Giovanna Caimmi – Il Male degli Ardenti
ABC-Arte Bologna Cultura rende omaggio al grande artista olandese Hieronymus Bosch attraverso le opere di Giovanna Caimmi.
Comunicato stampa
A Bologna, dal 22 aprile al ¬28 maggio, sarà possibile visitare la mostra di Giovanna Caimmi Il Male degli Ardenti, a cura di Beatrice Buscaroli e fortemente voluta da ABC per rendere omaggio in modo originale al grande artista olandese Hieronymus Bosch, di cui ricorre quest’anno il cinquecentenario della morte.
L’artista ha sviluppato un progetto complesso ispirandosi ai lavori del pittore fiammingo, da lei rielaborati in maniera del tutto personale. In esposizione ci saranno diverse tipologie di opere: sculture create nella compresenza di materiali diversi, ceramica, marmo, ma anche gomma siliconica, plex e natura, disegni, ma anche numerosi video che animano oggetti e sculture.
Tutto comincia tre anni fa con un viaggio a Lisbona, durante il quale la Caimmi rimane totalmente affascinata dal trittico Le tentazioni di San’Antonio dell’artista olandese, che diventa immediatamente per lei ispirazione profonda e impossibile da ignorare. L’artista inizia, così, il lavoro che porterà alla realizzazione di questa mostra e lo fa estrapolando dal trittico dettagli e particolari, mettendo in scena le sculture nei set che vengono successivamente animati in After Effect. Come racconta Angelo Antonio Fierro, che ha prodotto un lungo testo di commento a quest’opera, “con l’occhio prestato alla cinecamera, Giovanna Caimmi affonda lo sguardo in questi dettagli, li riproduce, li amplifica, li rinnova inserendo movimenti inespressi e sottintesi nei quadri, restituendogli un movimento virtuale, frutto dell’immaginazione fabbrica dell’artista.
Materiali antichi rinvenuti nei cristalli quarziferi, palesi o nascosti nelle ceramiche, nell’argilla e nel marmo, sono da lei utilizzati facendoli interagire con le più moderne tecnologie, creando così un intreccio unico e particolare tra antichità e modernità. In questo modo, l’artista rinnova il legame “boscoso” intriso di rievocazioni paracelsiane, rimodernandolo nella scelta di materiali sub-naturali come il plex o la gomma siliconica, ma anche rafforzando il legame con la Madre Natura grazie all’utilizzo di rami come basamento e contrasto.”
Un’arte, la sua, da lei stessa definita concettuale, che fa parlare tra loro materiali diversi in maniera assolutamente nuova e disinvolta, in un dialogo tra l’artista e le opere boschiane che suscita una profonda riflessione sulla spiritualità.
Bosch, il cui lavoro contiene un forte richiamo all’esoterismo, è, infatti, servito all’artista come strumento per entrare nelle zone più profonde dell’essere dell’uomo, per condurre una sorta di ricerca spirituale. Se la meraviglia è, nella citazione platonica di Teeteto, il punto di partenza di ogni filosofare, di ogni ricerca sapienziale, tale sentimento è un’esperienza che si ripete più volte nei quadri dell’Olandese, intento a stupire i suoi osservatori e a giocare con la mappa segreta del senso, congiunto al mondo invisibile dello spirituale. Giovanna Caimmi insegue l’opera taumaturgica di Bosch e vi si ricongiunge: parte dal video e dai più moderni software come After Effect, riscopre l’arte del modellaggio, sente forte il richiamo della scrittura fin nella sua interpretazione manuale e giunge, infine, con la matita a tracciare disegni su disegni, nero su bianco.
Il progetto che origina l’installazione di Giovanna Caimmi, allestita congiuntamente all’ingegnere Fausto Savoretti, gioca sulle ambivalenze che il fenomeno della rappresentazione genera. Sullo sfondo del velo di Maya dell’opera di Bosch si aprono finestre che ospitano sequenze di immagini che dispiegano diverse possibilità di lettura. La rappresentazione si “apre” quindi ad accogliere nuove emozioni e genera una sorta di “museo immaginario” all’interno del quale ritrascrivere l’ossessione cui le immagini danno origine.
Come ben enuncia nel suo commento critico Beatrice Buscaroli, “di fronte a quei “fotogrammi” che prendono ad animarsi, giacciono i protagonisti di quelle azioni. Un bosco plastico che presenta gli attori di quegli eventi, il “cimitero delle livree” dei pretendenti celibi del Grande Vetro di Duchamp. O, forse, la visualizzazione di un sogno che agita ogni certezza della rappresentazione.
