Giovanni Crupi – All’ombra di Von Gloeden
La galleria celebra 10 anni di attivita’ con una retrospettiva della produzione del fotografo ottocentesco.
Comunicato stampa
Il giorno 8 Dicembre 2013 Lanterna Magica festeggia i suoi primi dieci anni di attività.
Come ogni anno, la festa dell’Immacolata coincide con l’apertura della grande mostra fotografica natalizia, un evento che Lanterna Magica prepara con estrema cura nei mesi precedenti.
L’occasione del decennale è sembrata la più propizia per presentare finalmente le opere di un grandissimo fotografo siciliano dell’Ottocento, quel Giovanni Crupi di cui la galleria palermitana conserva con cura molte opere originali.
Giovanni Crupi (Taormina 1859 - 1925)
Artista di talento, vero gentiluomo dal carattere schivo e introverso, Crupi è rimasto nell’ombra di Von Gloeden, sia in vita che dopo la sua morte. L’amicizia e il sodalizio artistico che lo legavano al barone tedesco, più che farne emergere il talento, hanno contribuito non poco a relegarlo nel dimenticatoio. Tra i due è stato proprio Wilhelm Von Gloeden a trarre maggiore profitto da questa amicizia. Lo scrivente è convinto da tempo, senza nulla togliere alla genialità creativa di Gloeden, che molte delle fotografie a lui attribuite siano in realtà opera del fotografo siciliano. Nella mostra di Lanterna Magica sono presenti alcune opere con la didascalia sottostante “Giovanni Crupi - Taormina” che da sempre sono attribuite a Von Gloeden; un esempio su tutti, la foto di grande formato “Taormina. Etna. n. 10” che ritrae un ragazzo vestito che guarda il mare, con un otre sulla spalla e una cesta posata a terra sulla sua sinistra, compare su molti libri e in molti cataloghi d’asta come opera di Von Gloeden. Il tedesco probabilmente tagliò la didascalia e appose sul retro il suo timbro. Non è pensabile che Crupi abbia messo il suo copyright su una foto scattata dall’illustre amico che all’epoca era al vertice della fama ed era già conosciuto in tutto il mondo.
I due fotografi viaggiavano spesso insieme, come dimostrano alcune vedute di Pompei, Palermo, Siracusa, Agrigento e altre località, riprendendo in modo diverso gli stessi soggetti.
Gli stretti rapporti di collaborazione e di amicizia testimoniano di un’identità di vedute e di un sodalizio per nulla effimeri. Si può perfino ipotizzare che per le sue fotografie di grandi dimensioni Crupi chiedesse in prestito a Von Gloeden l’apparecchio fotografico formato 30x40 cm donato al tedesco dal Granduca Federico III di Mecklenburg, e che fosse lo stesso Crupi a stampare le foto di Von Gloeden.
Sarebbe stato facile per il fotografo taorminese ottenere successo e denaro “copiando” l’approccio di Gloeden alla figura e al nudo maschile o femminile, ma l’onestà intellettuale e le diverse pulsioni individuali glielo hanno sempre impedito.
Nelle sue riprese Crupi mantiene sempre una certa distanza dai soggetti, inserendo degli elementi innovativi rispetto alla vedutistica tradizionale, che proiettano le sue immagini nel futuro della modernità. I personaggi in costume siciliano o in semplice tunica bianca che posiziona nel campo medio delle sue foto tendono a creare particolari atmosfere che rafforzano l’idea della mediterraneità. Le vedute dei siti archeologici di Taormina, Siracusa ed Agrigento acquistano così nuove valenze concettuali ed estetiche.
Crupi e Von Gloeden dunque, grandi entrambi ma con connotazioni molto diverse, un binomio affascinante che continuerà ad intrigare critici e storici della fotografia negli anni a venire.
Ammiriamo Gloeden per le sue straordinarie invenzioni formali, a tuttoggi insuperate nel campo del nudo maschile, ma continuiamo ad amare le foto di Crupi venate dalla sua sottile malinconia.
Lo scrivente si augura che questa prima grande mostra dedicata a Crupi sia anche l’occasione per farne conoscere e rivalutare la straordinaria figura di uomo e di artista della fotografia.
