Giovanni Giaretta – It takes a While to Learn to Talk the Long Language of the Rocks

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA TIZIANA DI CARO
Piazzetta Nilo, 7 80134 , Napoli, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
15/02/2025

ore 19

Artisti
Giovanni Giaretta
Generi
arte contemporanea, personale

La mostra comprende un video, una scultura e una serie fotografica realizzate tra il 2024 e il 2025 e il titolo offre un indizio importante al fine di conoscere l’ambito nel quale Giaretta si sta muovendo. Da qualche anno, infatti, l’artista ha subito la fascinazione di rocce e minerali.

Comunicato stampa

La galleria Tiziana Di Caro inaugura la terza mostra personale nei suoi spazi di Giovanni Giaretta (Padova, 1983. Vive e lavora ad Amsterdam), intitolata It takes a While to Learn to Talk the Long Language of the Rocks, sabato 15 febbraio 2025 dalle 19:00 alle 21:00.

Il titolo, It takes a While to Learn to Talk the Long Language of the Rocks (Ci vuole un po' per imparare la lunga lingua delle rocce), è tratto dalla poesia "A Request" di Ursula K. Le Guin, della quale Giaretta prende in prestito puntualmente l'ultima strofa, aggiungendo però la lettera “s” alla parola “rock” e attuando così un passaggio dal singolare al plurale.

La mostra comprende un video, una scultura e una serie fotografica realizzate tra il 2024 e il 2025 e il titolo offre un indizio importante al fine di conoscere l'ambito nel quale Giaretta si sta muovendo. Da qualche anno, infatti, l'artista ha subito la fascinazione di rocce e minerali.

La loro composizione, le caratteristiche fisiche come anche la genesi che ogni pietra conserva, vengono osservate come dispositivi che generano visioni, e messe in relazione alla storia delle immagini in movimento.
La geologia e la sua attitudine allo studio delle scienze della terra viene dall’artista intesa come riferimento programmatico e come pretesto creativo, attraverso una continua rilettura in chiave fantastica ed evocativa.

Punto di innesco della mostra si trova nelle suggestioni ricevute da Giaretta dalla collezione di dipinti su pietre presenti all'Opificio Delle Pietre Dure di Firenze: “I pittori del Cinquecento e del Seicento si ispirano alle forme naturali delle rocce e vi aggiungono figure dipinte, barche o alberi, secondo le loro interpretazioni dei motivi naturali e delle suggestioni visive della pietra. Questi artisti non si avvicinavano alle rocce con l'intenzione di interpretarne il significato geologico o scientifico, ma erano piuttosto ispirati dallo sconfinato potenziale immaginifico e visivo delle pietre. Rocce come scenografie che innescano narrazioni” come ha scritto l’artista.
Ed è proprio sulla relazione tra immagine naturale, e quindi casuale, e immagine costruita che lavora Giaretta da qualche tempo a questa parte.

A Napoli, per esempio, visita il Museo Mineralogico osservando diversi esemplari di pietre, scoprendone la storia, la genealogia e ammirando la forma, la texture, la struttura.
Nel video in loop Shapeshifters (2025) osserviamo le caratteristiche appena elencate, attraverso passaggi di luce, trasparenze e riflessi. Le riprese effettuate con con diversi fari e gelatine svelano le particolari caratteristiche fisiche delle pietre che vengono evidenziate ed esaltate, trasformandosi a volte in scenografie, altre in veri e propri soggetti. Alcune figure si presentano come sagome impresse nei cristalli trasparenti e presenze recondite nelle fratture delle rocce, nei dettagli appaiono e si conservano possibili narrazioni.
I segni lasciati da sedimentazioni, metamorfosi, erosioni e pressioni che hanno formato le rocce, sono interpretati come fantasmi: un paradosso tra immobilità e continuo movimento, una temporalità intrinseca alla materia che ne definisce l'aspetto, una sorta di animazione sospesa. Grazie alla mise en scène, questi fantasmi appaiono e svaniscono davanti alla lente. Il montaggio, concepito come una “sinfonia visiva” densa di attrazioni per lo sguardo, altera e trasforma paesaggi, colori e movimenti, che si rivelano come illusioni filmiche. Infine, una canzone composta da poche strofe segna il passaggio dal digitale alla pellicola analogica.

Lasting Ghosts (2025) è una serie di stampe fotografiche ai sali d'argento su carta baritata, realizzate a partire da sezioni sottili di rocce. In mineralogia ottica, una sezione sottile è una preparazione di laboratorio in cui campioni di rocce, minerali o suolo vengono resi traslucidi al fine di consentirne l’analisi al microscopio. Giaretta rimane sedotto dal fatto che alcune di queste lastre di fatto sono degli scarti. Presentando delle imperfezioni, quali crepe o macchie di colla, non possono più essere utilizzate per misurazioni scientifiche.
Tali campioni, impotenti per la ricerca scientifica, si aprono al linguaggio artistico: vengono stampati come fossero dei veri e propri negativi fotografici aprendosi a nuovi immaginari possibili.

Il progetto espositivo si completa con l'opera intitolata Molte centinaia di Ma (2024) scultura che nasce da un'esperienza vissuta al Museo Mineralogico di Napoli. Qui è conservata una piccola scultura, attribuita da alcuni ad Antonio Canova: una testa di satiro con un’incredibile particolarità — un quarzo che emerge dalla sua bocca. Si racconta che Canova l’abbia scartata, incapace di completarne i lineamenti. La fisionomia morbida del satiro contrasta con la geometria del quarzo, testimoniando una collaborazione fortuita tra artista e pietra. Giaretta rievoca questa figura, scansionandola e fondendola in alluminio, leggermente più grande dell’originale, per esaltare l'unicità di questo personaggio ibrido.
Il Ma del titolo è l'unità di tempo di un milione di anni. La connotazione di diverse centinaia di milioni di anni suona come un tempo infinito e indefinito, rifuggente ai calcoli di durata la stessa, lunghissima, che caratterizza l’essenza di un minerale.

Giovanni Giaretta è nato a Padova nel 1983. Dal 2014 vive e lavora ad Amsterdam.
Dal 2019 ricopre l'incarico di Docente nei dipartimenti di Immagini in Movimento e Belle Arti presso l'AKI Academy of Art & Design di Enschede, Paesi Bassi.
Nel corso degli anni Giaretta ha partecipato a diversi programmi di residenza, tra cui quelli presso la Dena Foundation for Contemporary Art di Parigi, De Ateliers ad Amsterdam e Deltaworkers a New Orleans.
Il suo lavoro è stato esposto in mostre in Italia e all'estero presso diverse istituzioni e gallerie come: West, (Den Hague, NL) Fortuny (Venice, IT); Museo Burel (Belluno IT), MAMbo (Bologna, IT); La Criée (Rennes, Francia); De Appel (Amsterdam, Paesi Bassi); MACRO (Roma, IT); Musée Départemental d’Art Contemporain de Rochechouart, (Rochechouart, FR); Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, (Torino, IT).
I suoi film sono stati proiettati al Festival Internazionale del Cinema di Rotterdam (Rotterdam, NL) e all'IDFA (Amsterdam, NL) Internationale Kurzfilmtage Oberhausen (DE) oltre ad altri festival e proiezioni.