Gino Balzola
Il pittore che scalava le montagne. Mostra antologica e un libro a 30 anni dalla scomparsa dell’artista.
Comunicato stampa
La mostra: ”Gino Balzola, il pittore che scalava le montagne” a cura di Andrea Balzola e Pino Mantovani
Il volume: Gino Balzola, il pittore che scalava le montagne, a cura di Andrea Balzola e Pino Mantovani, Scalpendi editore, Milano, gennaio 2014 con testi di Massimo Mila, Pino Mantovani, Giuseppe Garimoldi, Andrea Granchi
e un’antologia critica: F.Albertazzi, L.Binel, E.Caballo, L.Carluccio, P.Chiapatti, A.Dragone, G.Gorza.
INAUGURAZIONE E PRESENTAZIONE DEL VOLUME:
Sabato 11 gennaio - ore 16
Gino Balzola (Torino 10 marzo 1927 – 9 gennaio 1983) partecipa ancora giovanissimo alla Liberazione partigiana di Torino nella 45° Brigata Garibaldi, è militante politico e sindacale dall’immediato dopoguerra. Tra la fine degli anni ’40 e la metà degli anni ’60 è tra gli alpinisti piemontesi di punta: dal 1951 istruttore e poi vicedirettore della Scuola di Alpinismo “Giusto Gervasutti”, dal 1957 Accademico del CAI e membro del Soccorso Alpino. Valente fotografo, inizia il suo percorso pittorico alla fine degli anni ’50, prendendo lezioni da TeonestoDeabate e poi da Filippo Scroppo. Disegna e dipinge le montagne che frequenta e il loro ambiente naturale, alberi e fiori, ma il suo interesse si concentra soprattutto sulle “architetture tradizionali alpine”, studiando in modo molto approfondito e ritraendo dal vero lo straordinario patrimonio architettonico delle case di montagna, in pietra e legno, delle valli valdostane, piemontesi, lombarde e trentine. In città la sua attenzione si sofferma sulle case in demolizione del dopoguerra, sui muri stratificati di tracce umane, sui paesaggi periferici e poi, dal 1964 al 1976, sui “giochi di bimbi” in città, dove i bambini – unica presenza umana in tutta l’opera di Balzola - sfidano con la fantasia e il gioco il disagio dell’ambiente totalmente artificiale e cementificato delle periferie e degli agglomerati metropolitani. Su questo tema Balzola organizza anche numerose iniziative nelle scuole e sul territorio, ed è invitato a realizzare alcune importanti mostre personali in Musei d’arte moderna del sud America. Amico di molti intellettuali e artisti che animano la scena culturale italiana (Mila, Fo, Cavallo…), Gino Balzola concepisce l’arte non solo come strumento di espressione creativa, ma anche come strumento di impegno civile e di interesse antropologico. La sua attività artistica, interrotta nel 1983 da una malattia incurabile, si conclude con l’esplorazione e la rappresentazione degli “orti urbani” (tra 1979 e 1982) che occupano spesso abusivamente gli hinterland metropolitani, luoghi dove si esercita l’arte della sopravvivenza e dove bizzarre baracche costruite con i materiali di scarto della società dei consumi rivelano ancora una volta le risorse creative e umane dei più umili.