Giorgio de Chirico – Ritorno al Castello
Una mostra di 50 opere d’arte del celebre artista Giorgio de Chirico, composta da 27 dipinti, 8 disegni/acquerelli, 10 litografie e 5 sculture.
Comunicato stampa
L’Associazione Culturale Artes che da diversi anni promuove iniziative di notevole valenza culturale sul territorio della provincia di Bari, tra cui spicca il Festival Libro Possibile, quest’anno inaugura una nuova sezione delle proprie attività denominata l’Arte Possibile organizzando, in collaborazione con l'Amministrazione Comunale di Conversano e la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico di Roma, una mostra di 50 opere d'arte del celebre artista Giorgio de Chirico, composta da 27 dipinti, 8 disegni/acquerelli, 10 litografie e 5 sculture. La location della mostra, il castello aragonese di Conversano ha ispirato l'ideatrice del progetto scientifico nonché curatrice della mostra, dott.ssa Mariastella Margozzi, a intitolarla “Ritorno al castello”: tema che rappresenta, inoltre, uno dei titoli più suggestivi che de Chirico dà ai suoi quadri “neobarocchi” degli anni ’40 e ’50, ma anche ad alcune suggestive tele della stagione “neometafisica” degli anni ’60-’70.
Si tratta di un tema, quello dei dipinti, legato alla rilettura dei poemi cavallereschi, di Ariosto soprattutto, nei quali l'avventura si unisce alla malinconia del passato, della tradizione, di quel "virtuale" castello che è punto di partenza e di ritorno di tutta l'umana esistenza. Un tema che de Chirico rinnova anche nel periodo successivo di rimeditazione della metafisica da lui inventata nel secondo decennio del XX secolo.
CHI È
Giorgio de Chirico nasce a Volo, in Grecia, il 10 luglio del 1888 da genitori italiani. Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera nel quale la famiglia si era trasferita e, successivamente, all’Accademia di Belle Arti di Firenze. È proprio in questo periodo che si avvicina alla corrente artistica della pittura metafisica, diventandone, in poco tempo, il suo principale esponente. Tra il 1912 e il 1924, l'artista passò dal disegno di grandi piazze assolate, ai suoi primi manichini e nature morte caratterizzate da simboli geometrici, biscotti e pani. Negli anni cinquanta espresse la sua arte in autoritratti in costume di tipo barocco e dalle vedute di Venezia. Dopo collaborazioni con le principali riviste d'arte e i più noti quotidiano dell'epoca, si trasferì a Roma dove morì il 20 novembre del 1978, al termine di una lunga malattia.