Giovanni Anselmo – Momenti momenti
Giovanni Anselmo, che espone nella Galleria Tucci Russo sin dal 1978, in questa mostra, la prima nella sede di Via Bertolotti 2 a Torino, raccoglie una serie di opere nate in differenti momenti e legate a diverse tematiche del suo lavoro.
Comunicato stampa
Giovanni Anselmo, che espone nella Galleria Tucci Russo sin dal 1978, in questa mostra, la prima nella sede di Via Bertolotti 2 a Torino, raccoglie una serie di opere nate in differenti momenti e legate a diverse tematiche del suo lavoro. Il suo pensiero, sin dalla metà degli anni Sessanta, dimostra grande coerenza di linguaggio e di concetti, evidenziando quei principi fondamentali che accompagnano la nostra esistenza e che ci pongono in relazione a tutto ciò che è visibile e invisibile, che è particolare, che sottolinea il principio di equilibrio (Senza Titolo, 1965), di energia / tensione che un materiale, in una posizione costretta e innaturale, sviluppa nei confronti del fruitore che, a sua volta, così come nelle opere direzioni, si orienta nei punti cardinali dello spazio.
Minimalismo e concettualità convivono con una dimensione poetica dell’universo.
“L’oggetto tradizionale è ridotto al minimo e comunque esiste solo in funzione della tensione, dell’energia. L’opera è energia ed è in funzione del mio vivere. I miei oggetti sono energia fisica; le forze vengono convogliate e dirette in un punto in modo che ne risulti, di volta in volta, una situazione di equilibrio instabile, di movimento potenziale, di tensione, di compressione cui le strutture e gli elementi visivi dei miei oggetti sono subordinati.” Giovanni Anselmo
SALA 1:
VERDE CHIARO PERMANENTE AL CENTRO E INTORNO UN DISEGNO, DUE PARTICOLARI, I COLORI DELLE FOGLIE AL VENTO, 1980
OLTREMARE MENTRE APPARE ALL’ORIZZONTE, 1979/ 2022
“Io ho utilizzato questo colore come una materia, come un lembo di terra, come una bussola, più che come un colore in senso stretto. Il colore oltremare nell’antichità fu portato in Europa da lontano, da oltremare appunto… ed è per questa ragione che ha assunto questo nome. È un’indicazione spaziale di un altrove che, intorno a noi, si trova in tutte le direzioni. Sulla Terra, infatti, qualunque direzione si scelga di percorrere, prima o poi comparirà sempre un oltremare. Collocare questo colore su una parete significa per me scegliere e indicare quella direzione, verso l’oltremare sulla parete e verso l’oltremare nello spazio esterno.” Giovanni Anselmo
SENZA TITOLO (Specchio), 1968
“Quando in “Senza Titolo” del ‘68 ho utilizzato lo specchio, appoggiandolo al muro e proteggendolo nei punti di contatto con del cotone, ho rivolto verso lo spettatore il retro dello specchio e non la parte specchiante. Quest’opera è “contro” l’immagine virtuale a due dimensioni e lo specchio – una lastra specchiante di 3 mm di spessore – flettendosi a causa del suo peso presenta un’immagine reale a tre dimensioni anziché un’immagine riflessa e virtuale a due dimensioni.” Giovanni Anselmo
SALA 2:
DIREZIONE (EST),1978
DIREZIONE (NORD), 1978
DIREZIONE, 1967-2012
“L’ago magnetico indica sempre la direzione determinata dal campo magnetico terrestre. Sin dall’inizio l’ho usato per creare un’opera che abbia una carica di energia sufficiente per porsi oltre i propri limiti visibili, in modo da oltrepassare lo spazio chiuso dell’edificio, della galleria in cui l’opera è presentata. L’orientamento del lavoro secondo il campo magnetico mi permette di porlo in relazione con lo spazio esterno, con ciò che sta fuori, nel cosmo.” Giovanni Anselmo
SALA 3:
INVISIBILE, 1971
“Nel 1971 ho realizzato un lavoro con un proiettore, intitolato “Invisibile”, perché volevo fare un lavoro invisibile: l’apparecchio proietta una diapositiva con la parola “visibile”, la focalizzazione della parola è nello spazio a un metro circa dall’obiettivo. Se voglio verificare l’invisibile, ciò è possibile solo mediante il visibile. Se voglio materializzare l’invisibile questo diventa immediatamente visibile. L’invisibile è quel visibile che non si può vedere.” Giovanni Anselmo
SENZA TITOLO (TONDINO), 1965
“Il ferro è piegato in modo che esso poggi a terra e regga da solo la sua verticalità con un bilanciamento di peso. In questo modo la struttura è in grado, al minimo spostamento dell’aria circostante, di segnalare con il suo movimento l’energia che contiene. Quello che mi interessava era, da un lato, la forza di gravità, e dall’altro la pura verticalità dell’asta. Nello stesso periodo realizzo opere in cui infilo in verticale su basi di legno dei tondini di ferro che si spingono quanto più possibile verso l’alto, fino a trovare un equilibrio instabile molto precario tra legge di gravità e forza di coesione del ferro. Talora applico alla sommità del tondino una forma a goccia rovesciata di polistirolo e dipingo il tutto di un solo colore.” Giovanni Anselmo
SENZA TITOLO, 1967
“In quest’opera l’energia fisica viene rappresentata con mezzi semplicissimi. I bordi longitudinali di una lastra di plexiglas sono avvicinati e trattenuti da un ferro a U. Il ferro a U aggancia i bordi e ad essi rimane appeso senza bisogno di incastri, perché è la tensione del plexiglas a sostenere il ferro stesso. La trasparenza del materiale visualizza la situazione di energia che mantiene in piedi l’opera.” J.C. Ammann