Gilda Genghini / Annamaria Nicolussi Principe
Nuovo allestimento del progetto Casa Accademia, allestito presso la Conserveria del Pastis in piazza Emanuele Filiberto, proposto dal docente di Plastica Ornamentale Paolo Grassino, delle giovani studentesse ed artiste Gilda Genghini e Annamaria Nicolussi Principe.
Comunicato stampa
Questo nuovo allestimento del progetto Casa Accademia, allestito presso la Conserveria del Pastis in piazza Emanuele Filiberto, proposto dal docente di Plastica Ornamentale Paolo Grassino, delle giovani studentesse ed artiste Gilda Genghini e Annamaria Nicolussi Principe, presenta dei motivi di notevole interesse, coniugando motivazioni di elevato e non banale rilievo concettuale, al di là di qualsiasi sterile epigonismo, ad una precisa e consapevole resa formale.
Gilda Genghini adotta una efficace metafora per descrivere la disomogeneità sociale del vivere contemporaneo, la perdita della dimensione solidale e comunitaria, che significano incertezza del presente ed ancora di più del futuro, traendo spunto dalla osservazione delle dinamiche di adattamento e resistenza, ad onta di condizioni esterne spesso ardue, del variegato ed illimitato mondo dei funghi e delle muffe.
L’artista è particolarmente attratta dal modo che hanno questi organismi di interagire con l’ecosistema circostante. Questi sottovalutati elementi dell’universo vegetale hanno il pregio di radicarsi nel terreno e di dare vita a delle relazioni con i loro pari grado, scambiando informazioni tese ad agevolare la sopravvivenza. Il rizoma naturale rimanda a quello filosofico elaborato teoricamente da Deleuze e Guattari negli anni Ottanta per indicare una organizzazione diffusa, capillare e non gerarchica, efficace metafora per descrivere quello che sarà il World Wide Web.
Le installazioni presenti in mostra mostrano il radicamento rizomatico in oggetti e materiali di uso comune.
Annamaria Nicolussi Principe opera una riflessione con alcune caratteristiche analoghe a quelle della collega, ponendo sempre la natura come sfondo per delle necessarie osservazioni sulla condizione contemporanea, con maggiore attenzione sul rapporto che con essa instaura il corpo umano. La prima opera, realizzata in cera e rete metallica, metaforizza l’ultimo involucro della larva, inevitabilmente squarciato per aprire l’ospite impaziente al mondo, con il rapporto che il corpo umano deve necessariamente stabilire con l’ambiente e l’altro da sé. Ai giorni nostri i termini della questione, gli elementi dialettici, sono rinvenibili all’interno del diffuso tentativo di ricostruire una identità individuale, sottraendola alla dispersione cui pare destinata dagli ambivalenti e ambigui effetti dell’innovazione tecnologica e dell’informazione globalizzata. All’identità dispersa e frammentata, incapace di intrattenere rapporti con il prossimo con cui
si limita a fugaci ed effimeri contatti, eteree toccate e repentine fughe, si cerca di sostituire il contenuto capace di dare significato all’esistenza, di riaffermare la “presenza”.
La seconda composizione esplora con il disegno le dinamiche di relazione e competizione all’interno del nido, struttura atta a proteggere dai pericoli proveniente dal mondo esterno, ma anche indice della volontà di emanciparsi da una passiva protezione per spiccare il volo verso il dispiegarsi della propria energia vitale.
Edoardo Di Mauro
Vicedirettore Accademia Albertina di Belle Arti