Gigliola Lai – il Doppio nell’altro
Nell’ambito della rassegna Zip – Mostre Lampo che prevede interventi artistici di un solo giorno, inaugura presso la galleria blublauerspazioarte di Alghero la personale di Gigliola Lai intitolata il Doppio nell’altro, con testi critici a cura di Gavina Cherchi e Giovanna Fadda.
Comunicato stampa
Il 23 febbraio 2013, nell’ambito della rassegna Zip – Mostre Lampo che prevede interventi artistici di un solo giorno, inaugura presso la galleria blublauerspazioarte di Alghero la personale di Gigliola Lai intitolata il Doppio nell’altro, con testi critici a cura di Gavina Cherchi e Giovanna Fadda.
Affiorano dal mare oscuro del sogno, i due volti gemelli che Gigliola Lai ha fatto venire alla luce in forma d’immagine, e dunque di fantasma, di miraggio, di chiaroscurale e struggente finzione.
Fluttuano davanti a noi come se fossero stati appena partoriti nel nostro tempo dal grembo di un altro tempo gravido di memoria e di desiderio, ma in esso sono trattenute e custodite come in una estatica, silente e atemporale, infinita gestazione. Nella lontananza paradossale del loro essere- in-immagine, prossimi e remoti allo stesso tempo, i due volti ci appaiono altrettanto paradossalmente divisi e uniti in un’indicibile reciprocità.
Assorti in una loro insondabile, enigmatica beatitudine, si dispongono, polarizzandosi, nello spazio e nel tempo di un Altrove governato dalla forza gravitazionale di uno specchio. E’ dalla luce perenne del fondo-oro di quello specchio, immutabile come quello delle antiche icone, dal fondo-oro di quella eternità che affiorano, immutabili e perenni, eternamente giovani e leggiadre, le due teste gemelle.
Generate, adombrate da quella luce-oro (in una geminazione simmetrica, una complementare, convergente apparizione) esse a quella luce originaria tendono, ritornano, nel suo riflesso si immergono, si cercano, si riconoscono, si contemplano, con-vivono, in un rapimento reciproco che è silenziosa armonica risonanza.
Congiunte nel liquido riflesso dello specchio d’oro, soglia e tramite ineludibile fra loro e fra il loro mondo e il nostro, le due teste gemelle (teste di ninfe senza corpo, acquatiche e aeree allo stesso tempo), danzano eternamente nello spazio tracciando percorsi ellittici e orbite sincroniche, nello sperdimento reciproco dell’agnizione amorosa.
Nel trittico di Gigliola Lai ogni scissione è riassorbita e pacificata nella relazione, ogni dualità nella identità: l’apparizione del Doppio non è una allucinazione perturbante carica di insidie, ma una poetica visione che rovescia il mito di Narciso, e la sua sorte.
Qui Narciso, ritrova, custodisce, e fa vivere in sé stesso, ricongiungendosi a lei attraverso lo specchio delle immagini, quell’amatissima sorella, la sua gemella perduta di cui talvolta parlano gli antichi: vive nella sublime pienezza di una identità duale e fusionale, in cui nulla si perde o si corrompe, e la morte stessa appare un riflesso della vita.
Che altro può significare il sorriso misterioso che tenero traluce sui volti intatti, appena sfiorati dalla polvere del tempo, di queste trasognate geminae sorores? (G. Cherchi)