Giovanni Barbisan – 1914-2014 nelle collezioni cittadine
Conosciuto soprattutto come incisore, sua una scuola che ha formato diversi artisti ora affermati, si è distinto pure con dipinti che hanno raccontato il paesaggio così come evocato emozioni con le sue nature morte, le sue composizioni floreali.
Comunicato stampa
Giovanni Barbisan è stato uno dei grandi maestri del ‘900 veneto.
Conosciuto soprattutto come incisore, sua una scuola che ha formato diversi artisti ora affermati, si è distinto pure con dipinti che hanno raccontato il paesaggio così come evocato emozioni con le sue nature morte, le sue composizioni floreali.
Nato a Treviso il 6 aprile del 2014, nel centenario esatto che lo ricorda, la Città di Castelfranco gli ha dedicato una importante retrospettiva in “due movimenti”.
“La volontà era di ricordare Barbisan nelle collezioni cittadine – commenta un entusiasta assessore Saran, promotore dell’iniziativa – grazie ad una felice intuizione della Galleria Flavio Stocco che ci ha affiancato sin da subito.
Originariamente la personale era prevista entro gli spazi della Galleria del Teatro Accademico. Le opere raccolte appartenevano al giro di conoscenze della struttura organizzativa. Mancavano solo pochi pezzi per completare l’ allestimento. E’ stato fatto un primo lancio dell’ iniziativa sulla stampa locale per vedere se, per caso, qualche collezionista era mancato all’ appello. Per una settimana i curatori della Mostra sono stati presi d’ assalto dai molti che custodivano nelle loro case le opere del maestro divenuto centenario.
Si è dovuto rivoluzionare tutto, piacevolmente sorpresi dalla generosità della risposta e quindi delle cessioni in prestito.
L’omaggio al pittore trevigiano, quindi, dalle originali 6 settimane previste è passato a 10, cioè fino al 22 giugno, e da una sede espositiva a due. Le Incisioni entro la Galleria del Teatro e i dipinti nella Sala Mazzotti del Museo Giorgione.
Si tratta di circa una novantina di opere selezionate tra un numero ben più ampio che rappresentano abbastanza bene l’evoluzione dell’opera di Barbisan.
Il tutto raccolto in un catalogo ampiamente illustrato con un saggio di Luca Baldin, già Direttore del Museo e con una novità.
Nella logica della crescente collaborazione con il mondo della scuola sono stati coinvolti gli studenti dell’istituto Rosselli che, su un progetto grafico già predisposto da Otium-arti compositive, hanno “costruito” graficamente il catalogo.
Non sono mancati gli sponsor che hanno permesso ancora una volta all’Assessorato alla cultura di superare le sempre più impervie assicelle dei tagli di bilancio e quindi di offrire alla Città questo prezioso contributo al Maestro Giovanni Barbisan.
GIOVANNI BARBISAN
Giovanni Barbisan nasce a Treviso il 6 aprile 1914.
Il padre Natale Antonio è un pittore decoratore, specializzato nella decorazione di chiese.
Nel 1931 si iscrive ai corsi liberi di nudo all’Accademia di Belle Arti di Venezia, avendo tra i docenti Guido Cadorin e soprattutto Giovanni Giuliani per l’incisione. Ma la sua formazione è soprattutto da autodidatta.
Nel 1932 inizia la sua attività espositiva con la partecipazione ad una collettiva dell’Opera Bevilacqua La Masa a Venezia, seguita l’anno dopo dalla prima partecipazione alla IX Mostra Trevigiana d’Arte, organizzata da Bepi Mazzotti, cosa che lo inserisce di diritto nel milieu culturale trevigiano di quegli anni, affianco ad artisti come Gino Rossi, Arturo Martini, Bepi Fabriano, Nino Springolo e Arturo Malossi.
Nel 1935 acquista dal maestro Giuliani il suo primo torchio, avvenimento che trasforma la sua casa trevigiana nel centro di irradiazione dell’arte calcografica a Treviso per molti decenni.
Nel 1937 inizia il suo insegnamento al Liceo Artistico di Venezia. Il conflitto bellico lo spinge tra Albania e Grecia, Russia e Italia del sud, avvicinandolo ad una visione personale del paesaggio che connoterà tutta la sua attività nel dopoguerra e spingendolo ad un progressivo e volontario isolamento. Parte essenziale della sua poetica viene affidata ad un’arte di nicchia, intima e quasi segreta, come la grafica, che gli varrà nel 1950 il massimo riconoscimento in carriera, col premio internazionale per l’incisione alla XXV Biennale Internazionale d’Arte di Venezia.
I soggetti della pittura e dell’incisone di Barbisan nel secondo dopoguerra sono sostanzialmente due: le nature morte e i paesaggi, entrambi colti spesso nel cortissimo raggio della visione dal finestrone del suo studio, quasi si trattasse di un hortus conclusus sufficiente, perché perfettamente dominabile, rendendo la sua arte sostanzialmente intimista.
Negli anni settanta Barbisan ottiene finalmente il riconoscimento pieno della critica, con numerose mostre di grande prestigio a livello nazionale ed internazionale.
Giovanni Barbisan muore ad Orbetello, nella Maremma che amò come una seconda patria, il 17 giugno 1988. Le sue opere sono conservate in numerosi musei italiani ed europei.