Giordano Floreancig – Guardatemi in faccia
“Guardatemi in faccia” è un grido e una richiesta di attenzione, e soprattutto il titolo di una mostra personale dedicata a Giordano Floreancig in una sede di grande suggestione: l’ex convento di San Francesco a Pordenone.
Comunicato stampa
“Da tutta l'opera di questo grande artista risulta che lui non crede
all'elezione o alla salvezza, ma alla degradazione e alla caduta dell'umanità :
dunque anche la sua pittura non è un processo elettivo, ma degradante.
Guardatemi in faccia è l'esposizione della autenticità del tormento umano
dove solo gli imbecilli non hanno possibilità di rispecchiarsi ”. (Ezio Vendrame)
“Guardatemi in faccia” è un grido e una richiesta di attenzione, e soprattutto il titolo di una mostra personale dedicata a Giordano Floreancig in una sede di grande suggestione: l'ex convento di San Francesco a Pordenone.
Oltre 300 ritratti a olio su tela che custodiscono un messaggio preciso: la normalità non esiste. Ogni personaggio sgomita per farsi notare, appare e grida. Volti liberi e soli, qui accostati su alte pareti come in un’antica quadreria in modo che il visitatore possa guardare in faccia un altro lato della realtà, quella pazzia che è in tutti noi e che ci rende unici e diversi dagli altri.
Ogni tela è accompagnata da un nome proprio a definire un'identità in mezzo a una folla di forme e colori: busti e mezzi busti di aspetto quasi sfrontatamente espressionista – perché, secondo l’artista, è soprattutto il volto che ci contraddistingue e parla di noi -, ritratti di una cromia assoluta realizzati senza tavolozza e cavalletto, dal tubetto alla tela.
Floreancig non fa mistero della propria predilezione per il mondo della follia intesa come trasgressione dalle regole della ragione. Così la rappresentazione dei folli, nella deformazione dei visi dalle bocche spalancate, e la volontà di esasperare il segno con pennellate violente di un colore carico, lo portano ad andare oltre la semplice riproduzione di un soggetto e a vagare nella realtà interiore di un'umanità sofferente, proponendo una realtà nuova che gli corrisponde. Opere che permettono al suo autore di liberare una forte carica emotiva e tirare fuori l’altra faccia della normalità.
Per questo Giordano descrive le sue tele come soggetti animati e parlanti che prendono vita in una realtà diversa, dove ogni pensiero ed emozione diventa poesia.
L'artista storpia i suoi ritratti rendendoli deformi. Grida sulle ingiustizie del mondo e sulle tragedie dell'esistenza.
“Archetipi espressivi dell'inquietante mostruosità dell'uomo di fronte ai mali della società contemporanea. Una denuncia, seppur impotente, attraverso personaggi sfigurati e inebetiti, a cui il pittore pone un urlo immane e strozzato per farci capire che è inutile nascondere il brutto della vita, che invece va segnalato…”. (Paolo Levi)
Giordano Floreancig dei suoi lavori dice: “solo all'asilo dipingevo meglio”.
Anche allora era capace di esperienze extra-ordinarie, di essere se stesso e molto altro ancora.
Giordano ha, ancora oggi, occhi limpidissimi e la capacità di giocare con le proprie emozioni.