Giovanni Frangi – Prêt-à-porter
Prêt-à-porter è un progetto in cui il luogo e la sua particolare configurazione diventano parte determinante del processo creativo dell’artista.
Comunicato stampa
Sabato 4 febbraio 2017 inaugura – a Palazzo Fabroni, museo del Novecento e del Contemporaneo – la mostra Prêt-à-porter di Giovanni Frangi, a cura di Giovanni Agosti, promossa e realizzata dal Comune di Pistoia/Palazzo Fabroni, che si inserisce nel programma di eventi ideati per Pistoia Capitale Italiana della Cultura 2017. Sarà aperta al pubblico fino al 2 aprile.
Prêt-à-porter è un progetto in cui il luogo e la sua particolare configurazione diventano parte determinante del processo creativo dell’artista. Le sale settecentesche di Palazzo Fabroni offrono un’ulteriore possibilità di espressione alla ricerca di Frangi, che, come già avvenuto (per esempio a Villa Panza a Varese e al Museo Archeologico Nazionale di Napoli), trova ispirazione da un luogo preciso. L’esposizione è infatti concepita interamente per gli spazi che la accolgono e più lavori sono realizzati apposta, tra cui quello che occupa la passerella affacciata sul salone del piano nobile.
Ogni singola opera si lega al contesto architettonico e storico dell’edificio, in un equilibrio compositivo pensato non solo in modo specifico per le sale del museo, ma anche in relazione con due tra gli esempi più illustri del patrimonio artistico di Pistoia: l’ex ospedale del Ceppo con il fregio robbiano e la pieve romanica di Sant’Andrea con il pulpito di Giovanni Pisano.
Le sale di Palazzo Fabroni rivolte verso il fregio policromo in terracotta invetriata sulla facciata del Ceppo presentano lavori in cui i colori sono protagonisti con immagini di selve, boschi, fiumi e ninfee. Dall'altra parte, gli ambienti con finestre che si aprono sulla facciata bicroma della chiesa di Sant’Andrea ospitano opere analoghe ma in cui l'artista ricorre solo al bianco e al nero.
Il lavoro di Giovanni Frangi, che si contraddistingue per una continua osservazione dei fenomeni naturali, procede – dal 1997 – in parallelo con le ricerche, sul passato e sul presente, del critico d’arte Giovanni Agosti. Le mostre scaturite dal loro dialogo hanno prodotto una serie di volumi, che costituiscono momenti di una ricerca sulle possibilità di rappresentazione di un’idea poetica, attraverso forme grafiche continuamente mutevoli.