Vincenzo Mirisola
Note biografiche
[ ... ] Anche Giovanni Crupi (Taormina 1859-1925) non è escluso abbia appreso, fin da giovinetto, i rudimenti dell’arte fotografica, frequentando l’atelier di Giuseppe Bruno. Da nuove informazioni, sarebbe in ogni caso da spostare al 1885 la data nella quale Crupi iniziò a dedicarsi fattivamente alla fotografia. Fu probabilmente da quell’anno che prese il via la collaborazione col nobile tedesco, dilettante fotografo, autore di immagini talmente particolari da affascinarlo.
Giovanni Crupi, di famiglia benestante (possedeva diverse proprietà a Messina, in località Cataratti), viveva nella splendida villa Mon Repos, frequentando quel bel mondo che, soprattutto nel periodo invernale, soggiornava nel mite clima di Taormina. Assiduo soprattutto dell’entourage della baronessa lettone Stempel (di cui sposò una dama di compagnia, di cognome Kotzbue), Crupi diede fondo a tutte le ricchezze personali, e nel tracollo economico che ne seguì, verso la fine del secolo, finì travolta anche l’azienda fotografica che aveva creato. Al fallimento, il suo fondo di negativi fu parzialmente disperso e non è da scartare l’ipotesi che una parte di essi siano stati acquistati dallo stesso von Gloeden, al fine di utilizzarli con il suo nome. Uno studio maggiormente approfondito sulla questione metterebbe finalmente un po’ d’ordine sull’attribuzione di certe immagini, soprattutto ritratti e scene di genere, conservate in collezioni pubbliche e private, con il credito ora dell’uno, ora dell’altro. Tali soggetti sono indubbiamente da riferire alla grande innovazione estetica promossa da von Gloeden, ma è altrettanto certo che Giovanni Crupi (che, almeno inizialmente, frequentò molto Gloeden, coadiuvandolo ed accompagnandolo nelle sue campagne fotografiche, dando così il via ad una duratura amicizia) prese da lui lo spunto per una produzione in proprio, realizzata sia in Taormina, che spingendosi fino alle città di Messina, Palermo, Girgenti, Siracusa e Pompei.
Nell’anno 1900, probabilmente per cercare di sfuggire ai creditori ed ai debiti accumulati, Giovanni Crupi s’imbarcò per l’Egitto, giungendo ad aprire un nuovo atelier a Heliopolis (antica località egiziana a 10 chilometri a nord-est del Cairo), che proprio in quegli anni avrebbe avuto un rilancio urbanistico e turistico per opera del barone belga Édouard Empain (che vi fece edificare persino un’inusitata costruzione realizzata sul modello dei templi indocinesi di Angkor). Crupi risiedette nella cittadina africana per circa un decennio, ottenendo dei risultati di cui non conosciamo l’entità. Tornò in patria verso il 1910, recando con sé un insieme di lastre negative di carattere esotico, per la gran parte tuttora inedito, se non per alcune riproduzioni eseguite con la tecnica dell’heliogravure verso gli anni Venti.
All’allontanamento di Crupi da Taormina, lo studio di via Teatro Greco fu rilevato dal nipote Francesco Galifi (Taormina 1865-1951) il quale si occupò esclusivamente di vedutistica siciliana, sia utilizzando una parte dei negativi del disperso archivio Crupi, sia eseguendo espressamente varie campagne fotografiche, le cui immagini, anche di grande formato, furono stampate spesso con la ritrovata tecnica della carta salata, che era stata molto in voga fino a circa il 1860. Attraverso la collaborazione con alcune case editrici, molte delle fotografie prodotte furono pubblicate in svariati volumi e riviste. Lo studio Galifi-Crupi aprì una sede principale sotto la torre dell’orologio, in piazza S. Agostino, dove collaborò anche Giovanni Crupi di ritorno dall’Egitto (Crupi però non riprese mai più a fotografare). [ ... ]
Giuseppe Vanzella
da Sicilia Mitica Arcadia. Von Gloeden e la Scuola di Taormina
Piccola Bibliografia di riferimento:
- Vincenzo Mirisola/Giuseppe Vanzella, Sicilia Mitica Arcadia. Von Gloeden e la Scuola di Taormina, Edizioni Gente di Fotografia 2004
- Vincenzo Mirisola/Giuseppe Vanzella, Fotografi a Palermo 1865-1900, Edizioni Gente di Fotografia 2001
- Vincenzo Mirisola/Michele di Dio, Sicilia Ottocento. Fotografi e Grand Tour, Edizioni Gente di Fotografia 2002
- Vincenzo Mirisola, Era Palermo, Edizioni Lanterna Magica 2008
- Vincenzo Mirisola, Era Sicilia, Edizioni Lanterna Magica 2010