Gino Valle. La professione come sperimentazione continua
La mostra è il primo esito di una ricerca internazionale finalizzata ad una rilettura tematica dell’attività di Gino Valle tra gli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Ottanta.
Comunicato stampa
L’esposizione “Gino Valle. La professione come sperimentazione continua” curata da Francesca Albani e Franz Graf, in collaborazione con l’Archivio Studio Valle di Udine, con il patrocinio dell'Accademia di Mendrisio, dell'Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Udine, Confindustria e sponsor tecnico Fantoni, è il primo esito di una ricerca internazionale finalizzata ad una rilettura tematica dell’attività di Gino Valle tra gli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Ottanta.
L’intensa attività di Gino, architetto di Udine nato nel 1923 di cui quest’anno si festeggiano i cent’anni dalla nascita, è ampiamente nota, ma finora sono rimaste sotto traccia molte sfumature che riguardano l’aspetto collettivo del lavoro all’interno dello Studio e il suo profondo coinvolgimento nel dibattito sociale, architettonico e culturale del tempo, a cui diede sempre una personale ed originale risposta. La selezione delle opere proposta nella mostra vuole essere rappresentativa di questo lavoro collettivo in un ampio arco temporale, dalla tesi di laurea di Gino nel 1948 fino agli anni Ottanta e dell’ampiezza dei temi affrontati sia nella sua terra, il Friuli, ma anche in diverse parti di Italia e del mondo. La produzione architettonica di Gino Valle è il frutto di tante sollecitazioni, da quelle architettoniche e culturali del gruppo di lavoro all’interno dello studio, a quelle desunte dai diversi contesti sociali in cui operò. Molti furono gli stimoli provenienti dalla committenza o dall’attualità delle tematiche oggetto di dibattito, oltreché dalle condizioni specifiche dei diversi incarichi.
Il grande patrimonio costruito che Gino Valle ci ha lasciato, estremamente articolato e ancorato ai luoghi e al tempo in cui fu prodotto, rappresenta un’importante testimonianza non solo dell’attività di uno dei progettisti più poliedrici e raffinati del Secondo Novecento, ma anche della società che lo ha prodotto di cui ne esprime le istanze culturali, economiche e politiche. Rileggere oggi il lavoro di uno degli studi di architettura, che ha prodotto in maniera continuativa in un lasso di tempo ampio alcune delle opere più rilevanti dell’epoca, interpretando di volta in volta le diverse istanze culturali e sociali, deve portare alla consapevolezza che la loro permanenza rappresenti un importante momento all’interno della cultura italiana e una presenza vitale per la città contemporanea pluristratificata.