Giovanna Giachetti – Lo sguardo di Cassandra
Presso il Castello di Ladislao di Arpino, sede della Fondazione Umberto Mastroianni, che accoglie la più ricca e rappresentativa eredità di uno dei più eclettici e geniali scultori del ‘900 e la memoria di un’intera famiglia di artisti, i Mastroianni, apre al pubblico la mostra personale di Giovanna Giachetti, Lo sguardo di Cassandra, a cura di Martina Corgnati.
Comunicato stampa
Sabato 25 maggio 2019 alle ore 18,00 presso il Castello di Ladislao di Arpino, sede della Fondazione Umberto Mastroianni, che accoglie la più ricca e rappresentativa eredità di uno dei più eclettici e geniali scultori del ‘900 e la memoria di un’intera famiglia di artisti, i Mastroianni, apre al pubblico la mostra personale di Giovanna Giachetti, Lo sguardo di Cassandra, a cura di Martina Corgnati.
Immaginata ad hoc per gli spazi della Fondazione con numerose opere eseguite apposta per l’occasione, la mostra si snoda come un percorso tematico che occupa l’intera, grande sala espositiva: i primi lavori che accolgono il visitatore sono tutti in lamiera battuta e martellata, materiale lungamente prediletto da Giovanna Giachetti che con esso ha costruito una specie di giardino, idilliaco e al tempo stesso inquietante. Elementi circolari colorati, dischi che ricordano i fiori di ninfea, e personaggi dall’aspetto arcaico e austero in forma di stele sono disposti nello spazio e sulle pareti, tutto intorno al visitatore. La lamiera industriale, in apparenza così fredda ed estranea alla scultura, viene completamente alterata dall’artista che attraverso un lungo e faticoso procedimento analogo a quello necessario alla preparazione dei piatti (sistema europeo) li rende sensibili alla luce e ricettivi alla patina colorata, disposta a cerchi concentrici dal sapore quasi optical.
Le opere che seguono sono invece trame, griglie o pannelli metallici semitrasparenti, uno collocato a parete e l’altro dalla forma invece di mantello, un grande abito aperto e vuoto, largo come i mantelli delle caratteristiche Madonne della Misericordia tardo-medievali e rinascimentali ma abitato solo di luce. Anche in questo caso, l’artista si serve del materiale in maniera molto originale, tessendo i fili metallici come fossero tessuto e ottenendone una trama rada e luminosa, che offre allo sguardo un imprevisto orizzonte.
Concludono la mostra alcuni grandi lavori dell’ultimo periodo, realizzati utilizzando un supporto tipico del giardinaggio e del bricocenter: la piattina di polietilene stabilizzata, un materiale plastico molto comune, che si incontra per lo più sotto forma di rafia per sacchi o reti dalla consistenza robusta e di colore scuro, nero dai riflessi verdi. Su questo Giovanna Giachetti è intervenuta con un lento e paziente intervento di ricamo e cucito, che ha trasformato le grandi superfici (la più grande è 500 x 200 cm) in origine prive di qualunque interesse visivo in arazzi complessi ed eleganti, che evocano rispettivamente la dimensione dell’acqua (una grande e potente onda) e quella del fuoco (una fiamma tesa verso l’alto). Distruttivi entrambi ma anche rigenerativi, questi due fondamentali elementi portano il visitatore oltre al più controllabile “giardino di latta” costruito da Giovanna Giachetti in una dimensione dominata dalla natura, forte e selvaggia ma drammaticamente in crisi per gli abusi ecologici che l’uomo ha compiuto e continua a compiere dappertutto nel pianeta. L’onda dai toni azzurri, grigi e turchesi guarda da lontano alla celeberrima Grande onda di Kanagawa di Katsushika Hokusai pur sgranandosi poi nell’instabilità più rarefatta del fondo; l’altro pannello fa riferimento invece al fuoco, alla fiamma viva che è fonte di energia ma anche potenza distruttiva delle cose. Fuoco e acqua sono naturalmente due dei quattro elementi fondamentali della materia, che secondo gli autori classici costituiscono il mondo; ma sono anche territori simbolici intorno ai quali si gioca una delle sfide fondamentali del nostro tempo. Giovanna Giachetti, da artista, non si sottrae a un importante senso di responsabilità nei confronti del mondo e delle cose, pur senza scadere nel banale documentarismo.
Note biografiche
Giovanna Giachetti è nata a La Chaux De Fonds (CH) nel 1964; dopo il diploma in scultura all’Accademia Albertina di Torino ha vissuto lungamente in Nigeria e più tardi in Piemonte, regione di cui la sua famiglia paterna è originaria; ultimamente si è trasferita a Milano. Partita da una dimensione tradizionale della scultura, ha utilizzato molto la terracotta dipinta e diversi materiali poveri e di recupero, con una sensibilità maturata durante la lunga permanenza in Africa. Da lì è nato anche il piacere della lamiera battuta, attraverso una faticosa pratica artigianale, e l’utilizzo di elementi metallici riciclati che, sottraendosi alla consistenza tradizionale e plastica della scultura, invadono con leggerezza lo spazio dando luogo a vere e proprie installazioni. Da ultimo arriva il lavoro tessile, aereo, sospeso, eco-compatibile, che fiorisce però anch’esso su un materiale poverissimo e “brutto”; perché l’esigenza dell’artista è appunto quella di allargare lo sguardo verso dimensioni impreviste e recuperarle all’arte, restituendo loro una possibilità di essere viste, quindi di esistere di nuovo. Per questo il suo lavoro è sempre inclusivo e animato da un interesse non solo estetico ma aperto a tutte le valenze dell’esperienza creativa.