Gianni Casagrande – Everyone in the world is doing something without me (minuscoli ossicini)

Informazioni Evento

Luogo
MANCASPAZIO
via della Pietà, Nuoro, Italia
Date
Dal al

Dal lunedì al sabato dalle 17 alle 20

Vernissage
10/01/2020

ore 18

Artisti
Gianni Casagrande
Generi
arte contemporanea, personale
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Everyone In The World Is Doing Something Without Me (Minuscoli Ossicini), mostra personale di Gianni Casagrande a cura di Chiara Manca e Cecilia Mariani.

Comunicato stampa

Everyone In The World Is Doing Something Without Me (Minuscoli Ossicini), mostra personale di Gianni Casagrande a cura di Chiara Manca e Cecilia Mariani, è la prima tappa di un più ampio progetto espositivo che nel corso del 2020 coinvolgerà altri tre artisti accomunati dall’origine nuorese – Vincenzo Pattusi, Vincenzo Grosso, Ruggero Baragliu – chiamati a confrontarsi con un’eredità concettuale forte quale quella del romanzo postumo Il giorno del giudizio (1977) di Salvatore Satta (1902-1975), e dunque con l’identificazione del capoluogo barbaricino con un metaforico “nido di corvi”. Un (pre)concetto identitario, questo, di per sé negativo ma difficilmente ignorabile, con cui la stessa intelligentsia locale, nei decenni più recenti, ha fatto dei conti un po’ approssimativi, quasi si trattasse di un mantello ancora troppo caldo per quanto ruvido, confortevole perché recante la traccia della propria impronta.

Prendendo le mosse da Krähen. Ein Portrait, volume del 2013 del tedesco Cord Riechelmann pubblicato nella sua versione italiana da Marsilio nel 2019 all’interno della collana Storie Naturali, è stato chiesto agli artisti di compiere la stessa operazione di ribaltamento compiuta dallo studioso: come lui, dopo anni di osservazione diretta dei volatili e di confronto con la comunità scientifica, è stato in grado di smentirne la pessima fama materiale e immateriale, così loro si sono relazionati con un pregiudizio simbolico ostinato e limitante per una città che proprio per l’anno 2020 aveva voluto proporsi in qualità di capitale italiana della cultura. Alla pari dei corvi abissini (corvus crassirostris), che hanno l’abitudine di sostare sul tetto di quella che ad Harar fu la casa del poeta Arthur Rimbaud, si sono posati metaforicamente sulle tegole del magistero sattiano: chiamati a concepire una o più opere a partire dalle argomentazioni esposte nel testo di Riechelmann e da un volume inteso anche come oggetto-libro, hanno dato la loro personale interpretazione del tema; un modo concreto, questo, per affermare l’esistenza di un processo creativo in corso e la propria originale presenza al suo interno, sia attraverso la rielaborazione di un’origine urbana e culturale comune, sia tramite il filtro specifico del proprio tratto, segno, intervento. Un volo evidentemente ambizioso, insomma, alla ricerca di prospettive nuove, più aeree, più alte.

La mostra di Gianni Casagrande, in cui i lavori creati per l’occasione si affiancano a una videoinstallazione retrospettiva e a una selezione mirata di quadri facenti parte del suo nutrito corpus pittorico (oltre 400 dipinti realizzati in quattordici anni di attività), propone un’interpretazione autoriale della metafora ornitologica mediata attraverso il collage. La riflessione sulla “funzione” del corvo ha trovato così compimento in un’opera singola e in un polittico il cui titolo – Keyholes, ovvero “buchi della serratura” – è un invito a origliare “le voci di dentro” del libro di Riechelmann, a spiare ciò che di buono vi accade e a prenderne in qualche modo spunto per la rifondazione positiva di un’identità locale finalmente emancipata dallo stigma sattiano.

L’esposizione è accompagnata da un catalogo bilingue con testi di Chiara Manca e Cecilia Mariani, progetto grafico di Sara Manca, traduzioni in inglese di Shahrazad Hassan e fotografie di Nelly Dietzel.