Giovanni Leto – Racconti di carte
La ricerca dell’artista da sempre fondata su un acuto interesse per i materiali, lo porta ad
approfondire, dagli anni Ottanta, gli spessori tattili della carta e a dar vita ad una “pittura”
composta di fogli di giornale accartocciati, che conquista una nuova spazialità
Comunicato stampa
a cura di Ezio Pagano
testo critico di Valentino Catricalà
Catalogo: Collana "I Tascabili dell'arte" n° 92 – Edizioni Ezio Pagano
Dal al 14 febbraio al 25 Marzo 2016
Vernissage: 13 Febbraio 2016, ore 17.30
Si inaugura Sabato 13 Febbraio 2016 alle ore 17.30 presso la Galleria Adalberto
Catanzaro artecontemporanea di Bagheria, la mostra personale di Giovanni Leto
“Racconti di carte”, curata da Ezio Pagano e con testo critico in catalogo di Valentino
Catricalà.
La ricerca dell'artista da sempre fondata su un acuto interesse per i materiali, lo porta ad
approfondire, dagli anni Ottanta, gli spessori tattili della carta e a dar vita ad una “pittura”
composta di fogli di giornale accartocciati, che conquista una nuova spazialità
La mostra, realizzata in collaborazione con l’Archivio Giovanni Leto, si tiene a Villa
Casaurro, ha il carattere di una retrospettiva e comprende, oltre ad opere storiche come
Corda (1985) e alcuni “Orizzonti” realizzati tra gli anni Ottanta e Novanta, una selezione di
opere più recenti, significative degli sviluppi del suo attuale percorso
.
[…] “Oltre il quadro, la scultura, l'istallazione; oltre l'utilizzo dei materiali, e quindi il
paragone di Mimmo Rotella, Alberto Burri; oltre anche la dimensione piscologica, le opere
di Leto sono determinate in primis - come scrive Valentino Catricalà nel testo di
presentazione dal titolo “Performare il quotidiano. L’irruzione del reale nell’opera di
Giovanni Leto” - dall'attorcigliamento: dall'atto, dall'azione ripetuta dell'attorcigliamento […]
Dietro quei fogli attorcigliati noi vediamo una mano, quella dell’artista nell’atto di un
ripetuto attorcigliare: nella voglia, forse, di proteggere qualcosa di prezioso, per lui, per la
sua storia, ma anche per noi, per la nostra storia sociale. Una ripetizione che non è
riproduzione. È questo l’insegnamento di Leto, un insegnamento fondamentale: forse,
l’atto dell’attorcigliare serve a schermare, a proteggere, un “reale” inteso, per dirla con
termini psicologici, come “traumatico”. Un reale che sfugge quotidianamente e per questo
in perenne mutamento. Solo attraverso l’arte, la “messa in quadro”, possiamo minimante
avvicinarci a questo “trauma” che, a ben guardare, caratterizza l’esistenza umana, materia
primaria di tutta la migliore arte contemporanea. È qui che, sicuramente azzardando, l’arte
di Leto è vicina all’ossessione ripetitiva di Warhol o di Sol Lewitt.”