Giardino di acclimatazione
Le collezioni della Posta Svizzera e del Museo Villa dei Cedri di Bellinzona s’incontrano in un’esposizione unica, che s’interroga sulle sfide dell’adattamento ambientale e del cambiamento sociale.
Comunicato stampa
Due collezioni d’arte in dialogo. Opere e artisti che, quasi fossero piante che s’incontrano per la prima
volta in un nuovo ecosistema, imparano ad “acclimatarsi” e a collaborare. Una ricerca sul tema, oggi
più che mai urgente, dell’adattamento ambientale. Un partner d’eccezione: la Posta Svizzera, che con
la sua vasta collezione vanta una lunga tradizione di sostegno all’arte e collabora con i musei del
Paese, per dare vita a nuovi progetti espositivi.
Sono questi i fattori unici dai quali prende vita Giardino di Acclimatazione, la nuova esposizione in
programma al Museo Villa dei Cedri di Bellinzona, dal 14 settembre al 10 novembre. Un progetto
in linea con la missione del museo diretto da Carole Haensler, che da anni esplora in maniera ampia e
originale le sinergie tra arte e natura, alla ricerca di contaminazioni inedite.
Curata dalla stessa Haensler e da Diana Pavlicek, responsabile della collezione d’arte della Posta
Svizzera, la mostra è frutto dell’incontro di quaranta opere della collezione aziendale con trenta tra
dipinti, stampe, sculture e fotografie provenienti dalla vasta raccolta del museo bellinzonese. A
completare il progetto espositivo, alcuni prestiti selezionati dalle curatrici.
L’acclimatazione si rivela, grazie a questo percorso artistico, come un concetto poliedrico che trova
interessanti declinazioni, strettamente connesse a questioni socio-ambientali di attualità. Lo
dimostrano le interpretazioni del tema degli artisti coinvolti nel progetto: dall’accezione strettamente
ecologica, che vede come protagonista la natura nei confronti del cambiamento climatico, a quella
più antropologica, legata al rapporto tra uomo e realtà urbana, fino all’idea dell’acclimatazione alle
nuove tecnologie che hanno radicalmente cambiato il nostro stile di vita. La mostra inizia con uno
sguardo ironico, ma anche critico e poetico, sulla società borghese di ieri e di oggi, evidenziando
l’importanza dell’habitat, ovvero l’insieme delle condizioni ambientali in cui viviamo così come i loro
antecedenti storici. Lungo il percorso espositivo si confondono i limiti tra interno ed esterno, naturale
e artificiale. Lo spettatore è indotto a considerare strutture e oggetti del quotidiano con occhi nuovi,
curiosità e immaginazione. Altre opere sviluppano la riflessione sul paesaggio quale ideale creato
dall’uomo, ma anche quale specchio del suo incerto futuro, considerando lo scioglimento dei
ghiacciai e l’impatto dei cambiamenti climatici sugli ambienti urbani. La natura è da sempre superficie
di proiezione dell’uomo e, come tale, terreno di sperimentazione dell’arte. Le nuove tecnologie o
l’intelligenza artificiale non fermano questo confronto creativo anzi, lo sviluppano e lo alimentano con
rinnovato vigore.
«Temi quali il rapporto tra l’uomo, il suo territorio e l’ambiente naturale che lo circonda, tra identità e
cultura – spiega la Direttrice Carole Haensler - sono parti integranti dell’identità del Museo Villa dei
Cedri e della sua programmazione espositiva. Con Giardino di Acclimatazione, si apre un nuovo
capitolo di riflessioni sulla capacità di adattamento sia degli esseri umani, sia del ruolo dell’istituzione
pubblica. Obiettivo della mostra, coerentemente con l’indole socialmente critica e influente del nostro
museo, è anche quello di sensibilizzare il pubblico sull’importanza dell’habitat e stimolarlo ad andare
oltre i limiti tra interno ed esterno, naturale e artificiale».
Gli stessi spazi del museo si fanno testimonianza di un cambiamento di società e del conseguente
adattamento a nuove funzioni. Villa dei Cedri, adibita a dimora estiva privata a metà Ottocento e
trasformata in residenza permanente negli anni Trenta, venne venduta alla Città di Bellinzona solo alla
fine degli anni Settanta e aperta al pubblico quale museo d’arte nell’aprile del 1985. In questo habitat,
da quasi quarant’anni, si acclimatano opere e artisti provenienti da epoche e da orizzonti geografici
diversi.
