografie di Gianluigi Serravalli realizzate prevalentemente in bianco e nero dagli anni Settanta ad oggi. Sono ritratti rapiti casualmente ai passanti durante i suoi viaggi nell'amata Francia, scene di vita quotidiana che si trasformano in vere e proprie parodie.
L'esposizione, curata da Francesca Bellola, vanta anche gli scatti in digitale realizzati, a partire dal 2009, con una minuscola macchina fotografica per documentare il mondo circostante senza essere osservato. Serravalli, apprezzato anche come pittore, ha un carattere socievole e curioso, tipico delle sue origini ferraresi, capace di cogliere gli aspetti drammatici con ironia e sagacia.
“Non è la mera fotografia che mi interessa. Quel che voglio è catturare quel minuto, parte della realtà”. Queste parole del grande Henri Cartier-Bresson riassumono in maniera inconfutabile il pensiero di Gianluigi Serravalli, artista poliedrico, le cui opere si identificano nel realismo esistenziale.
Spontaneità, intuizione e un senso compositivo innato nella ricerca dell'essenziale sono le doti che caratterizzano le immagini immortalate dall'autore in situazioni a volte esilaranti, spesso irripetibili. Dunque uno sguardo acuto e lungimirante riesce a rendere sublime, attraverso semplici particolari, anche i soggetti insignificanti per l'osservatore.
Nei contesti raffigurati emerge sempre un senso di solitudine, un'incomunicabilità fra individui che si rispecchia in un vuoto sia fisico che spirituale. L'inquietudine del mal di vivere si manifesta in varie tipologie di opere descritte da Serravalli.
L'architettura urbana appare desolata, quasi metafisica, abitata da poche figure umane abbandonate dall'incuria della nostra cultura in parte devastata. Sono opere che fanno riflettere ma che rasentano la poesia e la musicalità.