Da una parte, l’occhio filologico e penetrante insieme della Caimmi accentua ed espande momenti minimi, particolari o personaggi, fino a farli diventare frame di rapidi video, visioni veloci, quasi incomprensibili, troncate proprio nel momento di una possibile risoluzione, che oniricamente sembrano espandere il pensiero di un artista che aggiunge il suo a quello di un altro, ma non lo spiega, lo accoglie e lo ascolta. Dall’altra, i misteri contenuti nell’opera boschiana seguono il percorso inverso, esistendo e formandosi, incarnandosi in oggetti di ceramica che sembrano rivendicare una nuova vita. E’ come se uscissero da un gesto, che apre e chiude ante segrete che solo un altro artista può vedere e interpretare. In questo modo, l’opera di Giovanna Caimmi acquista il misterioso incanto di un ulteriore segreto, come se dai “grilli” antichi potessero originarsi, quasi per autonoma volontà, altri esseri.”
Farfalle e pavoni, fiori, vegetali inesistenti, ominidi minuscoli che ricercano l’uovo originario, cristalli, forme geometriche misteriose che sembrano sul punto di generarsi e realmente uscire dal quadro: è come se non riuscissero a stare dentro quell’immenso mistero del pittore olandese e dovessero mostrarsi per quello che sono.
La complessa serie di disegni è principio e fine di questo processo. Rappresentano, infatti, una sorta di commento dipinto, seguono il quadro così come fanno le parole che li accompagnano, che provano a spiegare l’inspiegabile.
La mostra, a sostenere la sua natura originale e unica, sarà accompagnata dalla realizzazione non di un tradizionale catalogo ma di un vero e proprio libro, edito da OM Edizioni, che ospiterà un lungo commento di Angelo Antonio Fierro e il testo critico di Beatrice Buscaroli.
BIOGRAFIA GIOVANNA CAIMMI
Docente presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, città in cui risiede.
Mostre personali: La Zona, Visionnaire Gallery, Milano, 2013; Wasserjungfer, Museo della città di Rimini, Rimini, 2012, a cura di Massimo Pulini; Pan, D406 Artecontemporanea, Modena, 2010, Testo- conversazione Marisa Albanese – Giovanna Caimmi; Assenza di Gravità, Romberg Arte Contemporanea, Roma, 2008, testo di Gianluca Marziani; Eterotopie, D406 Artecontemporanea, Modena, 2006, testo di Giuseppe Fonseca; Red Match, Galleria Il Milione, Milano, 2005; Stato Intermedio, Galleria Loretta Cristofori, Bologna, 2000, testo di Valerio Dehò.
Mostre collettive: Premio Santa Croce Grafica, Santa Croce sull’Arno, 2016, a cura di Ilaria Mariotti; Il sangue delle donne, Roma 2015, a cura di Manuela de Leonardis; Casabianca-Disseminazione, Bologna 2015, a cura di Gino Giannuizzi; Germinal -Cristallino, Savignano 2015, a cura di Roberta Bertozzi; Cuore di pietra, Pianoro, 2014, a cura di Mili Romano; La scrittura disegnata, Santarcangelo, 2014, Biennale del disegno di Rimini; Selvatico: Bianca, Lugo, 2012, a cura di Massimiliano Fabbri; Le Invasioni Barbariche, Russi, 2012, a cura di Bruno Bandini; Il mucchio selvaggio, Galleria D406, Modena, 2009; Artisti della Galleria, D406, Officina delle Arti, Reggio Emilia, 2007; Il lavoro del Mito, Galleria D406, Modena, 2005; Artisti della Galleria, D406, Modena, 2005; XXXII Premio Sulmona, Sulmona, 2005; Terza Triennale di Arte Sacra Contemporanea, Lecce, 2004, a cura di Toti Carpentieri; Artisti della Galleria, Galleria Santo Ficara, Firenze, 2003; God Bye Gondola, Vulgaris, Galleria 42, Modena 2003; IX Biennale d’Arte Sacra, Teramo, 2000, a cura di Calvesi, Chenis, Apa, Pontiggia.
Pubblicazioni: Come gli amanti di lungo corso, Icone, Roma, 2009, testo critico di Mariano Apa.
BIOGRAFIA BEATRICE BUSCAROLI
Beatrice Buscaroli, storica dell'arte e curatrice, è dal 2000 docente di Storia dell'arte Moderna e Contemporanea presso l'Accademia di Belle Arti. Ha curato la Quadriennale di Roma nel 2004 e Il Padiglione Italia alla Biennale di Venezia nel 2009. E' attualmente membro del Consiglio Superiore del Ministero dei Beni Culturali e del Turismo.
BIOGRAFIA ANGELO ANTONIO FIERRO
Nato in Svizzera, Angelo Antonio Fierro a 26 anni si laurea in medicina e chirurgia all’Università di Bologna, abbracciando pochi anni dopo la medicina antroposofica. E’ stato Presidente dell’Associazione per la pedagogia steineriana di Bologna e ha fondato la scuola ‘Maria Garagnani’. Docente e responsabile scientifico-medico alla scuola ‘Stella Maris’ di Bologna, collabora con altri medici, arteterapeuti e psicoterapeuti al Terapeuticum Heliopolis di Bologna e al gruppo di ricerca Antonio Raimondi Dell’Acqua.