Gillian Brett & Hannah Rowan – A World Without End
A World Without End, mostra doppia personale diGillian Brett & Hannah Rowan, a cura di Sara Dolfi Agostini.
Comunicato stampa
C+N Gallery CANEPANERI Genova è lieta di
presentare mostra doppia personale di Gillian Brett
e Hannah Rowan, a cura di Sara Dolfi Agostini.
Nella prefazione di The Cyborg Manifesto (1985),
l’influente accademica americana Donna J.
Haraway auspicava un mondo senza genere, senza
inizio e senza fine - libero dal diktat ideologico del
pensiero capitalista occidentale e affidato a una
nuova entità ibrida, sintesi di umano e macchina.
A quarant’anni di distanza, una relazione simbiotica
ed emancipata con la tecnologia sembra impossibile
alla luce delle derive autoritarie ed espansionistiche
che accomunano mondo fisico e digitale.
Nella doppia mostra personale di Brett e Rowan, il
mondo senza fine immaginato da Haraway assume
dunque tratti allucinatori, tra corpi frammentati,
replicanti, cortocircuiti sensoriali e trasformismi
materici. Le loro pratiche, per certi versi
complementari, offrono un simile coinvolgimento
fisico tra corpo dell’artista e materia producendo in
chi guarda un senso diffuso di vulnerabilità. In questo
modo, suggeriscono dei contrappunti, o delle cesure
alla visione compatta che unisce progresso
tecnologico ed evoluzione della società,
incontrandosi concettualmente non solo nei processi
e nella formalizzazione dell’opera, ma nella spinta
teorica iniziale. Infatti, nel loro pensiero artistico
confluisce una riflessione sui fluidi che attraversano
e definiscono la realtà, dai corpi viventi alla
tecnologia. Fluidi che le artiste sottopongono a
processi alchemici di fusione e cristallizzazione,
riecheggiando i diversi stadi di trasformazione
dell’ambiente circostante, naturali e di derivazione
antropica. Come rilevato da Esther Leslie nel
seminale testo Liquid Crystals. The Science and Art
of a Fluid Form (2016), fluidi sono i cristalli liquidi
degli schermi appropriati da Brett e delle stelle di
neutroni che replica sulla loro superficie; l’acqua, il
vetro e il magma vulcanico di Rowan; le leghe di
alluminio e i metalli fusi nei calchi dei corpi simulati in
forma artistica da entrambe. Fluido, dopotutto, è il
brodo primordiale.
Sara Dolfi Agostini, cittadina italo-americana, è critica d'arte,
curatrice, docente e giornalista. Specializzata nella cultura visiva
con un focus sulle arti digitali, sulle nuove ecologie e sulle
politiche della rappresentazione, ha curato mostre online e offline,
commissioni d’arte pubblica e un programma di residenze digitali.
Tra le sue collaborazioni ci sono istituzioni internazionali, tra cui
la Biennale Manifesta 7 (2008), come assistente del coordinatore
ed editor del catalogo, la XIV Biennale Internazionale di Scultura
di Carrara (2010), come assistente del direttore artistico, e la
Triennale di Milano (2017-2021), in qualità di membro del
comitato scientifico sulla fotografia. Ha concepito e realizzato
programmi di mostre e conferenze come co-curatrice di Artline
Milano (2013-2016), e curatrice del Centro di Arte
Contemporanea Blitz Valletta, a Malta (2018-2023). Dal 2021 è la
curatrice della Fondazione Paul Thorel a Napoli. Inoltre, dal 2008
ha collaborato come freelance per redazioni italiane e
internazionali, tra cui Il Sole 24 ORE, Flash Art magazine, e Art
Basel, e come docente in programmi master dedicati all'arte
contemporanea, tra cui NABA Milano (2009-2013), Il Sole 24 ORE
Business School a Milano (2010-2017), IAD Torino (2017), e
FMAV Modena (2016-2021). Nel 2024 è co-curatrice del
Padiglione di Malta alla 60° Esposizione Internazionale d'Arte –
La Biennale di Venezia.
La pratica di Gillian Brett (nata nel 1990, Parigi, Francia) è
dedicata all'analisi del delicato e complesso rapporto tra l'essere
umano e la tecnologia, riflettendo specificamente sui modi e sui
processi attraverso i quali essa inevitabilmente modella e
influenza il mondo circostante. Le opere degli artisti, realizzate
principalmente con elementi di scarto derivanti da dispositivi
tecnologici ed elettronici, raccontano come, nonostante la sua
natura apparentemente immateriale, il disastro digitale e
tecnologico rimanga saldamente legato alla realtà materiale.
Ha conseguito un master in Belle Arti presso Villa Arson (Nizza,
Francia) e un diploma post-laurea in Belle Arti presso il
Goldsmiths College, Università di Londra (Regno Unito). Ha
esposto a livello internazionale presso: KW, Berlino; Museo
Munch, Oslo; Fondazione Van Gogh, Arles; Das weisse Haus,
Vienna; e molte altre istituzioni. I riconoscimenti internazionali
includono: Xiaomi Hypercharge Award di Artissima (IT), Prix
Dauphine pour l’Art Contemporain (FR) e Prix Révélations
Emerige x Villa Noailles (FR).
Hannah Rowan è un'artista multidisciplinare britannica con sede
a Brighton, nel Regno Unito. Il suo lavoro esplora le sfuggenti
complessità dell'acqua che mette insieme una relazione liquida
tra il corpo umano e i sistemi geologici ed ecologici. Lavora
attraverso scultura, installazione, performance, video e suono per
esplorare la forma incerta dei materiali. Hannah ha studiato MA
Sculpture al Royal College of Art (2018) e BA Fine Art alla Central
Saint Martins (2012), entrambi a Londra. Il lavoro di Hannah è
stato esposto a livello internazionale in mostre personali:
Tides in the Body, C+N Gallery CANEPANERI, Milano, Italia
(2023); Chrysalis, Sebastien Bertrand, Ginevra, Svizzera (2021);
Triple Point, Belo Campo, Lisbona, Portogallo (2020); Prima
Materia, Assembly Point (2019) e Bodies of Water: Age of Fluidity,
White Crypt, entrambi Londra, Regno Unito (2018). La sua pratica
e ricerca nell'Alto Artico è stata supportata dall'Arts Council
England.