Gianni Zanni – Il viaggio del mito

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA SPAZIOSEI
Via Sant'anna 6, Monopoli, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

da martedì a sabato, ore 17.30 - 20.30

Vernissage
04/05/2013
Patrocini

Regione Puglia, Provincia di Bari, Città di Monopoli

Artisti
Gianni Zanni
Generi
fotografia, personale

Noi, sul limite del mare, rinunciamo alla sicurezza, aspettando un nome che ci racconta dell’al di là del mare, del diverso accattivante. Il racconto, il mito, prelude già al nostro viaggio, alla voglia di attraversare il mare, di affrontare il pericolo senza nome del naufragio o dello smarrimento. Ma di fronte al pericolo la promessa di un nome è già racconto di un viaggio, rotta abbozzata di sentimenti e di idee: il racconto, il mito, il nome sono già una mappa appena disegnata dei continenti promessi al di là del mare.

Comunicato stampa

GIANNI ZANNI si interessa di fotografia dalla metà degli anni ‘70 e le sue prime foto costituiscono un reportage delle periferie del capoluogo pugliese.
Avvia una lunga ricerca fotografica sulla cultura materiale e le tradizioni popolari in Puglia; queste foto sono ora patrimonio del Museo Nazionale di Arti e Tradizioni Popolari di Roma.
Negli stessi anni inizia l’attività professionale, impegnandosi nella fotografia dei vari aspetti culturali e architettonici del territorio pugliese.
La mostra, a cura di Mina TARANTINO, è presentata dal prof. Francesco SCARAMUZZI che, nel suo testo in catalogo dal titolo Il mare sul limite della terra, offre una lettura mitica delle opere di Gianni Zanni: «Il gioco delle ragazze sul limite del mare racconta di una spensieratezza senza futuro. Ma una di loro, Europa, era destinata a far innamorare di sé il dio, che, in forma di toro leggiadro la prenderà sulla sua groppa e nuoterà fino al continente opposto, allontanandola dal gioco, dalle compagne e dalla sua patria.
L’animale maggiormente pericoloso, il più irascibile e imprevedibile, è trasformato in compagno di giochi, accetta di portare una festosa ghirlanda di fiori tra le sue corna, fa avvicinare la ragazza, ma con la sua avvenenza apparentemente mansueta, la rapisce per sempre, destinandola ad essere il fato di un continente.
Dunque Europa, rapita da Zeus, è venuta dal mare, portando il suo nome alla terra nostra che ancora si affaccia sul mare, interrogandosi. Il mare si dispone come il limite naturale della patria mentale, della sicurezza e del domestico. Ma dal mare il dio chiama a nuovi destini, nuovi racconti e diverse avventure.
Nel suo viaggio Europa porta con sé il nome. Il nome che darà ad un continente. Un continente che aspettava il proprio nome dal mare.
Sull’altro lato del mito Diomede, che, per affermare il suo coraggio, non può che offendere gli dei e subirne le conseguenze. Qui il viaggio si trasforma nel vagare disperato del fuggiasco, dell’esiliato, del disperso: la tristezza di un mare che allontana da ciò che si è amato, che costringe a porre la lontananza come veicolo di una nuova identità.
Uccidere il tempo è la facoltà di Chronos, che mangia i propri figli. Liberarsi dal sempre uguale, dal senza tempo significa porsi nel viaggio. Il viaggio, il racconto e il tempo sono la stessa cosa. E il mare è il veicolo in cui si compie il destino. Sarà pure la morte l’esito certo, ma il nome e il mito, viaggiando sul mare, racconteranno e preserveranno la vita, la sua pena e il coraggio.
Noi, sul limite del mare, rinunciamo alla sicurezza, aspettando un nome che ci racconta dell’al di là del mare, del diverso accattivante. Il racconto, il mito, prelude già al nostro viaggio, alla voglia di attraversare il mare, di affrontare il pericolo senza nome del naufragio o dello smarrimento. Ma di fronte al pericolo la promessa di un nome è già racconto di un viaggio, rotta abbozzata di sentimenti e di idee: il racconto, il mito, il nome sono già una mappa appena disegnata dei continenti promessi al di là del mare».