Giovanni Hajnal – Sulle orme di Dante dalla lettura al segno grafico

Informazioni Evento

Luogo
MUSEO HENDRIK CHRISTIAN ANDERSEN
Via Pasquale Stanislao Mancini, 20 00196 , Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
13/11/2021
Artisti
Giovanni Hajnal
Curatori
Maria Stella Margozzi, Laura Salerno
Generi
arte contemporanea, personale

Il legame tra Giovanni Hajnal, personalità poliedrica che ha saputo incidere il suo nome tra i grandi della storia dell’arte contemporanea e il Sommo Poeta Dante Alighieri si è instaurato, intrecciato e mai più interrotto, grazie a un autentico colpo di fulmine.

Comunicato stampa

Si aprirà al pubblico il 13 novembre 2021 al Museo Hendrik Christian Andersen, diretto da Maria Giuseppina Di Monte e afferente alla Direzione Musei Statali della Città di Roma, diretta da Mariastella Margozzi, la mostra GIOVANNI HAJNAL Sulle orme di Dante dalla lettura al segno grafico.

L’esposizione, già curata da Mariastella Margozzi e Laura Salerno presso l’Abbazia di Santo Spirito al Morrone, si sposta ora nella casa-atelier di Hendrik Christian Andersen per mostrare al pubblico le acqueforti realizzate dall’artista ungherese Giovanni Hajnal che reinterpreta in maniera del tutto singolare i passi più coinvolgenti della Divina Commedia di Dante Alighieri, in occasione delle celebrazioni del settecentesimo anniversario dalla scomparsa del Sommo Poeta.

Il legame tra Giovanni Hajnal, personalità poliedrica che ha saputo incidere il suo nome tra i grandi della storia dell’arte contemporanea e il Sommo Poeta Dante Alighieri si è instaurato, intrecciato e mai più interrotto, grazie a un autentico colpo di fulmine. In tale frangente Hajnal subisce una potentissima esperienza di arricchimento esistenziale, oltre a una conturbante impressione immaginativa, di empatia con l’opera dell’inarrivabile maestro. Da quel preciso istante principia nell’immaginario compositivo e iconografico di Hajnal una fascinazione così stravolgente per le tre Cantiche dantesche tale da tradurne e trascriverne i passi più notevoli, preziosi e significativi eternandoli attraverso la propria magistrale arte incisoria.
Dal 1980 Giovanni Hajnal matura l’idea di illustrare in maniera programmatica episodi che lo avevano letteralmente stregato vivificando così l’epopea di incisioni a tema dantesco, sentendosi particolarmente vicino ai versi dedicati alla sua terra natia, l’Ungheria, enucleandone, mediante un segno rigido, autoritario e solenne, non solo l’imperituro legame sentimentale con il proprio paese d’origine ma anche il profondo rapporto tra il Vate e quella straordinaria nazione.
Le opere presenti in mostra, realizzate con la tecnica dell’acquaforte, sono permeate da una strabiliante duttilità espressiva. Esse scandiscono, mediante un iter stilistico multiforme e variegato che abbraccia oltre vent’anni, il viaggio dantesco nei tre regni oltremondani della religione cattolica, effigiandone con estrema perizia compositiva principalmente i moti interiori, resi grazie al calibrato impiego di un segno che si fa aedo di accattivanti slanci emotivi e contrappunti sensori, che si compenetrano in linee marcate, forme geometrizzanti, volumi imponenti e brulicanti assetti spaziali tesi a trascinare il pubblico all’interno di una fiaba magica e al contempo grottesca. L’ars creandi di Hajnal mutua dal passato per mirare al futuro, un avvenire ripensato e riplasmato originalmente attraverso un innovativo linguaggio figurativo che mostra di saper armoniosamente coniugare la minuzia della cultura espressiva nordica con la linea calda e magmatica di matrice mediterranea. Le incisioni esposte esprimono l’universo dei sentimenti umani, cantano i conflitti interni, i brividi della paura di rimanere intrappolati e ancorati a qualcosa che non ci appartiene, le speranze di un’umanità in cerca di assoluzione. Hajnal traduce, superando i dettami del messaggio sacrale o simbolico insito nelle sue creazioni, i problemi dell’uomo moderno: l’antinaturalismo formale, le distorsioni grafiche, il dinamismo compositivo non fanno altro che trasporre l’inquietudine, il disagio esistenziale che affligge il nostro tempo e rappresentano una via di fuga dal labirintico incedere di un presente che forse percepiamo di volta in volta sempre più ingombrante.