La collezione della Posta Svizzera e la raccolta del Museo Villa dei Cedri condividono interessi e
preoccupazioni simili. Entrambe hanno l’obiettivo di documentare i cambiamenti culturali e sociali in
atto in Svizzera che, per il Museo Villa dei Cedri, si manifesta con un’attenzione particolare alla
relazione uomo–natura e alle opere su carta e, per la Posta Svizzera, con un focus sulla scena
contemporanea elvetica e su opere che indagano questioni sociali d’attualità.
La collezione del museo di Bellinzona prende forma nei primi anni Settanta del secolo scorso, grazie
alle donazioni alla Città fatte da Adolfo Rossi (1972) ed Emilio Sacchi (1974). Questo primo nucleo di
ritratti e paesaggi d’impronta ottocentesca, realizzati da artisti regionali, viene arricchito nel corso
degli anni con opere del Novecento, tra Ticino e Lombardia, aprendosi alla scena artistica svizzera con
l’arte contemporanea.
La raccolta della Posta Svizzera, invece, comprende oggi circa 450 opere di artisti che hanno un
legame profondo col Paese. Con lo scopo di favorire il dialogo all’interno della società e aprire nuove
prospettive, essa si focalizza su tematiche quali la diversità, la giustizia sociale, la progressiva
scomparsa delle risorse naturali, la sostenibilità e le questioni ambientali, nonché il confronto con la
storia locale.
Le curatrici:
Carole Haensler è curatrice e direttrice del Museo Villa dei Cedri di Bellinzona dal 2013.
Precedentemente ha lavorato per la Fondazione Thyssen-Bornemisza di Lugano e Thyssen-
Bornemisza Art Contemporary - TBA21 -, Vienna (2001-2004), il Zentrum Paul Klee di Berna (2005-
2010) e il Centre d’art Contemporain di Ginevra (2010-2013). È specializzata nella produzione artistica
e letteraria francese della seconda metà del XIX secolo e nell’arte francese e tedesca del periodo 1900-
1950. Negli ultimi anni, ha sviluppato un interesse particolare per le questioni di carattere ambientale
e per il rapporto tra uomo e natura in dialogo con l’arte contemporanea. Ha curato o co-curato
numerose mostre, tra le quali Memoria del Sublime. Il paesaggio del secolo XXI (Museo Villa dei Cedri,
Bellinzona, 2019), Luigi Pericle. Ad astra (con Laura Pomari, MASI – Museo d’Arte della Svizzera Italiana,
Lugano, 2021), Paesaggi a confronto. Arte, natura e società in Svizzera 1850-1920 (Museo Villa dei Cedri,
2021-2022), Icone vegetali. Arte e botanica nel secolo XXI (Museo Villa dei Cedri, 2022) e Underground.
Ecosistemi da esplorare (Museo Villa dei Cedri, 2024), co-curata con Luce Lebart e Joana P. R. Neves.
Diana Pavlicek è responsabile della collezione d’arte della Posta Svizzera, Berna. Dopo gli studi di
storia dell’arte, storia del cinema e giornalismo, si è specializzata nell’arte contemporanea come
curatrice e critica d’arte. La sua esperienza l’ha portata a lavorare per varie collezioni private di ditte
elvetiche e, da febbraio 2019, è responsabile della collezione della Posta Svizzera.
Gli artisti:
Tonatiuh Ambrosetti, Badel/Sarbach, Brigham Baker, Mirko Baselgia, Fiorenza Bassetti, Joseph Beuys,
Giuseppe Bolzani, Julian Charrière, Andriu Deplazes, Klodin Erb, Aldo Ferrario, Fischli/Weiss,
FRAGMENTIN, Alexandre Hollan, Philipp Gasser, Dorota Gaweda & Egle Kulbokaite, Gerber/Bardill,
Giovanni Giacometti, Christina Hemauer & Roman Keller, Alain Huck, Monica Ursina Jäger, Thomas
Julier, Lucie Kohler, Isabelle Krieg, Jérôme Leuba, Emilio Longoni, Armando Losa, Douglas Mandry,
Marta Margnetti, Gian Paolo Minelli, Janet Mueller, Harald Naegeli, Hayan Kam Nakache, Giulia
Napoleone, Taiyo Onorato & Nico Krebs, Flavio Paolucci, Imre Ferenc Jozsef Reiner, Kotscha Reist,
Philipp Schaerer, Markus Schinwald, Shirana Shahbazi, Rita Siegfried, Jean-Vincent Simonet, Una
Szeemann, Kelly Tissot, U5, Félix Vallotton, Ester Vonplon.