Ginny Sykes – The Tangle of Existence
Per indagare la realtà che ci circonda, spesso modificata dalle nostre stesse percezioni ed esperienze, Ginny Sykes con “The Tangle of Existence”, Il Groviglio dell’esistenza, basandosi sull’analisi della storia, sempre attenta alle problematiche sociali e culturali, fortemente proiettata alla rivisitazione ed attualizzazione del mito, intende far riflettere sulle nostre radici, memorie, tracce, sentimenti ed emozioni, con tutte le implicazioni filosofiche che i temi trattati comportano.
Comunicato stampa
Per indagare la realtà che ci circonda, spesso modificata dalle nostre stesse percezioni ed esperienze, Ginny Sykes con “The Tangle of Existence”, Il Groviglio dell’esistenza, basandosi sull’analisi della storia, sempre attenta alle problematiche sociali e culturali, fortemente proiettata alla rivisitazione ed attualizzazione del mito, intende far riflettere sulle nostre radici, memorie, tracce, sentimenti ed emozioni, con tutte le implicazioni filosofiche che i temi trattati comportano.
Percorsi di vita, pensieri e arte sono i tre momenti di riflessione per presentare la varietà della commedia umana attraverso le debolezze, le speranze, le sofferenze di tutti noi, soprattutto per riflettere sulla condizione della donna in questo secolo. Attraverso il corpo, la natura, la politica, il potere, l’artista, che lavora, ama, produce, gioca, soffre, come tutte noi, descrive percorsi di vita cognitivi ed affettivi che si concretizzano nelle opere mostrando al visitatore diverse maniere di essere donne. Un vero e proprio omaggio alle donne della storia e delle divinità femminili. Da ogni raffigurazione con diversi cromatismi, emerge la ricerca di un’autocoscienza finalizzata al superamento di condizioni e ruoli subalterni. Usando diversi media espressivi, dal disegno, video e performance, che richiedono l’attiva partecipazione dello spettatore, tenta di indagare le contraddizioni della società e riflettere sugli schemi realizzativi della pittura e dell’arte in generale.
Circa una quarantina di lavori in mostra sono ispirati dalle idee femministe delle opere letterarie della scrittrice napoletana Elena Ferrante. Non risulta difficile, infatti, vedere il parallelismo che esiste tra le sue opere e quelle della scrittrice, che nonostante mezzi e aree geografiche diverse, sfidano il pubblico muovendosi su più livelli al di là delle distinzioni binarie, dove non tutto è frammentato e non tutto è intero, ma che anzi va a produrre e promuovere un insieme di riflessioni su questioni di determinazione, dignità, identità e potere delle donne.
Disegni, acrilici e collage vengono creati dall’artista americana ispirata durante i suoi numerosi soggiorni a Napoli ed evocati dalle suggestioni delle pagine della Ferrante ricercando quartieri in disordine, muri scrostati, porte graffiate dove il grigio della miseria degli edifici si scontra con la passione e la repressione dei personaggi della scrittrice. Un dialogo tra poesia scritta e poesia visiva, che inizia molto più lontano, dallo studio degli affreschi pompeiani della Villa dei Misteri per riuscire a fare un confronto tra generazioni. Un confronto tra luoghi, prima e dopo, che genera affascinati riflessioni sugli effetti che il tempo inesorabilmente produce.