Non è casuale la scelta di esporre le opere dell’artista ungherese al Museo Hendrik Christian Andersen. Anche lo scultore norvegese naturalizzato statunitense Andersen è sensibile come Giovanni Hajnal al richiamo dantesco. Nel 1921 realizza un bassorilievo in marmo raffigurante “Dante e Beatrice” in due versioni, una conservata presso il Museo, l’altra presso il chiostro dell’Abbazia di Vallombrosa (Reggello, Firenze) dove era solito soggiornare durante l’estate.

Giovanni Hajnal nasce nel 1913 a Budapest. Appena adolescente frequenta la prestigiosa Scuola d’Arte di Kecskemét. Ammaliato dall’Italia, nel 1931 a soli diciott’anni intraprende un entusiasmante viaggio a piedi dall’Ungheria in compagnia di altri giovanissimi scultori e pittori, partendo dal suo paese natale per godere dei tesori artistici custoditi nel nostro. Una nazione, quella italiana, che da sempre porterà, con ammirazione e reverenza, nel cuore, tanto da compiere un secondo itinerario di formazione nel 1933, che confluisce nella frequentazione dei corsi dell’Accademia di Belle Arti di Roma fino al 1934. Negli anni successivi, sino all’ indomani dello scoppio della Seconda guerra mondiale, prosegue la sua esperienza culturale e la sua formazione artistica studiando all’ Accademia di Belle Arti di Stoccolma e a quella di Francoforte. Rientrato in patria, si iscrive all’ Accademia di Belle Arti di Budapest e intraprende un fruttuoso ciclo formativo che coronerà con il conseguimento del diploma. Quando il nostro Paese viene definitivamente liberato dalla dittatura, Hajnal inizia un’ intensa e appassionante carriera artistica, impreziosita dalla partecipazione a svariate esposizioni di pittura, la magistrale realizzazione di creazioni dalle gigantesche proporzioni, quali affreschi e dipinti murali prodotti mediante tecniche sperimentali, unitamente a vetrate istoriate e opere musive, e infine la fascinazione per una cospicua e febbrile produzione grafica, costituita da incisioni, disegni, illustrazioni di vario genere per riviste a sfondo letterario, critico e storico-artistico. Tale ammirazione per l’arte grafica culminerà nell’ illustrazione dell’opera capitale di Dante Alighieri, La Divina Commedia, mediante l’acquaforte, tecnica di stampa a incisione su rame, di cui questa mostra presenta alcuni esemplari. Nel 1948 matura la decisione di trasferirsi in via definitiva nella sua amata Italia, stabilendosi insieme alla famiglia a Roma. A partire da quell’anno significativo, di svolta all’interno del corpus biografico dell’artista, un incipit che sembrò estremamente difficoltoso, egli non ha mai interrotto quella che poi effettivamente è divenuta una straordinaria e longeva carriera, protratta con dedizione per l’intero arco della sua vita, interrotta esclusivamente alla morte. Le sue opere sono conservate all’ interno di collezioni museali e private, nazionali e internazionali. Tra le opere pubbliche sono degne di menzione le vetrate per il Duomo di Milano, quelle per l’Aula Paolo VI (Aula Nervi) in Vaticano, il rosone della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, i monumentali vetri per le chiese di San Leone Magno, Santa Maria Goretti, Santa Francesca Romana, oltre che per il nuovo penitenziario di Rebibbia, sempre a Roma. Hajnal ha prodotto inoltre opere in tutto il Paese: Udine, Prato, Teramo, Avezzano, Chieti, Latina, Sorrento, Bari, Cosenza, Catania. Tra le creazioni conosciute all’estero si annoverano vetrate per il Duomo a San Paolo del Brasile, a Hartford nel Connecticut, a Oakland in California, a Lucerna e infine per la Cattedrale di Palma di
Maiorca. Anche le sue opere musive sono dislocate in tutto il mondo: a Caracas, a Saint Paul nel Minnesota, a Lincoln nel Nebraska, a Dublino. Muore a Roma nel 2010, all’età di 97 anni.