Giorgio Morandi / Alain Urrutia – Pensare con lo sguardo
La mostra mette in scena un dialogo rarefatto e sommesso tra una selezione di importanti incisioni di Giorgio Morandi, datate tra il 1915 e il 1956, e una nuova serie di quadri di Alain Urrutia.
Comunicato stampa
PENSARE CON LO SGUARDO
Giorgio Morandi, Alain Urrutia
La mostra mette in scena un dialogo rarefatto e sommesso tra una selezione di importanti incisioni di Giorgio Morandi, datate tra il 1915 e il 1956, e una nuova serie di quadri di Alain Urrutia. La pittura come cosa mentale, con il suo potere di liberarsi dalla rappresentazione naturalistica degli oggetti per aprirsi sull’essenza delle cose è dunque il punto di partenza di questo ideale dialogo pittorico.
Entrambi gli artisti procedono infatti non forgiando immagini secondo verosimiglianza, ma costruendo idee attraverso le sembianze degli oggetti, che diventano membrane, diaframmi, confini, che aprono la visione su presenze nascoste, trasposizioni figurate di stati d’animo, consonanze ed echi interni al mondo delle immagini e al mistero che esse portano con sé.
Cosa riflettono le immagini? La domanda sembra aleggiare da un’opera all’altra: le immagini di Morandi scambiano la corporeità con l’ombra e puntano all’archetipo, tanto quanto quelle dipinte da Urrutia sono lasciate libere di circolare nel flusso della coscienza, anarchiche nella loro assolutezza, anche quella inconscia.
Le immagini riflettono quindi la loro capacità di riflessione, che è quella dei loro due autori, mai dimentichi del fatto che, come scriveva Leonardo da Vinci: “La pittura è il maggior discorso mentale”. Questo vuole anche dire, nell’opera dei due artisti, dare voce all’inesprimibile, a ciò che abitualmente non si lascia vedere. Nel caso di Morandi è la qualità incorporea della luce che trapela dall’uso magistrale del chiaroscuro dell’incisione, e che porta queste opere allo stesso livello della pittura, come già evidenziato da Cesare Brandi. Gli oggetti escono così dalla loro sembianza quotidiana, come ad estrarre un nocciolo dal frutto, e acquistano una verità che va oltre la loro apparenza. In modo analogo, seppur con una diversa tecnica espressiva e un mutato orizzonte culturale, Alain Urrutia sa spingersi oltre i confini della rappresentazione dipingendo l’assenza, anche attraverso il riflesso in uno specchio, o un piedistallo deserto della sua scultura, una figura di spalle, il nodo di una tenda o una clessidra in cui il tempo scorre all’indietro.
Giorgio Morandi [Bologna, 1890 - 1964], ha frequentato l'Accademia di Belle Arti di Bologna, dove è stato poi professore di incisione e acquaforte. Nel 1913-1914 stabilisce legami ed espone con artisti futuristi italiani come Umberto Boccioni, Giacomo Balla e Fortunato Depero e nel 1918-1919 lavora per un breve periodo alla Scuola Metafisica con Giorgio de Chirico e Carlo Carrà. Entro il 1920, Morandi ha stabilito le rappresentazioni in piccola scala di nature morte e paesaggi che avrebbe perseguito per tutta la sua opera e che non erano associate a nessun'altra scuola o stile se non il suo.
Nel 1993 è stato istituito a Bologna il Museo Morandi, attualmente situato presso il Museo d'Arte Moderna di Bologna. Le opere dell'artista sono state oggetto di importanti retrospettive e mostre personali itineranti presso istituzioni di tutto il mondo e si trovano in collezioni pubbliche e private, tra cui l'Art Institute di Chicago, il Centre Pompidou di Parigi, il Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo, il Metropolitan Museum of Art di New York; Museo d'Orsay, Parigi; Museo del Novecento, Milano; Museo d'Arte Moderna e Contemporanea, Trento; Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid; Museum of Fine Arts, Boston; The Museum of Modern Art, New York; National Gallery of Art, Washington, DC; San Francisco Museum of Modern Art; Tate, Londra.
Alain Urrutia [Bilbao, 1981] vive e lavora a Berlino, si è laureato all'Università dei Paesi Baschi e all'Academia Brera Milano nel 2004. Urrutia ha esposto in musei d'arte internazionali, tra cui il Boston Centre for the Arts, il CA2M di Madrid, il Museo Guggenheim di Bilbao, il Museo de Arte Abstracto Español di Cuenca e il Museo del Patio Herreriano di Valladolid.
Urrutia è interessato al lento sguardo sulla realtà che si manifesta mentre dipinge. Lavora in modo intuitivo. Il lavoro che ha svolto finora è strettamente legato all'idea che nella fotografia la realtà diventa un'immagine e viene successivamente tradotta in un'altra realtà quando viene dipinta. A suo avviso, l'obiettivo non è riprodurre in pittura una fotografia meccanica/digitale, ma costruire un'immagine pittorica. I dipinti colpiscono per la loro "impenetrabilità emotiva", possiedono e producono una sorta di silenzio, una mancanza dimostrabile di leggibilità, persino una difficoltà che supera il soggetto in sé. Con questa nozione in mente, l'artista rallenta il processo di percezione per consentire percorsi verso nuove interpretazioni di immagini preesistenti, sollecitando lo spettatore a mettere in discussione le proprie ipotesi su ciò che sta guardando.