Giovanni Campus – Mostra antologica 1965-2014
La definizione dello spazio, attraverso linee-forza trasformate in barre metalliche o in travi di legno, rappresenta la cifra stilistica dello scultore nel corso degli ultimi tre decenni.
Comunicato stampa
La figura di Giovanni Campus (Olbia, 1929) è una delle più singolari e autonome nel campo della scultura italiana, che con questa mostra celebra oltre mezzo secolo di attività. Il suo lavoro “site specific” data dalla metà degli anni Settanta, e le sue “Determinazioni” – tratti di corda che definiscono le rocce della Gallura, trasformando la scogliera in scultura -, realizzate dal 1983, costituiscono uno degli esempi più importanti di Land Art italiana e non solo.
La definizione dello spazio, attraverso linee-forza trasformate in barre metalliche o in travi di legno, rappresenta la sua “cifra” stilistica, che si è andata evolvendo continuamente nel corso degli ultimi tre decenni, fino alla commistione tra superficie quasi pittorica e intervento plastico. L’intento etico del suo lavoro viene costantemente confermato dalla ricerca costante di collaborazione collettiva al lavoro, di “costruzione sociale” dell’opera, che trova la sua metafora sostanziale nella domanda esistenziale sulla propria collocazione nella realtà del mondo.
Come ha scritto Marco Meneguzzo – che di questa mostra antologica è il curatore, e l’estensore del lungo saggio in catalogo – in una lettera indirizzatagli nel 2009 “Il compito che ti sei dato – o se vuoi, il compito che le tue opere hanno scelto per te, visto il senso di necessità che promana da ciascuna di esse e da tutto l’insieme della tua attività - è quello di percorrere in lungo e in largo questo territorio che tutti credono ormai di conoscere, per continuare a definire quegli interstizi inesplorati che esistono anche nelle città più conosciute: se si pensa che lo spazio sia dato una volta per tutte – e già ci si sbaglia, ma solo nel lungo periodo -, al contrario il senso dello spazio muta continuamente, pur non uscendo mai da quei confini conosciuti.
Ecco allora che la geometria diventa qualcosa di più personale, e di tutt’altro che universale: è la geometria che ti appartiene quella che ti interessa, quella che percepisci, addirittura quella che ami. Non a caso in tanti lavori degli anni Ottanta misuravi letteralmente un sasso, una distanza, una fessura, con una corda, quasi a rendere visibile e tangibile l’atto del misurare che andavi compiendo, e che restava nella lunghezza di quella cima, nella fotografia di quella pietra, nella pesantezza del blocco di cemento sgrossato; non a caso, in anni più recenti, le tue forme portano con loro e su di loro certi segni, certe scalfitture che le allontanano dall’idea astratta della forma, per farle calare nel concetto di un forma percorsa dal tempo, scelta dall’artista per una qualche ragione sentimentale, più che razionale.”
La mostra antologica, nata da una collaborazione fra la Fondazione Livorno e la Fondazione Piaggio, è stata concepita su due sedi e in periodi consecutivi. Chiusa con grande successo l’8 febbraio la prima esposizione realizzata nella sede della Fondazione Livorno, il 27 Febbraio è attesa l’inaugurazione presso il Museo Piaggio a Pontedera.
Pubblicato per l’occasione un volume-catalogo che ripercorre quasi cinquant’anni di ricchissima attività artistica ed espositiva del Maestro Giovanni Campus.
Giovanni Campus (Olbia 1929), ha studiato a Genova, nel 1966 inizia un rapporto tuttora in atto con la Galleria Giraldi di Livorno, nel 1968 si trasferisce a Milano, dove vive tuttora. E’ di quegli anni l’interesse per le installazioni “in situ”, che per tutti i due decenni successivi lo occupano in varie parti del Paese, dalla Piazzetta di Palazzo Reale a Milano (1977) alle rocce della Gallura (1983), dalla Galleria d’Arte Moderna di Bologna (1978) al Museo Civico In Progress di Livorno (1979), al Parco Comunale di Carbonia (2009).